Il sogno in mano ai sindaci

Conversando piacevolmente di politica con un carissimo amico, spesso, di comune accordo, arriviamo a concludere che tutti i mali possono essere ricondotti alla mancanza di veri ed autentici leader dotati di una visione politica, quella a lungo termine, caratterizzante gli statisti che guardano alle future generazioni a differenza dei semplici politici che guardano alle prossime elezioni.

Il termine visione, nel nostro caso, sta per saper cogliere e indirizzare il quadro complessivo della società in senso dinamico e progressista. Passando in rassegna i vari pretendenti al ruolo di leader dei partiti e delle coalizioni, si resta fortemente delusi: mancano di visione!

Ecco perché quando ho letto l’intervista rilasciata al quotidiano La stampa da Graziano Del Rio, ex ministro ed ex capogruppo Pd, mi sono immediatamente “inorecchiato” alle sue parole: «Ci vuole una visione e un sogno, che ci tengano insieme». Si tratta della conferma del livello di questo personaggio, a mio giudizio di gran lunga il miglior politico sulla piazza.

Fortunatamente non si limita ad auspicare una visione, ma ne indica il presupposto a livello istituzionale e politico: «Per crescere e uscire definitivamente dalla crisi, il Paese ha bisogno della spina dorsale dei sindaci, che devono sedere a tutti i tavoli delle riforme, perché garantiscono la prossimità con la gente». Del Rio cita una frase di Cattaneo: “La spina dorsale della nazione sono i municipi e solo attraverso i municipi la nazione può fare opere grandi”. Non è un caso infatti se le dichiarazioni più interessanti all’indomani delle recenti elezioni amministrative siano venute dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, capace di mettere al centro un progetto intorno al quale verificare, senza preclusioni, chi ci sta.

Alla domanda se stia pensando all’Unione del 2006, una somma di sigle che crollò dopo due anni di governo per i veti incrociati dei piccoli partiti, Del Rio risponde lucidamente: «Lì alla fine prevalsero i fattori identitari, mentre occorre mettere al centro la qualità del progetto e non equilibri di parte; abbiamo bisogno, come disse La Pira di una “concordia discors”, un’armonia vera che nasce da un confronto fra idee diverse». La citazione di La Pira, il grande e storico sindaco di Firenze, non è un caso, è un richiamo alla politica vista come ideale in risposta ai bisogni della gente.

Secondo Del Rio non serve una “Cosa” di sinistra che riunisca tutti, perché «il PD è già l’unione di diverse culture, di riformismi socialista, liberale e cattolico democratico. Non esclude nessuno. È già una comunità nata per rappresentare tutta la società, ha una cultura maggioritaria. La sinistra si sostanzia sulle scelte e si misura sui temi: una federazione di forze diverse e un Pd accogliente al suo interno».

Giustamente Del Rio si sottrae alle esercitazioni sul futuro di Draghi e su eventuali corse al voto. Per l’elezione del Presidente della Repubblica auspica un protagonismo parlamentare, mentre si trova d’accordo con Enrico Letta nel non fare ciò che serve al partito, ma quello che serve al Paese, quindi niente corsa al voto.

Finalmente ho letto qualche idea politica sana e interessante. Era ora! Il quotidiano La stampa nello stesso giorno ha parlato anche del rissoso centro-destra calmierato da Berlusconi, dello spaesato M5S capeggiato da Giuseppe Conte. Immediatamente emergeva lo scarto culturale e politico tra le idee di Del Rio e le ideuzze degli altri. Posso fare un sogno? Si spende poco e si può anche sbagliare: e se candidassero Graziano Del Rio a Presidente della Repubblica? A mio modesto avviso sarebbe la persona più autorevole e capace dopo un grandissimo presidente come Mattarella, in un certo senso il suo vero successore da tutti i punti di vista. Ha però un grave “difetto”: è schivo, è equilibrato, è saggio, è umile. Mi piace proprio per questo, e sono quasi sicuro che a nessuno passerà per la testa di votarlo. Siccome ha una visione lo riterranno un visionario e non lo prenderanno in considerazione.