Il vaccino dello status quo

Tutti i giorni immancabilmente i media si esercitano nella cinica ricerca della morte per covid di soggetti negazionisti (meglio se si tratta di soggetti molto noti) o comunque di persone non vaccinate. Dove si vuole arrivare?  Non credo affatto alla vocazione educativa del giornalismo da strapazzo che imbratta la nostra epoca. Ragion per cui mi sembra che si voglia soltanto fare una sviolinata al potere scientifico ed a quello politico a dimostrazione che il covid si combatte solo con la vaccinazione e chi non l’ha capito è un fesso o un delinquente da punire. Siamo cioè in presenza di una sorta di vendetta mediatica contro chi osa dissentire dall’andazzo vaccinale, proposto a mera difesa del mercato, non certo delle persone di cui, come ho già detto e scritto, non frega niente a nessuno.

Come minimo per obiettività e completezza informativa bisognerebbe che la stampa proponesse anche i casi più clamorosi ed eclatanti di morti abbondantemente e regolarmente vaccinati. Da questa penosa e macabra par condicio risulterebbe che la verità non è monopolio di nessuno e che le certezze, come le balle, stanno in poco posto.

Mi sono però chiesto se il discorso del difensivo e strumentale appiattimento mediatico in materia di covid non sia causa-effetto di qualcosa di ben più grande e profondo. Non ho trovato risposte esaurienti, ma seri dubbi sull’assetto etico della nostra società. Afferma al riguardo il vescovo di Parma Enrico Solmi (forse mi ci voleva il covid per trovare un po’ di sintonia con lui): «Se pensiamo ai due slogan che circolavano durante la prima fase, “andrà tutto bene” e “niente sarà come prima”, guardandomi intorno e leggendo i giornali, mi chiedo se davvero siamo cambiati. Credo che ogni persona abbia sperimentato qualcosa di diverso. Molte hanno vissuto esperienze traumatiche, hanno provato paura e angoscia, di conseguenza è aumentata la richiesta di sostegno psicologico per gli adulti e soprattutto per i minori. C’è stata anche tanta voglia di reagire. Ma cambiare è diverso. Parte da motivazioni profonde e non arriva automaticamente l’effetto pandemia, esso necessita di un ripensamento su di sé e di una scelta. Questa sarà una prova nella prova, decisiva per il futuro».

Molto probabilmente esistono due paure contrapposte: quella di ammalarsi, soffrire e morire di covid, ma anche quella di dover fare i conti con una realtà rivoluzionata, che impone a tutti una revisione di ruoli e un notevole cambiamento negli assetti di potere. Ecco spiegato l’accanito ossequio al ruolo della scienza ostentatamente e continuamente esibita sulle ribalte mediatiche, l’unica in grado di tenere saldi e salvi gli attuali equilibri e la genuflessione agli attuali governanti che, bene o male, rappresentano il convento che passa la minestra. Col cavolo “niente sarà più come prima”, al contrario “niente deve assolutamente cambiare”.

Allora è utile alimentare la prima paura, quella che fa novanta in capo al cittadino medio, per allontanare la seconda paura, quella del cambiamento: ecco la filosofia che caratterizza gli indirizzi con cui si sta (s)governando la pandemia. Attaccarsi alla struttura economico-sociale del nostro sistema per difenderla accanitamente, a tutti i costi, spazzando via ogni e qualsiasi voce e comportamento dissonante che possa direttamente o indirettamente creare spazi di disturbo alla quiete (?) del regime.  È brutto doverlo ammettere, ma il vaccino anti-covid è diventato non tanto il presidio contro il virus che cambia in continuazione, ma la salvezza per la società che non vuole e non deve cambiare.

La meditazione (dal latino meditatio, riflessione) è, in generale, una pratica che si utilizza per raggiungere una maggiore padronanza delle attività della mente, in modo che questa divenga capace di concentrarsi su un solo pensiero, su un concetto elevato, o un preciso elemento della realtà. Di qui il motto “meditate gente…”.

“Vaccinatevi gente” è il motto anti-pandemico, usato impropriamente e strumentalmente non tanto per salvare vite umane, delle quali, come ho già detto e ripetuto, non frega niente a nessuno, ma per esorcizzare una seria meditazione su quanto sta accadendo. E che a nessuno venisse in mente di ragionare: non c’è niente da discutere, bisogna vaccinarsi e basta! Il di più viene dai rompiballe!

Chi osa ragionare e riflettere viene immediatamente squalificato e catalogato come disfattista: anche quello della criminalizzazione del dissenso è un vizio storico dei peggiori regimi. In fin dei conti mi accontenterei che si dicesse: “Vaccinatevi se in coscienza ritenete sia utile farlo, non solo perché ve lo chiede il premier Mario Draghi o ve lo consiglia il professor Bassetti o perché vi stanno facendo il lavaggio del cervello o perché conviene per far andare tutto come conviene”.