Buon Natale anche e soprattutto ai burocrati Ue

Dovevano restare un documento a uso interno – infatti non se ne rinviene traccia nei siti istituzionali –, ma le «Linee guida della Commissione europea per la comunicazione inclusiva – #UnionOfEquality» in questi giorni sono circolate in rete mostrando molte cose ottime – l’impegno per non ghettizzare i disabili, ad esempio – accanto ad altre che mostrano dove porta lo strenuo impegno per eliminare le identità producendo così nuove discriminazioni. Il caso più eclatante spunta nel capitolo «Culture, stili di vita o credenze» dove per sventare ogni «intolleranza» si invita a «evitare di dare per scontato che tutti sono cristiani» visto che «non tutti celebrano le festività cristiane, e non tutti i cristiani le celebrano nelle stesse date». Dunque, per «essere sensibili al fatto che la gente ha tradizioni e calendari religiosi differenti», è bene «evitare» di usare frasi come «il Natale può essere stressante» (chissà poi perché questo esempio) e preferirgli «le vacanze possono essere stressanti». Che agli auguri natalizi il mondo anglosassone affianchi i «season’s greetings» (alla lettera, «auguri di stagione») non è una novità. Lo è la disposizione che negli atti ufficiali dell’Europa unita la parola «Natale» sia considerata sconveniente.

Se mi è consentito esprimere “sommessamente” un giudizio, direi che si tratta di una “cagata pazzesca”, inventata da qualche burocrate burlone, che un bel mattino si sarà svegliato e avrà pensato: adesso faccio incazzare un po’ di gente, lancio una provocatoria cretinata per poi vedere di nascosto l’effetto che fa. Qualche effetto effettivamente l’ha fatto al punto che “la commissaria all’Uguaglianza Helena Dalli, che ha firmato il testo, afferma che il testo «non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione» annunciando che «lavorerò ulteriormente a questo documento» la commissaria conclude con una frase – «mi scuso per l’offesa involontaria che la pubblicazione di questo documento ha causato ad alcuni». Scuse (certo apprezzabili, visto lo scivolone) o non scuse, la notizia è che la Commissione Ue ha fatto dietrofront: non solo il Natale non si tocca, ma sono proprio tutte le Linee guida che vengono rimangiate dal governo europeo dopo che erano trapelati sui media di tutto il mondo alcuni contenuti pensati per evitare la benché minima ombra di discriminazione ma dagli esiti grotteschi, come l’invito a non usare nelle comunicazioni istituzionali nomi propri di origine cristiana o l’indicazione di evitare il tradizionale «signore e signori» quando si esordisce in un discorso pubblico, preferendo un generico «cari colleghi»”.

È pur vero che Gesù è storicamente nato in una stalla per colpa della burocrazia (censimento), è stato immediatamente rifiutato dal potere costituito (Re Erode), la sua famiglia è dovuta fuggire per sottrarsi all’ira dei potenti (fuga in Egitto), tutta la sua vita è stata una battaglia pacifica contro l’ordine civile e religioso dell’epoca. A distanza di oltre duemila anni evidentemente dà ancora molto fastidio al punto da vietarne la celebrazione del compleanno. Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere.   Se c’è un personaggio religioso che si è battuto contro ogni tipo di discriminazione, questo è Gesù e che si ritenga elemento offensivamente divisivo il ricordarne la nascita è qualcosa di paradossale.

Qualcuno si è scandalizzato, qualcuno ha protestato, qualcuno ha strumentalizzato. Non cado in questa trappola. Qualcuno ha tirato un respiro di sollievo dopo la “grande paura”. Mi limito ad augurare a tutti, funzionari e politici UE compresi, un buon Natale, anzi, come consigliava il mio indimenticabile amico don Scaccaglia, un “Santo Natale”. La stupida vicenda dimostra che abbiamo bisogno del Natale come dell’aria che respiriamo.  Quest’anno ero intenzionato a contenere al massimo gli scambi augurali ritenendoli un po’ troppo formali e consumistici. Ebbene, devo ricredermi e non mancherò di indirizzarli in lungo e in largo. Quanto a testimoniare il Natale nella vita quotidiana…questo sì che è il problema!