Un ventenne è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa, in Germania, per aver fatto notare al cliente della stazione di benzina dove lavora come assistente l’obbligo di portare la mascherina. È accaduto a Idar-Oberstein, nel Land della Renania-Palatinato. Secondo la ricostruzione della Procura, che ha fatto arrestare l’omicida, l’uomo sarebbe tornato a casa proprio per prendere una pistola che teneva nascosta e tornare alla stazione di benzina. Alla seconda richiesta di indossare la mascherina, il 49enne ha sparato uccidendo il suo interlocutore sul colpo. Il responsabile ha ammesso l’omicidio e si è giustificato affermando che la situazione generata dalla pandemia lo ha messo sotto forte stress: si è sentito stretto nell’angolo, ha aggiunto, e ha pensato di non avere altra via di uscita che dover dare un segnale. L’uomo, che respinge le misure anti-Covid, ha anche affermato di aver inizialmente dimenticato la mascherina.
Fin qui l’asciutta cronaca di una breve (ma lunga) storia di (stra)ordinaria follia. Stiamo abituandoci a morire, ma stiamo riuscendo anche ad impazzire di Covid. Il clima di esasperante (dis)informazione che abbiamo costruito, non per il bene della gente ma per il portafoglio degli operatori mediatici, sta creando contraccolpi devastanti nella mente dei soggetti più deboli, che reagiscono buttandosi a capofitto nella guerra scatenata tra i pro ed i contro vaccino, tra proibizionisti e libertari, tra interventisti e menefreghisti, tra scienziati allarmisti e scienziati possibilisti, tra politici rigoristi e governanti cassandristi, tra opportunisti di regime e integralisti del diritto. Tutti contro tutti e chi non ci si raccapezza più può arrivare anche ad atti inconsulti.
L’altro giorno mi è capitato di assistere ad un brevissimo scontro verbale su un autobus. Un ingenuo passeggero si è rivolto all’autista per chiedere un’informazione e si è sentito rispondere in malo modo in quanto non indossava, probabilmente per pura distrazione, la mascherina. Per fortuna l’incauto passeggero non ha reagito anche se l’autista ha continuato a mormorare una stucchevole filippica contro i trasgressori. Forse non ci sarebbe scappato il morto, ma avrebbe potuto scapparci una scazzottata in piena regola. Il clima è questo: l’altro è visto come un nemico da cui difendersi e da attaccare alla minima occasione di scontro. È vietato ragionare.
Durante il periodo fascista chi si azzardava ad esporre un fazzoletto rosso, veniva immediatamente redarguito se non riempito di botte. Chi, in oltretorrente, zona-covo di antifascisti, osava vestire elegantemente, veniva immediatamente classificato come simpatizzante di regime al grido di “dai c’al gh’a al golètt”. Mio padre direbbe che oggi non si sa come fare: se metti la mascherina sei un codardo osservante di regole assurde, se togli la mascherina sei un irresponsabile inquinatore e untore.
Rimanendo in tema di autobus, l’altro giorno una mia carissima amica si è trovata in gravi difficoltà: è andata a fare una visita medica in pieno centro cittadino. All’andata è riuscita a recuperare in extremis un taxi: impresa ardua per la concomitanza di uno sciopero degli autisti dei mezzi pubblici e di alcuni eventi a livello comunitario. Al ritorno di taxi non c’era più nemmeno l’aria e quindi si è rassegnata a salire su un bus, pieno zeppo di passeggeri, incazzati e sgomitanti (era infatti scattata la fascia oraria protetta col distanziamento trasformato in tallonamento). E i controlli promessi e minacciati? Lasciamo perdere…
Morale della favola: una buffonata pazzesca entro cui siamo chiamati a vivere. Non mi stupisco più di niente. Il disagio è in fortissimo aumento. I governanti fanno la punta al lapis della loro insulsa smania di (s)governare; i sindacati fanno demagogia a corrente alternata; gli scienziati fanno chiacchiere sul sesso degli anti-covid; i giornalisti fanno schifo.
Un mio carissimo amico, sofferente dal punto di vista psichiatrico, mi raccontò, con ovvio sollievo dialettico, di come un altro comune amico avesse sdrammatizzato il suo allarmistico convincimento di essere sprofondato nel gorgo della schizofrenia, con una lieve battuta: «Non preoccuparti, siamo tutti un po’ schizofrenici…». Questa pietosa bugia sta diventando la triste realtà della pandemia. Ci può stare persino che uno perda la testa e si metta a sparare. Contro chi? Non lo sa nemmeno lui. Contro tutto e tutti. Contro il primo che impersonifica la goccia di un vaso che sta traboccando.