Il fascismo è una malattia che richiede un vaccino e purtroppo non c’è green pass che tenga. L’antidoto è la vita democratica da difendere a tutti i costi. Il pericolo è sempre in agguato: tutte le occasioni sono buone, più la democrazia si dimostra fragile e senza anticorpi, più è soggetta agli attacchi.
Nei giorni scorsi i volti dello squadrismo si sono presentati con la maschera del “No Green Pass”: è stato solo il pretesto per inscenare una orrenda cagnara eversiva di destra con devastazioni e violenze.
«Di fronte a questi attacchi, la Repubblica ha il diritto e il dovere di difendersi. Le forze repubblicane devono reagire, immediatamente». L’assalto alla sede romana della Camera del Lavoro ha scosso profondamente il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che concorda con la richiesta del segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini sull’urgenza di «intervenire e di chiudere, una volta per tutte, le formazioni di ispirazione fascista che fanno leva sulle tensioni sociali legate alla pandemia per scagliarle contro le istituzioni democratiche».
Landini ha fortunatamente ammesso: “Il Green Pass non c’entra, è un attacco per colpire i sindacati e la democrazia”. Il leader Cgil: «Va applicata la Costituzione, le forze fasciste vanno sciolte. Il governo deve coinvolgerci di più e accelerare sulle riforme, mettendo il lavoro al centro».
Attenzione a non confondere il sacrosanto diritto a non vaccinarsi e a protestare contro l’obbligo del green pass con l’adesione all’estremismo fascista: lo stanno facendo, per un verso, in modo smaccatamente strumentale i fascisti, ma non cadano, seppure in buona fede, in questo tremendo equivoco anche gli antifascisti.
Attenzione poi a non piangere lacrime antifasciste spargendole sul latte versato di una legislazione stiracchiata e discutibilissima in tutti i suoi aspetti. Sì, perché l’antifascismo si fa reagendo agli attacchi violenti della piazza, sciogliendo i movimenti di chiara marca fascista, combattendo ogni e qualsiasi nostalgia e connivenza, ma non basta. Bisogna rafforzare la democrazia e togliere, come dovrebbe insegnare la storia, le tensioni sociali su cui si può basare l’insorgente fascismo.
Il sindacato non doveva accettare l’obbligo del green pass per i lavoratori, pena l’ulteriore perdita di credibilità e pena l’abbandonare i lavoratori critici ai mestatori di torbido. Capisco l’imbarazzo e la difficoltà sindacali, ma non si deve chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.
Le istituzioni democratiche non dovevano dare concretamente l’idea dell’introduzione di uno stato di polizia, giustificato dalla difesa della salute dei cittadini, pena esporre le forze dell’ordine a bersaglio dei facinorosi.
I partiti non dovevano accreditare l’opinione che la democrazia sia un bene relativo, mettendola “manicheisticamente” in subordine rispetto al valore assoluto della salute, pena rendere la società schiava di una mistificazione portatrice di equivoco e disordine.
Sono stati commessi gravissimi errori, che hanno contribuito a creare un clima conflittuale in cui i menagramo vanno a nozze: il fascismo approfitta di tutte le occasioni per tornare a galla. Chi di dovere rifletta oltre che stracciarsi le vesti e cerchi di rimuovere, per quanto possibile, il “casino” legislativo combinato.