L’ozio parlamentare è figlio dei vizi politici

“Suicidio assistito, il ddl è alla Camera ma l’Aula è deserta”. “Fine vita, Parlamento ingolfato e irresponsabile”. Questi i titoli di articoli apparsi su La stampa a firma di Federico Capurso e Annalisa Cuzzocrea: esistono anche giornalisti che, più o meno timidamente, osano cantare fuori dal coro, che staccano la spina della corrente per guardare oltre il sempre più fuorviante alibi pandemico. Anche il Parlamento rischia di essere succube dell’emergenza rappresentata dai pur importantissimi decreti su Covid, Fisco, Pnrr e Giustizia e di rimanere paralizzato di fronte ai paralizzati.

La legge sul fine vita è rimasta ferma per sette anni nelle commissioni parlamentari. Nel frattempo, dj Fabo andava a morire in Svizzera aiutato da Marco Cappato, un processo sanciva l’innocenza dell’attivista radicale, la Corte Costituzionale chiedeva al Parlamento di agire, subito: per colmare i vuoti normativi che lasciano persone come Mario – il tetraplegico che ad agosto scorso ha lanciato il suo appello attraverso La Stampa – in balìa di un paradosso: hanno il diritto di mettere fine alle loro sofferenze, ma non ci sono le procedure per farlo.

Pd, M5S e Leu chiedono l’approvazione del provvedimento dall’inizio della legislatura. La Corte Costituzionale invita il Parlamento ad occuparsi del tema da due anni. Persino il centrodestra, pur rimanendo contrario al testo partorito dalle commissioni parlamentari, ammette la necessità di affrontare la questione. Eppure, all’approdo in Aula del testo, sono meno di quindici i parlamentari presenti.

Non esistono motivi plausibili per giustificare simili ritardi ed inadempienze: è uno schifo! Bisogna avere il coraggio di ammetterlo: i parlamentari, fatte le debite eccezioni che purtroppo confermano la regola, fanno di tutto meno che il loro dovere di elaborare e approvare buone leggi. I partiti giocano a fare gli equilibristi mentre i cittadini sono costretti a fare gli acrobati in mezzo ai propri drammi ed a schiantarsi al suolo senza alcuna rete protettiva. Il Governo butta la palla nella metà campo parlamentare, il parlamento butta la palla in tribuna. E chi desidera mettere fine alle proprie immani sofferenze si trova a restare schiacciato in mezzo al rigore farisaico degli uomini di Chiesa e all’opportunistico ostruzionismo degli uomini politici.

In questo caso mi onoro di essere un qualunquista, se per qualunquista s’intende una persona che guarda ai problemi ed esige dalla politica risposte ad essi. Ricordo come, in concomitanza con disgustosi episodi di corruzione coinvolgenti esponenti politici, un mio conoscente mi pose una domanda retorica: è più qualunquista il cittadino che si scandalizza e protesta di brutto o il politico che ruba o tiene aperto il sacco di chi ruba? Non è forse rubare anche non fare il proprio dovere, scaldare i banchi di Palazzo Madama e Montecitorio e prendere per il sedere chi è sull’orlo del suicidio più o meno assistito.

Quando vedo le aule parlamentari stracolme di deputati e senatori in occasione di sedute che fanno audience mi chiedo: ma cosa fa tutta questa gente? Democrazia non è bighellonismo istituzionale! Quando al contrario vedo il parlamento deserto in occasione di sedute su problemi gravi ed urgenti che magari non colpiscono la pubblica opinione, mi pongo l’altra domanda: ma dove sono finiti i nostri rappresentanti democraticamente eletti? Democrazia non è operazione mediatica in cerca di applausi! Qualcuno, i soliti amici del giaguaro, mi dirà che fare il parlamentare è un mestiere molto impegnativo, difficile, oscuro e ingrato. Oscuro al limite dell’inesistente?!

Non so se la sforbiciata istituzionale assestata al Parlamento potrà dare frutti in termini di qualità, efficienza e impegno di deputati e senatori. Sono piuttosto scettico. Non sempre tagliare vuol dire infatti migliorare. Rimando tutto alla coscienza civica di elettori ed eletti, ad un bagno rigeneratore, ad una penitenza consistente nel rileggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza. Proviamo a ricominciare di lì?! Da qualunquista a nostalgico? Gli atleti, quando prendono la rincorsa per la loro migliore prestazione, fanno un passo indietro per poi guardare seriamente avanti.