La pubblicità è l’anima del vaccino

Sarei molto curioso di sapere a quanto ammonta il budget pubblicitario per la vaccinazione anti-covid su tutte le reti televisive. Se tanto mi dà tanto dovrebbe trattarsi di cifra notevole, che, considerati inutili se non addirittura controproducenti questi assurdi spot, diventa scandalosa.

Evidentemente non può bastare la canzone di Natale “Sì, sì vax”, interpretata dal trio Andrea Crisanti, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco a “Un giorno da pecora” su Radio uno Rai.  Sulla musica di “Jingle bells”, i tre scienziati hanno interpretato il testo che dice, fra l’altro: “Sì sì sì sì sì sì vax vacciniamoci”. Il fine giustifica i mezzi, non le stronzate.

Mia madre in certe cose era molto esigente, pretendeva dalle persone, investite di ruoli particolarmente delicati ed importanti, un comportamento rigoroso, arrivava persino ad auspicarne le phisique du role. Dai medici, che voleva vedere alti, distinti, brizzolati e occhialuti, non accettava divagazioni e battute di spirito. Ricordo una interpretazione televisiva del grande Sergio Fantoni, impersonificante un neurochirurgo di grande fama, nel contesto di una storia struggente. Di fronte a tale figura sbottai bonariamente verso mia madre dicendo: “At tazré! Al la sarà col li un dotor!”. Posso immaginare cosa avrebbe detto di fronte alla penosa performance dei virologi burloni. Pur partendo dal sostanziale rigore con cui impartiva i suoi pragmatici ma “dogmatici” insegnamenti, perdonava molto, ma era inflessibile con le persone attempate cui assegnava un compito educativo imprescindibile. Mio padre sentenziava: “Con to mädra se un vciot al tira su ‘na gamba le bélle ruvinè” .

Ritorno al discorso pubblicitario vero e proprio. I milioni di persone che hanno scelto di non vaccinarsi non penso siano cretini e/o disfattisti, stupidi e/o masochisti, sciocchi e/o retrogradi; credo abbiano valutato la situazione, soppesato i pro e i contro e conseguentemente scelto, non alla leggera, di non sottoporsi a vaccinazione. Non ne faccio una questione ideologica, né uno sfogo a copertura delle mie scelte personali. Chi mi conosce sa come sia scrupolosamente attento a non strumentalizzare a livello individuale i comportamenti generali. Mi limito a sollevare i miei dubbi e a prendere le mie precauzioni di fronte a chi sputa sentenze troppo insistenti per essere serie.

Vorrei capire perché il governo non faccia campagne pubblicitarie affinché i cittadini paghino le tasse, affinché si rispettino le norme in materia anti-infortunistica e via discorrendo. Non capisco l’accanimento pubblicitario in materia anti-covid. Temo che ci sia sotto un grosso business, una sorta di facoltosa prebenda concessa alle reti televisive tutte schierate, allineate e coperte a favore del vaccino, della sua utilità e dell’intero sistema.

Vorrei capire perché quei fondi sciupati in questi stucchevoli messaggi pubblicitari non vengano utilizzati per il potenziamento della sanità o per sostenere la ricerca scientifica, visto al riguardo il ricorrente massiccio ricorso alla beneficenza privata senza sufficienti garanzie di trasparenza.

Oggi, per essere bravi e buoni anche in vista del Natale, bisogna ricorrere alle direttive televisive, sottoporsi diligentemente a vaccinazione e dare la propria offerta a favore della ricerca scientifica. Rifiuto categoricamente questo buonismo del cavolo, funzionale al sistema, che assomiglia molto più alle strombazzate benefiche di scribi e farisei che all’obolo della vedova.

Si fa un gran parlare, anche da parte della Chiesa, di libertà ed obiezione di coscienza, in materie di rilevanza etica, mentre nessuno si pone il problema di difendere la coscienza dei non vaccinati, ritenuti esseri spregevoli e malvagi, meritevoli di sprofondare nel fuoco della Geenna.

Ricordo benissimo che alla partenza della campagna vaccinale si dava per scontato che una parte dei cittadini non avrebbe aderito, al punto che ci si accontentava di raggiungere quote alte, ma non corrispondenti alla totalità. Ora invece si ritiene che la parzialità del dato dei soggetti vaccinati sia il motivo fondamentale del flop vaccinale.

Se si è così convinti della indispensabilità della vaccinazione, perché non si introduce l’obbligo e si punta invece sulla persuasione a livello pubblicitario e sulla spinta delle restrizioni surrettiziamente imposte? Se negli ultimi tempi molte persone hanno rivisto la loro scelta e si sono presentate per essere vaccinate, non è per effetto della pubblicità, né per la forza di persuasione degli insopportabili e inconcludenti ciarlatani televisivi di turno, né per gli appelli altolocati sciorinati a livello istituzionale, ma perché la paura fa novanta. Generalmente la paura si dice che sia cattiva consigliera come la fretta. In questo caso non saprei: mi limito a capire e rispettare anche la paura dei miei concittadini.

La sarabanda mediatica continua a vomitarci addosso un fiume di “balle”, che certamente non aiuta a prendere delicate decisioni in modo sereno ed obiettivo. Un’autentica girandola di ordini e contrordini ci sta da due anni avvolgendo e fuorviando. Sarebbe ora di darci un taglio!