Le preghiere di comodo

All’inizio di ottobre negli Usa la Camera dei rappresentanti ha approvato il Women’s Health Protection Act, un disegno di legge volto a preservare l’accesso all’aborto a livello nazionale; l’iniziativa, voluta dai democratici, nasceva come risposta alle scelte legislative compiute da diversi Stati a guida repubblicana di limitare fortemente la possibilità di aborto. Il provvedimento passerà ora al Senato dove però non dovrebbe avere i voti sufficienti per essere approvato.  Negli stessi giorni l’arcivescovo di San Francisco, Salvatore J. Cordileone, una delle voci pro-life più forti dell’episcopato Usa, lanciava una campagna di preghiera e digiuno per convertire la presidente della Camera Nancy Pelosi, cattolica democratica che sostiene l’aborto legale. Per i vescovi il disegno di legge in discussione «porterebbe alla distruzione deliberata di milioni di vite non nate» (notizia riportata dal mensile Jesus).

Alcuni anni or sono, quando andavo a fare visita ad una mia carissima cugina, ricoverata all’ospedale maggiore di Parma in stato di coma vegetativo, mi capitava di imbattermi all’entrata in un gruppetto di donne che recitavano ostentatamente il rosario in riparazione dei peccati riconducibili all’aborto. Mi davano un senso di tristezza e di pochezza. Per non mancare loro di rispetto frenavo l’impulso di interrogarle provocatoriamente: «Ma voi cosa sareste disposte a fare per una donna sull’orlo dell’aborto? Avreste il coraggio di ospitarla in casa vostra? Avreste la generosità di sostenerla economicamente in modo continuativo? Avreste la forza di aiutarla umanamente ad una scelta così difficile rispettandone la sofferta decisione? Sareste disponibili a fare gratuitamente turni di assistenza a questa mia cugina, alleviando la pena di suo marito, costantemente presente al capezzale di una moglie inchiodata nel letto senza prospettive di ritorno ad un seppur minimo livello di funzioni vitali?».

Don Andrea Gallo ammetteva con sofferto realismo e concreta carità: «Non incastriamoci nei principi. Se mi si presenta una povera donna che si è scoperta incinta, è stata picchiata dal suo sfruttatore per farla abortire o se mi arriva una poveretta reduce da uno stupro, sai cosa faccio? Io, prete, le accompagno all’ospedale per un aborto terapeutico: doloroso e inevitabile. Le regole sono una cosa, la realtà spesso un’altra. Mi sono spiegato?».

Mi risulta che durante un colloquio tra papa Giovanni Paolo II e monsignor Hilarion Capucci, arcivescovo cattolico e attivista siriano, un personaggio controverso della vita religiosa e politica del Medio Oriente, sia stata presa in considerazione la drammatica situazione di monache stuprate per le quali si sarebbe posta l’eventuale possibilità dell’aborto. Monsignor Capucci era favorevole ad affrontare con grande flessibilità e realismo questi dolorosi casi. Il papa era drasticamente contrario ad ogni eccezione alla regola antiabortista. Ad un certo punto la tensione salì e il “trasgressivo” porporato chiese provocatoriamente al papa: «Ma Lei Santità crede di essere Dio?». Il papa, probabilmente preso alla sprovvista, non seppe rispondere altro che: «Preghiamo, preghiamo…».

È comodo pregare per o addirittura contro… È facile mettere a posto la coscienza snocciolando una cinquantina di avemaria e…chi ha il problema si arrangi… Non sopporto questo atteggiamento pseudo-religioso, lo giudico profondamente anti-cristiano. Negli Usa zelanti vescovi e cardinali vogliono addirittura negare la comunione eucaristica a Joe Biden, reo di avere posizioni possibiliste sulla legislazione abortista. “Io non ho mai rifiutato l’eucarestia a qualcuno” disse una volta, non molto tempo fa, Papa Francesco. In questi giorni, più o meno, lo ha ripetuto al Presidente degli Stati Uniti in persona, che qualche prelato del suo Paese vorrebbe veder ricevere un diniego nel momento in cui si accosta al sacramento, causa la sua posizione sull’aborto.

Joe Biden però deve sforzarsi di essere coerente comportandosi secondo i valori della fede cattolica che dice di professare e ponendo fine all’espulsione dei richiedenti asilo haitiani, ammassati lungo il confine con gli Stati Uniti nel tentativo disperato di entrare nel Paese. È quanto ha scritto, sulla rivista dei Gesuiti degli Stati Uniti, Kerry Kennedy, figlia di Robert Kennedy, attivista impegnata nella difesa dei diritti civili e scrittrice, che si è recata di persona lungo il Rio Grande per rendersi conto della situazione. «Ho visto tende fatte di canne di bambù e cartone», ha scritto Kerry Kennedy. «Ho visto padri che tenevano in braccio neonati, madri che cullavano i bambini piccoli e donne e uomini che rischiavano tutto perché credevano nella promessa e nella compassione del nostro grande Paese. Gli haitiani hanno compiuto il pericoloso viaggio verso il nostro confine con il Messico, fuggendo da una devastante combinazione di disastri naturali e instabilità politica. Stanno carcando la protezione a cui hanno diritto in quanto richiedenti asilo in base alla legge degli Stati Uniti e al diritto internazionale, eppure sono stati oggetto di indicibili violenze e discriminazioni. La cosa più vergognosa è che hanno subito orribili atti di razzismo per mano di agenti della polizia di frontiera a cavallo». Kerry Kennedy si è rivolta esplicitamente all’amministrazione Biden chiedendo che «ponga fine a queste atrocità» e che si dimostri «all’altezza dei valori che professa, iniziando con l’immediata interruzione di tutte le deportazioni ad Haiti, Paese che è ancora scosso da un assassinio presidenziale, da un terremoto di Magnitudo 7,2 e da tempeste tropicali».

Non mi pare che i vescovi americani stiano facendo “gli angeli a quattro” per difendere i sacrosanti diritti di questi disgraziati: per loro non vale lo zelo divorante verso i principi cattolici. Ho l’impressione che i vescovi americani preghino a senso unico e distribuiscano la comunione solo a chi è loro politicamente più simpatico: già le preghiere non bastano, se poi vanno solo in una direzione, diventano delle prese in giro verso Dio. Sono preghiere a sfondo politico. Povera America: finalmente si è liberata da un autentico farabutto che l’ha guidata oscenamente per quattro anni. Ora si diverte a fare le pulci a Biden sull’aborto, mentre naturalmente Biden, che peraltro si sta rivelando deboluccio in tutti i sensi, va benissimo quando respinge i migranti. Ma che strano Paese sono gli Usa e che strana religiosità è quella di troppi vescovi americani.