Basterebbe che tutti pagassero le tasse, è la ricetta di Landini: «Bisogna reintrodurre il principio che le tasse devono essere pagate da tutti e non essere abbassate a tutti, no. Bisogna rispettare la progressività e il principio che chi più ha, più deve pagare». L’accordo di maggioranza sul fisco proprio non gli piace e chiede che gli 8 miliardi vadano tutti al taglio delle tasse ai lavoratori e ai pensionati a partire dai redditi più bassi e non al taglio dell’Irap, anche perché – ripete – alle imprese «sono già stati dati in questi anni 185 miliardi, senza condizionalità».
Mio padre non era un economista, non era un sociologo, non era un uomo erudito e colto. Politicamente parlando aderiva al partito del buon senso, rifuggiva da ogni e qualsiasi faziosità, anche da quelle dei sindacati come ho recentemente ricordato, amava ragionare con la propria testa, sapeva ascoltare ma non rinunciava alle proprie profonde convinzioni mentre rispettava quelle altrui. Volete una estrema sintesi di tutto cio? Eccola! Rifletteva ad alta voce di fronte alle furbizie varie contro le casse pubbliche: «Se tutti i paghison col ch’l’è giust, as podriss där d’al polastor aj gat…».
C’è perfetta assonanza tra l’opinione di mio padre e quella di Maurizio Landini. Come mai? Il discorso è infatti talmente facile ed elementare da non poter essere contestato. Non è la scoperta dell’acqua calda come potrebbe pensare qualche commentatore snob: se acqua calda fosse mai, la sarebbe nel senso che scotta e, come tale, fa paura a molti.
È pur vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma tuttavia la necessità dell’equità fiscale è imprescindibile e, oltre tutto, resa ancor più evidente dal sistema sanitario alle corde per il quale in passato si sono fatti tagli in conseguenza della mancanza di fondi pubblici. In questo senso il contenuto della protesta sindacale è condivisibile e attendibile. Sul metodo adottato, vale a dire quello dello sciopero generale, mi permetto invece di sollevare non pochi dubbi di opportunità ed efficacia. Prendo però distanze siderali rispetto alle triviali definizioni di certe forze politiche di destra e di certe forze imprenditoriali secondo le quali si tratterebbe di una farsa sindacale: ci puzza di berlusconismo (o fascismo?) lontano un miglio. Attenti a non esorcizzare i sindacati: non sono esenti da difetti, da errori, da scelte sbagliate, ma meritano comunque grande rispetto e considerazione per la funzione svolta nella storia e per il ruolo democratico da svolgere.
Come ho già scritto, il governo Draghi non dimostra di essere un mostro di attenzione verso le forze sociali e questo complica maledettamente il clima. Che dire infatti dell’enorme indice di gradimento registrato verso Mario Draghi e della consistente partecipazione di massa allo sciopero e alle manifestazioni indette dai sindacati. Da una parte è superficiale il consenso, dall’altra è sbrigativa la protesta.
La capacità riformatrice del governo Draghi è messa seriamente in discussione. Non v’è alcun dubbio che la riforma fiscale sia la madre di tutte le riforme e, se non si parte da lì, si va poco lontano. Non mi interessa più di tanto che l’Italia sia stata dichiarata il Paese modello per l’anno 2021. Tuttalpiù questa “onorificenza” può essere considerata una spinta a fare di più e meglio.
Chiudo con un “episodietto” gustoso in materia calcistica risalente ai tempi in cui si giocava con un solo pallone, che doveva essere usato per tutta la partita, regola attualmente riveduta anche per non perdere tempo e dare adito a ostruzionismi vari. All’inizio di una partita giocata allo stadio Tardini, arbitro e protagonisti si accorsero con imbarazzo che mancava il pallone con cui iniziare il gioco. Mio padre sempre attento alle situazioni più comicamente strane, non mancò di ridacchiare alquanto: “I s’en scordè al fotbal…” (amava definire così il calcio e il pallone in una sorta di inglese parmigianizzato). Prendendo spunto da questo siparietto mi permetto di mettere un po’ di sale sulla coda elegante ed ammirata del governo Draghi: “I s’en scordé la riforma fiscälä”. Forse si potrebbe dire malignamente che stanno varando una riforma fiscale sgonfia per una partita truccata.