Prima il vaccino, poi i soldi, poi…il ritorno del virus

Quando si vuole esprimere un atto di estremo disprezzo per la religione si pensa ad una bestemmia pronunciata in chiesa. Più dissacrazione di così… Ebbene mi sia consentito oggi di bestemmiare, non in chiesa, ma in un ipotetico laboratorio di ricerca scientifica.

Quando scoppiò, due anni or sono, la pandemia, una mia carissima amica contrapponeva al mio solito pessimismo al limite del catastrofismo una fiducia (quasi) assoluta nel vaccino, che nel giro di pochissimo tempo avrebbe rimesso le cose a posto. Più mi sforzavo di argomentare non tanto la fine del mondo, ma la fine di un mondo, più la mia amica si sforzava di calmare i miei bollenti spiriti garantendo seriamente un futuro di ritrovata serenità ad opera della scienza.

La società, in tutte le sue componenti, ha prevalentemente puntato su ricerca, distribuzione e somministrazione del vaccino, quale unica e decisiva arma per sconfiggere il covid 19. A parole si è blaterato sul “non sarà più come prima”, ma nei fatti si è pensato e agito come se “tutto potesse e dovesse tornare come prima”.

Se si ripercorre la strada intrapresa dai governi e da tutte le istituzioni pubbliche e private, si può risontrare che si è inteso vincere la battaglia illudendosi così di vincere la guerra. Si è puntato praticamente solo sulla vaccinazione, si è imbastita addirittura una contrapposizione sociale tra i pregiudiziali sì e i fuggiaschi no. Solo vaccinando tutta la popolazione ci si può salvare dalla catastrofe economica, madre di tutte le catastrofi e chi non la pensa così…emarginazione e discriminazione lo colga.

Ebbene, sul più bello, vale a dire quando si sta avviando una terza fase di somministrazione vaccinale, che viene impropriamente chiamata di richiamo, mentre in realtà si tratta di una vera e propria nuova vaccinazione rafforzata ed allargata, arriva una variante che butta all’aria il castello: si spera di chiuderla fuori dalla porta di una società che è tutta una finestra.

Le borse finanziarie, che misurano lo stato dell’arte della nostra assurda società, si rendono immediatamente conto che stiamo tornando daccapo e cadono come pere cotte. L’industria farmaceutica capisce l’antifona dei propri affari e assicura a breve termine la fornitura di un nuovo vaccino riveduto e corretto contro le nuove varianti africane, prefigurando indirettamente un ingorgo vaccinale in cui sarà molto difficile districarsi, tra prime e seconde dosi, dosi di richiamo, dosi antiinfluenzali e nuove dosi.  Si intravede una sorta di vaccinazione scoordinata e continuativa in cui ci illuderemo di vivere in difesa del benessere (?) a suo tempo conquistato.

Non ci accorgiamo di perdere la guerra in casa, mentre crolla anche l’ultimo baluardo dialettico allestito, quello contro i no vax. Non potremo più dire che è tutta colpa loro, perché probabilmente la menata vaccinale fiaccherà la gente e cadrà il fronte del sì: anche il gioco vaccinale è bello quando è corto. A nessuno però passa per la testa di mettere in discussione una strategia frettolosamente varata, che sta facendo acqua da tutte le parti.

Anche la virtuosità del governo Draghi trova una spiacevole verifica: la sua azione è basata su due capisaldi, l’armata vaccinale capeggiata dal generale Figliuolo, quella economica condotta dal premier. Simul stabunt vel simul cadent.  Forse bisognava partire dal riformare la società colmandone i buchi più clamorosi che si chiamano struttura sanitaria, invece si è preferito partire dal vaccino e dai soldi: il primo sta dimostrando la sua caducità, i secondi, ammesso e non concesso che arrivino, non si capisce ancora a cosa serviranno. Sarebbe tuttavia ingeneroso addebitare a Draghi un peccato di omissione generale e globale ascrivibile al sistema, che non ammette deroghe nemmeno di fronte alle pandemie.

L’espressione “gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” del grande Gino Bartali, che così declamava quando parlava dei problemi del ciclismo su strada, è ormai entrata in uso comune, come quella di “piove governo ladro”. Mi rendo perfettamente conto di peccare di grilloparlantismo masochistico, ma, quando ho appreso dell’imminente arrivo della variante africana del virus, sono tornato agli inizi, ho telefonato alla mia amica che si sta apprestando, pur con qualche inevitabile perplessità, a farsi inoculare la terza dose del vaccino e ho fatto finta di niente. Avrei potuto dirle: come volevasi dimostrare. Ma non è giusto bestemmiare, non si deve nominare il nome della scienza invano. Se ho bestemmiato, chiedo umilmente perdono. Dio perdona, i virologi no (hanno troppe cose da farsi perdonare).