I giri di Renzi portano in giro gli italiani

Sta tenendo banco, nelle discussioni politiche, il girovagare affaristico di Matteo Renzi: finge da civettuolo diversivo riguardo alla catastrofica e insopportabile nenia pandemica nonché alla fastidiosa e sciocca lotteria del totopresidente della Repubblica. Non c’è verso di parlare seriamente. Ma torniamo a Renzi ed ai suoi impenetrabili disegni.

Dopo l’Arabia, la Russia. Un nuovo impegno per Matteo Renzi. Che da agosto è entrato a far parte del Consiglio di amministrazione di Delimobil, la più grande società italiana di car sharing in molte città tra cui Mosca. Il colosso, il cui socio di riferimento è l’imprenditore napoletano, Vincenzo Trani, ha sede a Lussemburgo e si sta preparando alla quotazione alla borsa di Wall Street. Così dopo gli incarichi in Arabia Saudita come membro del Future Investment Initiative, fondazione che fa capo a Mohammad bin Salman (considerato dalla comunità internazionale il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi) che hanno scatenato polemiche, ora per il leader di Italia viva è iniziata una nuova avventura in Russia. E da Matera commenta: “Tutte le mie attività sono attività assolutamente disciplinate dalla legge e quindi come tali riguardano la mia sfera privata: non sono il cinque per cento sulle mascherine, se questa è la domanda”.

“Il senatore Matteo Renzi è molto felice di collaborare all’attività della società Delimobil il cui socio di riferimento, Vincenzo Trani, è un imprenditore napoletano che Renzi stima,così si legge nella nota di Italia viva.  La prossima quotazione a Wall Street rappresenta una fase di internazionalizzazione importante a livello globale. Il senatore Renzi, da sempre convinto dell’importanza di valorizzare le competenze degli imprenditori italiani in tutto il mondo, sarà al fianco del dottor Trani in questa sfida. Il settore della sharing economy, delle Smart cities e della mobilità sostenibile è uno dei più affascinanti per il futuro del pianeta: partecipare a questa sfida è molto avvincente. Ovviamente la presenza di Renzi nel board Delimobil rispetta tutte le regole della vigente legislazione italiana”.

Delimobil è la più importante società di car sharing in Russia, fondata dall’imprenditore napoletano Vincenzo Trani, noto al Cremlino ma anche in Bielorussia. È infatti anche presidente della Camera di commercio Italo-Russa ed ex console onorario della Bielorussia in Campania. Non solo. È stato anche il primo italiano a essersi vaccinato con il siero russo Sputnik-V e ha provato a fare da mediatore per produrlo e distribuirlo anche in Italia.

“Quando un uomo politico comincia a fare affari, mi diceva Helmut Kohl, la gente si distacca da lui. Romano Prodi, a Dimartedì su La 7, sferza Matteo Renzi e i suoi affari con russi e sauditi al centro di una feroce polemica. E lo fa scomodando uno dei grandi della politica europea del Novecento. “Quando un uomo politico, in modo puramente legittimo, intendiamoci, però fa un altro mestiere, si dedica alla lobby o a entrare in Consigli di amministrazione, i suoi elettori non gli vogliono più bene, perché l’elettore vuole che il politico risponda a loro”, dice il professore.

Giovanni Floris chiede a Prodi anche di dare una motivazione al comportamento dell’ex premier. “Secondo me Renzi vuol cambiare mestiere, ho visto casi del genere in Spagna, in Germania. Se si dirige verso altri lidi perché devo votare per lui, si chiede la gente”. Poi aggiunge, quasi per non infierire su un terreno molto delicato: “Non faccio una analisi giudiziaria”.

A prescindere proprio dagli aspetti di compatibilità legale (leggi confitto di interessi e interessi privati in atti d’ufficio) il discorso è di tipo politico. La distinzione tra pubblico e privato in capo a chi è investito di importanti funzioni pubbliche è molto difficile da stabilire. Parto sempre dalla Costituzione italiana che all’articolo 54 recita: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Fino a prova contraria a Matteo Renzi è affidata una funzione pubblica (senatore della Repubblica) con tanto di mandato elettorale da parte degli elettori. Passi che lui abbia cambiato casacca in corso d’opera, abbandonando il partito nelle cui liste era stato eletto, ma che adesso si metta a gironzolare in Paesi peraltro tutt’altro che alleati dell’Italia, alla ricerca di affari poco trasparenti, alle prese con Stati in cui vigono veri e propri regimi da evitare come pozzanghere, mi sembra nettamente in contrasto con quell’onore richiesto dalla Costituzione.

È pur vero che non esiste un termometro per l’onore e per l’opportunità politica, ma mi sembra che Renzi stia esagerando: o non ha in mente niente di particolare se non uno sbocco purchessia per la sua megalomania, o dall’arte della politica sta ripiegando sull’arte dei propri affari, o, visto che non riesce ad essere determinante in patria, cerca di esserlo di rimbalzo, o brancola nel buio del proprio io ipertrofico, o ha messo tale e tanta carne al fuoco da rischiare di scottarsi le dita. In ogni caso sarà bene che si dia una regolata e ci faccia stare veramente sereni smettendola di confabulare a vanvera e tornando a far lavorare quel cervello di cui aveva dato l’impressione di essere dotato.

Finita la sua breve anche se intensa esperienza governativa, che aveva lasciato intravedere qualche spiraglio di novità positive, ha perso la bussola: ha senso politico, ma lo sta usando molto male.  Già le sue recenti mosse a livello parlamentare suscitano non pochi dubbi e perplessità, il suo confuso brigare a livello dei rapporti politici crea più inquietudine che interesse, la sua statura politica si sta progressivamente ridimensionando, mancavano solo le ciliegine arabe e russe sulla torta.

Qualcuno ha detto che alla fine ce lo ritroveremo a destra dopo tanto blaterare di centro. Berlusconi lo prenderebbe a braccia aperte anche se finirebbero col farsi vicendevolmente ombra. C’è però un famoso proverbio che dice: “ogni simile ama il suo simile”. Diamo tempo al tempo, sperando che nel frattempo Renzi non faccia guai all’Italia in questo suo giro di ricognizione all’estero. Forse, come ha recentemente lasciato intendere Massimo Cacciari (è sempre più il mio intellettuale di riferimento), gli stiamo dando troppa importanza. Chiedo umilmente scusa: nel giro di qualche giorno è la seconda volta che scrivo di lui. Meglio darci un taglio!