La comica finale, ricchi premi e cotillons

Quando si è cominciato a vociferare di una candidatura berlusconiana alla presidenza della Repubblica ho reagito, come penso molti altri, con incredula ironia: una fake new, una (quasi) barzelletta, una ridicola provocazione, un’ottima occasione per rialzare il morale in tempi di amari pianti.

Poi dal momento che la cosa sembrava prendere sempre più consistenza ho tentato di immaginare quali potevano essere gli intenti più o meno confessabili del cavaliere nel proporsi una simile paradossale scalata. Non sto a ripetermi. Preferisco invece analizzare con cinismo, sadismo, al limite del masochismo, le probabilità cha la candidatura di Berlusconi comincia sotto-sotto ad incontrare nello squallido panorama politico italiano.

La domanda che mi faccio è questa: chi potrà abboccare ad una simile esca, chi potrà cascare nella rete, chi avrà tanto pelo sullo stomaco da prendere in seria considerazione la salita al Colle del cavaliere con tante macchie e senza alcuna paura.

Innanzitutto partiamo dalla sconsolante constatazione che, gira e rigira, ai pirlamentari (non è un refuso, è la gustosa e qualunquistica battuta su un Parlamento, dove può succedere di tutto e di più, che può quindi essere tranquillamente ribattezzato “pirlamento”, come ho sentito dire a margine di una lucida e spietata analisi politica formulata da una simpatica anziana signora) interessa soprattutto e innanzitutto mantenere seggiola e stipendio il più a lungo possibile a prescindere da equilibri e squilibri della situazione politica. Aggiungiamoci che il prossimo Parlamento verrà letteralmente e costituzionalmente decimato, che certi partiti hanno buone probabilità di sparire dalla circolazione, che molti parlamentari hanno cambiato casacca in corso d’opera, e arriviamo ad una sorta di angoscia per la mera sopravvivenza di molti fra i grandi elettori del futuro capo dello Stato. Ebbene, chi più e meglio di Berlusconi può garantire loro la tranquilla prosecuzione della legislatura fino al 2023?

Andiamo avanti. Se è vero come è vero che Draghi non deve essere disturbato per il periodo più lungo possibile, Silvio Berlusconi non può che essere d’accordo sul garantire una continuità governativa che potrebbe e dovrebbe piacere a molti in Parlamento e nel Paese: il più draghiano dei draghiani al Colle. Il presidente senza presidenzialismo. Meglio di così?

Da tempo poi Berlusconi si è messo nella scia di Sergio Mattarella: gliela dà su sempre e comunque. Lo scorso 31 dicembre fu il primo e più convinto elogiatore del discorso mattarelliano agli italiani; disse, se non ricordo male, che condivideva al 100% il pensiero di Sergio Mattarella. Un becco di ferro simile chissà cosa arriverà a dire e fare il prossimo 31 dicembre dopo avere ascoltato le parole del presidente ormai uscente. Per proseguire nella metafora scaligera del bis richiesto a Mattarella, Berlusconi potrebbe presentarsi alla ribalda come tenore sostituto, un po’ logoro ed acciaccato, ma capace di cantare (non lo fece ad inizio carriera sulle navi da crociera?) in tutto e per tutto come artista delle mezze voci, delle smorzature, delle filature che tanto piacerebbero ai cosiddetti poteri forti, nonché delle gigionate che tanto piacerebbero ai loggionisti della politica. Più continuità di così…

Quanto al discorso della pandemia, Berlusconi è il più vaccinista dei vaccinisti: ha persino richiamato all’ordine le sue televisioni. Con lui probabilmente la vaccinazione diventerà una sorta di divertimento di massa: roba da regime e lui di regime se ne intende…

Aggiungiamoci una bella fetta di piaceri elargiti a destra e manca in un mercato dove le bancarelle storiche e tradizionale non esistono più e dove quindi il parlamentare affamato può essere catturato con una certa facilità a suon di cadeaux più o meno invitanti.

Mai dire mai! Prima di mollare l’osso Berlusconi le tenterà tutte e temo che in parecchi stiano cominciando a fare strani ragionamenti del tipo “in fin dei conti…”. La sua non è una candidatura di bandiera, non è una candidatura di schieramento, è una conclusione (in)degna di un percorso purtroppo non ancora finito.

La comica finale era quella che veniva proiettata alla fine di un film drammatico, avventuroso o sentimentale, giusto per sollevare il morale, stemperare la tensione, favorire il buonumore. Non stiamo forse vivendo un tempo drammatico e avventuroso, non siamo forse alla spasmodica ricerca di un rassicurante ritorno alla normalità? La medicina giusta? Un capo dello Stato che continuerà a negare la miseria e la povertà, un no-pat che ci farà sentire tutti più sicuri e tranquilli. E le sue condanne penali e i suoi processi ancora aperti e i suoi conflitti d’interesse e i suoi bunga-bunga? Acqua passata che non macina più! E all’estero cosa diranno di noi? Berlusconi saprà tranquillizzare tutti: Angela Merkel si è tolta di mezzo, l’imbarazzante controfigura statunitense l’hanno messa da parte, gli altri si rassegneranno, faranno buon viso a cattiva sorte. Ora e sempre Berlusconi!