“I medici No Vax? Cambino mestiere”. Perde la pazienza il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini che, sul tema dei camici bianchi non vaccinati, ha usato parole molto forti. “I No Vax sono irrecuperabili – ha detto il Governatore – se lavorano nella sanità, cambino mestiere”.
Non sono mai stato comunista e non sono mai stato anti-comunista. Ho sempre rifiutato categoricamente questa semplificazione ideologica, anche se mi hanno spesso considerato un “comunista di sagrestia”: il modo sbrigativo e strumentale per (s)qualificare chi tende a schierarsi dalla parte dei poveri. Quando militavo nella democrazia cristiana, dal momento che aderivo ad una delle correnti più progressiste, ero bollato come “un vietcong”: la sezione da me presieduta aveva osato aderire alla raccolta del sangue per il Vietnam ai tempi della guerra contro quel Paese.
Nella mia vita ho cercato di esprimere l’anelito alla vera politica, aderendo all’azione della sinistra cattolica all’interno della D. C., in un impegno nel territorio, nelle sezioni di partito, nel consiglio di quartiere, laddove il dialogo col PCI si faceva sui bisogni della gente, delle persone, laddove si condividevano modeste ma significative responsabilità di governo locale, laddove la discussione, partendo dalle grandi idealità, si calava a contatto con il popolo. Quante serate impiegate a redigere documenti comuni sulle problematiche vive (l’emarginazione, la scuola elementare, l’inquinamento, la viabilità), in un clima costruttivo (ci si credeva veramente), in un rapporto di reciproca fiducia (ci si guardava in faccia prescindendo dalle tessere di partito). Mi sia permessa una caustica riflessione: forse costruivamo dal basso, senza saperlo, il vero partito democratico, molto più di quanto abbiano fatto e stiano facendo dall’alto i leader (?) dell’ultimo periodo di storia.
Ho avuto l’onore di essere allora presidente del quartiere Molinetto (io democristiano sostenuto anche dai comunisti) in un’esperienza positiva, indimenticabile, autenticamente democratica. Lasciatemi ricordare con grande commozione il carissimo amico Walter Torelli, comunista convinto, col quale collaborai in un rapporto esemplare sfociato in un’amicizia, che partiva dall’istituzione (quartiere) per proseguire nel dibattito fra i partiti, per arrivare alla condivisione culturale ed ideale di obiettivi al servizio della gente. Tutta la mia militanza politica e partitica è stata caratterizzata da questa convinta e costante ricerca del dialogo, a volte tutt’altro che facile, a volte aspro e serrato, ma sempre rivolto al servizio della popolazione in nome dei valori condivisi.
Questa lunga premessa per arrivare ad una spiacevole considerazione: i toni presuntuosi ed arroganti usati dal governatore emiliano mi riportano al peggiore dei comunismi, che speravo non esistesse più, ma che purtroppo invece cova sotto la cenere e nel sottobosco pseudo-ideologico della politica italiana. Si tratta di quella burocratica e insopportabile tendenza a ritenersi i depositari della verità, i “migliori”, i primi della classe. Bonaccini finisce col proporre la tronfia, e trinariciuta caricatura del comunista, la parodia del bravo e perbenista pubblico amministratore, che non fa sorridere, ma mette tanta tristezza.
Dico e ripeto paradossalmente che non voterei a destra nemmeno se la sinistra candidasse un redivivo Adolf Hitler, ma Stefano Bonaccini non ne approfitti troppo, la smetta di ritenersi il padreterno dell’Emilia-Romagna, di atteggiarsi a periferico uomo delle certezze, di insolentire chi si discosta dall’ormai sempre più incalzante pensiero unico. Veda di rispettare tutti, anche chi la pensa diversamente da lui: la democrazia è prima di tutto questo. O sbaglio?
Con grande amarezza mi permetto in conclusione di suggerire una riflessione: se, a prescindere dal merito del discorso vaccinale, a cambiare mestiere, invece dei medici no vax, fosse il governatore sì vax. Se trasformiamo l’amministrazione regionale (già parlare di governo e governatori delle regioni mi irrita) in un ring dove vince chi si ritiene più forte facciamo un pessimo servizio alla democrazia.
Sandro Pertini affermava: “Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente”. E chi è Stefano Bonaccini per bollare sprezzantemente e insolentire provocatoriamente chi la pensa in modo diverso da lui? La pur importantissima e divisiva questione del vaccino anti-covid non vale una simile deroga ai principi democratici.