La politica da parecchio tempo a questa parte è caratterizzata da un eccesso d’importanza attribuito al ruolo o alla figura del leader: questa discutibile tendenza è volta a colmare il vuoto ideale e valoriale dei partiti e a costruire il consenso elettorale sul fascino (?) dei capi e non sulla validità delle proposte.
In questi ultimi mesi la tendenza si è ancor più accentuata in conseguenza dell’emarginazione dei partiti dovuta allo strapotere governativo. Per la verità è difficile capire se venga prima la debolezza partitica o la forza del governo Draghi, fatto sta che i partiti non contano un cazzo e si illudono di giocare la partita solo con un allenatore carismatico piuttosto che con una squadra di qualità impostata su validi schemi. Il pubblico segue il tutto con l’atteggiamento del tifoso che rivolge le sue aspettative verso un allenatore vincente nonostante la squadra.
Il brutto è che all’esasperazione leaderistica fa riscontro la mancanza di leader degni di questo nome. In una recente apparizione televisiva l’ingegner Carlo De Benedetti, protagonista della vita socio-economica del nostro Paese, lo ha clamorosamente affermato arrivando ad ammettere che attualmente l’unico leader politico sulla scena italiana è Giorgia Meloni: dichiarazione che sulle prime mi ha scandalizzato, ma poi mi ha costretto a riflettere e ad ammettere che l’osservazione risponde al vero pur nella ristrettezza della visione destrorsa del panorama partitico.
Se si segue il dibattito a livello mediatico, dal momento che nulla avviene più nelle aule parlamentari e nelle sedi partitiche, ma tutto si svolge nei salotti televisivi, si assiste ad una girandola di nani, che, mettendosi in punta di piedi, pensano di poter sembrare dei giganti, mentre invece sono delle ballerine di infima qualità.
Chi parla più della Lega? Tiene banco Salvini! Chi capisce cosa bolle nella pentola del partito democratico? Il convento passa la minestra lettiana! Dove sta andando il movimento cinque stelle? Alla disperata ricerca di un leader in sostituzione di quello scaduto! Per non parlare dei partiti costruiti proprio attorno ad un personaggio che li tiene saldamente in pugno: vedasi Italia viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda.
Mentre la leadership di Salvini scricchiola, quella di Letta è ancora tutta da scoprire, quella di Silvio Berlusconi è sempre più fantasiosa, quella di Giuseppe Conte è nata vecchia decrepita. Effettivamente, bisogna pur ammetterlo, Giorgia Meloni ha conquistato e mantiene una forte caratura leaderistica: è spaventosamente penoso doverlo ammettere. Persino i giochi per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica sembrano passare da lei: roba da matti! I retroscena parlano di un fitto dialogo tra Enrico Letta e Giorgia Meloni per trovare la quadra nella nomina del futuro capo dello Sato, ma anche di un patto (scellerato?) sul sistema elettorale maggioritario e sul bipolarismo. Questi (ignobili?) connubi non possono portare niente di buono, sono solo la ricerca di una reciproca legittimazione leaderistica, sventolando la bandiera di ipotetici, assurdi e raffazzonati eserciti.
Non so come si possa uscire da questo tunnel. Durante le animate ed approfondite discussioni con l’indimenticabile amico Walter Torelli, ex-partigiano e uomo di rara coerenza etica e politica, agli inizi degli anni novanta constatavamo che alla politica stava sfuggendo l’anima, se ne stavano andando i valori e rischiava di rimanerci solo la “bottega” ed al cittadino non restava che scegliere il “negozio” in cui acquistare il prodotto adatto alla propria “pancia”. Fummo facili profeti: dopo il craxismo, che aveva intaccato le radici etiche della democrazia, venne il berlusconismo a rivoltare il sistema creando un vero e proprio regime, da cui non ci siamo ancora affrancati del tutto. Strada facendo la situazione si è addirittura aggravata: non esistono più nemmeno le botteghe, ci sono solo dei personaggi che giocano a fare i bottegai.
Da tempo sono costretto a digiunare perché le botteghe e i bottegai non mi convincono, ma potrò continuare così? Le diete spesso sono salutari, ma non sempre. Meno si mangia e meno si mangerebbe. L’appetito politico non viene mangiando cibi avariati, ma nemmeno digiunando. Di cuochi e di cucine interessanti non ne vedo. Bisognerebbe ricominciare dalle ricette della nonna, le buone ricette di una volta…