In Parlamento, si parte!

Sette su dieci vorrebbero l’elezione diretta del prossimo presidente della Repubblica. I preferiti sono Mattarella e SuperMario. Queste in estrema sintesi le indicazioni emergenti da un sondaggio di Alessandra Ghisleri così come risultanti da una notizia Ansa, di cui riporto l’incipit.

“Dopodomani inizieranno le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica e, sebbene ogni giorno attraverso i media ci sia una narrazione pervasiva che sottolinea l’importanza del dibattito, gli italiani sono consapevoli di non esserne i protagonisti, ma semplici spettatori con l’unica e considerevole occasione di essere giudici di quello che la politica avrà il coraggio di esibire. Il voto in sé fa parte della nostra vita fin dalle prime valutazioni scolastiche portando con sé tutto il carico emotivo che si nasconde dietro al semplice numero”.

In effetti, di fronte al penoso spettacolo di un Parlamento incapace di porre nei giusti modi e termini una scelta fondamentale per la vita democratica del Paese, davanti al dibattito chiacchierone e sconclusionato, collocato, come del resto ormai tutto, a livello puramente mediatico, la tentazione di rimettere tutto nelle mani dei cittadini è forte come non mai.

Bisogna però stare molto attenti perché il populismo si può servire anche di argomenti seri per insinuarsi nelle vene democratiche della gente e del sistema. La Costituzione italiana ha in sé tutti gli antidoti al riguardo: in modo ineccepibilmente coerente e lungimirante ha previsto per la nostra democrazia un sistema parlamentare con poche e motivate deroghe a livello di democrazia diretta (referendum). Tale impianto istituzionale ha retto a meraviglia all’usura del tempo: le riforme alla Costituzione, disorganiche e improvvisate, fortunatamente non sono riuscite a stravolgerne l’assetto fondamentale, che mette al centro della vita democratica del Paese il Parlamento eletto dal popolo sulla base delle proposte dei partiti che concorrono a determinare la politica nazionale.

Al fine di evitare inutili e fuorvianti discussioni preliminari all’elezione del Presidente della Repubblica è previsto che la nomina avvenga trasformando il Parlamento in una sorta di seggio elettorale, in cui esercitano il diritto di voto i grandi elettori, vale a dire i deputati, i senatori e i delegati regionali. Data l’importanza e la delicatezza i costituenti l’hanno cioè sottratta, almeno ufficialmente, alla normale kermesse politica e partitica, trasformandola in una sorta di conclave laico, purtroppo violato con disinvoltura, dabbenaggine e strumentalità dai partiti e dai media.

Perso per perso viene spontaneo auspicare che il tutto venga rimesso nelle mani dei cittadini, saltando il Parlamento. Siccome il Capo dello Stato non ha funzioni governative e legislative, ma svolge un ruolo di rappresentanza e garanzia, non avrebbe alcun senso rimetterne l’elezione ai cittadini. Poi, diciamola tutta, le candidature uscirebbero da un ancor più squallido tritacarne partitico e mediatico: la cura si rivelerebbe peggiore della malattia.

Teniamoci stretto il sistema parlamentare e non rincorriamo, seppure in buona fede, le populistiche chimere di regimi presidenziali e di finta democrazia diretta. Ecco perché non vedo l’ora che si proceda all’elezione, terminando la bagarre che si è scatenata, a cui forse anch’io non mi sono sottratto. Adesso basta! Rispetto per il Parlamento riunito in seduta comune e invito ai grandi elettori ad essere tali in tutti i sensi: grandi perché a loro volta rappresentano tutti i “piccoli” cittadini che li hanno votati, grandi perché ad essi è affidato un compito delicatissimo, grandi perché grande deve essere la nostra Repubblica democratica fondata sul lavoro (e non sulle chiacchiere).

Ormai finalmente ci siamo. Buon voto a chi di dovere! Buono, attento e partecipe silenzio a tutti gli altri!