Paola Egonu e gli altri atleti di Treviso nudi sui calendari per beneficenza. I corpi degli atleti di pallavolo, basket e rugby che giocano a Treviso diventano la tela di frasi motivazionali sulla forza personale, sul superamento di prove, sul volersi bene qualsiasi cosa accada. Nel Calendario ufficiale dell’imbattibile Imoco Volley (squadra di Conegliano che, però, gioca a Treviso) c’è in copertina Miriam Sylla, la capitana della Nazionale. Il ricavato delle vendite, come negli scorsi anni, sarà devoluto a IOV – Istituto Oncologico Veneto a supporto dell’umanizzazione delle cure per i pazienti della radioterapia pediatrica dell’istituto. Oltre all’Imoco, hanno realizzato un proprio calendario anche le squadre maschili trevigiane del Benetton rugby e della Nutribullet basket. Le tre pubblicazioni sono prodotte dallo Studio Perazza e hanno il patrocinio del comune di Treviso.
La cosa non mi interessa più di tanto (ho altro a cui pensare), queste foto non mi incuriosiscono (non mi ritengo un guardone, anche se da ragazzino mi piacevano le spogliarelliste nelle riviste a luci rosse), le frasi non le prendo neanche in considerazione (c’è di meglio a cui fare riferimento), non mi scandalizzo (sono pronto a ben altre provocazioni). Ricordo che, molti anni fa, monsignor Riboldi, vescovo di Acerra, durante una conferenza all’aula magna dell’Università di Parma, raccontò come avesse scandalizzato le suore della sua diocesi esprimendo loro una preferenza verso la stampa pornografica rispetto a certe proposte televisive perbeniste nella forma e subdolamente “sporche” nella sostanza. In fin dei conti la pornografia pura si sa cos’è e la si prende per quello che è, mentre è molto più pericoloso, dal punto di vista educativo, il messaggio nascosto che colpisce quando non te l’aspetti. Meglio la pornografia conclamata di quella subdola, meglio gli sporcaccioni e le sporcaccione in prima persona, nudi come mamma li fece, piuttosto degli sporcaccioni perbenisti e motivazionali.
Mi danno un certo fastidio le passerelle (salvo quelle storiche di cui sopra), vale a dire mi disturba l’esibizione clamorosa del proprio io sbattuto in faccia agli altri per conquistarne semplicisticamente il consenso o addirittura l’elogio. Volendo restare un attimo in materia di erotismo da strapazzo, ricordo quando il giovanissimo garzone del mio barbiere, in occasione delle feste natalizie, mi propose di scegliere un piccolo regalo tra un almanacco profumato grondante culi e tette e una insignificante agendina telefonica: scelsi provocatoriamente l’agendina telefonica, lasciando di stucco l’apprendista parrucchiere. Volli comunque spiegare, a scanso di equivoci, il senso della scelta: «Anziché “sgolosare” sulle piccole foto di donne nude, preferisco rischiare l’approccio con donne in carne ed ossa, annotandone il relativo numero telefonico…».
Tornando ai calendari benefici da cui sono partito, ci vedo, in modo esemplare, l’integrazione dello sport nel sistema: tutto torna perfettamente. Ciò che dovrebbe contribuire a ripulire il sistema, ne viene paradossalmente insozzato con la benedizione benefica. Non è questione di erotismo, è questione di affarismo.
Dai calendari profumati ai bilanci puzzolenti. Nei primi si mettono a nudo gli atleti, nei secondi si coprono le porcherie della gestione sportiva. Non mi sorprende l’odore di sporcizia che sembra salire dai rendiconti delle società calcistiche: è sotto battuta la Juventus. Nello sport, ridotto a mera combinazione affaristica, i bilanci, al di là degli stranoti escamotage plusvaloriali, non possono che essere lo specchio e la copertura del marciume sempre più radicato e diffuso. Resta curiosa la sporadicità degli interventi indagatori. D’altra parte un po’ di controlli bisogna pur farli, tanto per buttare fumo in faccia agli ingenui.
La sarcastica motivazione per la leggerezza dei controlli la dava mio padre con la sua interpretazione colorita e semplice delle situazioni aggrovigliate al limite della legalità. Diceva infatti: «Bizoggna butär in tazér parchè a s’ris’cia ‘d mandär in galera dal comèss fin al sìndich, tutti invisciè…». Se volete, una sorta di versione elementare della visione affaristico-massonica della nostra società, sport compreso. Forse aggiornerebbe la battuta in chiave calcistica: «Bizoggna butär tùtt in tazér parchè a s’ris’cia ‘d mandär in galera i presidént, i alenadôr, i zugadôr fin al masagiadôr e al magazinêr…, tutti invisciè…».
I bilanci verranno sepolti sotto la ragion di sport, coperti magari dagli almanacchi benefici, dalle partite del cuore, dai sentimentalismi mediatici e dai facili entusiasmi delle tifoserie, che magari continueranno a lustrarsi gli occhi con i piedi buoni di Cristiano Ronaldo e con le tette esotiche di Paola Egonu.