Rosy Bindi: “Ora serve un accordo per Draghi al Quirinale e un premier politico”. L’ex presidente Pd nelle dichiarazioni rilasciate al quotidiano La stampa dice: «Sbalordita che si parli del Cavaliere. Contro di lui pronta a pensare a una mia candidatura di bandiera». Quanto allo sbalordimento non posso che essere d’accordo, in merito alla sua candidatura di bandiera spero tanto che non ce ne sia bisogno, anche perché trovo Rosy Bindi piuttosto in confusione, stando a quanto ha aggiunto e concluso.
«E ora come se ne esce? Con Draghi al Quirinale e un premier politico, tanto le elezioni non ci saranno». Dopo dieci minuti di lodi a Mattarella, al presidente che conosce da trent’anni, Rosy Bindi con la sua consueta schiettezza, spiega il perché della sua tesi: «Sarebbe opportuno a questo punto un accordo per eleggere Draghi capo dello Stato, ma per tutelare l’equilibrio delle istituzioni ed evitare un accentramento di poteri, i partiti dovrebbero trovare un accordo su un premier non tecnico, che non sia sua emanazione insomma».
La saggezza popolare vuole che ognuno resti al proprio posto e che ricopra il proprio ruolo senza distrazioni e senza puntare ad altro. In alcuni casi l’elettorato ha sonoramente bocciato questi giri di valzer istituzionali. Penso possa valere anche per Mario Draghi: prosegua la sua azione governativa senza strafare, senza forzature politiche e senza pretendere l’impossibile dai partiti che lo appoggiano. Il potere porta sempre con sé una certa “montatura di testa”, speravo tanto che Draghi ne fosse fisiologicamente esente, invece… Purtroppo c’è chi continua a tirarlo per la giacca volendolo trascinare al Colle. Come ho più volte detto e scritto non ritengo sia il personaggio giusto per fare il presidente della Repubblica: non ha la caratura politica e rappresentativa necessarie. Storicamente parlando fu un azzardo dalemiano la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi, che potrebbe assomigliare a quella di Mario Draghi: allora andò, tutto sommato, abbastanza bene. Oggi, in una situazione diversa non ripetiamo l’azzardo e lasciamo Draghi al suo posto.
Il problema posto da Rosy Bindi è quello di tutelare l’equilibrio delle Istituzioni ed evitare un accentramento di poteri. Su questo sono perfettamente d’accordo. L’equilibrio rischia infatti di venire meno nel momento in cui Sergio Mattarella lascia la presidenza ed il pendolo si sposta inevitabilmente dalla parte di Draghi premier. La ricetta è però ben strana da quanto mi sembra di capire: visto che Draghi è molto forte promuoviamolo alla massima carica e rimuoviamolo dal ruolo di premier, da capo del governo a capo dello Stato in un anti-costituzionale gioco dei bussolotti.
E al governo? Secondo la Bindy dovrebbe andare un vero politico scelto di comune accordo tra i partiti e non di emanazione draghiana. Non so dove viva, ma non si è accorta che i partiti sono totalmente nel pallone al punto che Mattarella ha dovuto intervenire per toglierli dal pantano? E adesso si pretende che immediatamente e sbrigativamente tornino ad un largo ed incisivo compromesso di governo…
Che la politica debba riconquistare il suo spazio è questione capitale, ma la scorciatoia suggerita mi sembra alquanto schematica e impossibile da praticare. Molto meglio lasciare che Draghi concluda la sua opera governativa fino alla scadenza elettorale del 2023 e sforzarsi di individuare un presidente della Repubblica capace di restituire, delicatamente ma decisamente, alla politica i polmoni con cui respirare autonomamente. Solo così si potrà garantire un minimo di equilibrio senza Mattarella.
Ecco perché ritengo un passaggio fondamentale la prossima elezione del capo dello Stato, che dovrebbe favorire, nella continuità di un rapporto forte con i cittadini, la riassegnazione alla politica del suo ruolo senza ingerenze, ma mettendo i partiti di fronte alle loro responsabilità. Draghi lo sta facendo, ma ritengo debba lasciarlo fare al nuovo presidente della Repubblica, che non dovrà essere lui.
Una politica debole, gracile e malata non può in questa fase digerire un pasto governativo, deve accontentarsi di un brodino alla tavola draghiana e soprattutto di una flebo somministrata dal medico- presidente della Repubblica, magari consigliata dal suo predecessore. Invertendo l’ordine dei fattori proposto da Rosy Bindi, il prodotto cambia, eccome!