Ho letto con stupore, ai limiti dello sbigottimento, la corrispondenza da Londra di Luigi Ippolito per il Corriere della sera in materia di pandemia. Merita di essere riportata di seguito nei suoi tratti salienti.
“Ma tu te la ricordi la pandemia? È una domanda che verrebbe da farsi a Londra, dopo la prima settimana di ripresa completa al termine della pausa estiva: perché andando in giro nella capitale britannica bisogna davvero sforzarsi per accorgersi che c’è stato il Covid.
Di mascherine in strada ormai non se ne vedono più: qui all’aperto non erano mai state imposte, ma tanti le portavano comunque. Adesso nei negozi e nei supermercati non le indossa più nessuno, solo in metropolitana, dove restano raccomandate, c’è chi continua a metterle.
Anche il distanziamento sociale è solo un ricordo. La sera nel West End sono tornate le code davanti ai teatri, mentre i mitici club vanno a pieno regime. La vita culturale ha ritrovato slancio. La City, ridotta l’anno scorso a una città-zombie, si sta ripopolando: Goldman Sachs, la banca d’affari, ha appena ordinato a tutti i suoi dipendenti il rientro in ufficio full time. E l’università di Oxford ha scritto agli studenti per annunciare che l’anno accademico che sta per prendere il via vedrà il ritorno «alle modalità pre-pandemia», ossia lezioni in presenza, niente mascherine né distanziamento e piena ripresa della vita di college.
D’altra parte, sui giornali le notizie sull’andamento del Covid sono praticamente scomparse: a volte bisogna sfogliare fino a pagina 14 e oltre per trovare qualcosa sul virus. Il tutto è una conseguenza del «liberi tutti» decretato dal governo Johnson lo scorso 19 luglio, quando è stata abolita ogni restrizione: sul momento, la mossa era stata criticata come un pericoloso azzardo, ma Boris sembra aver vinto la sua scommessa. Gli esperti e lo stesso governo ammettevano che, come risultato, i contagi sarebbero potuti schizzare fino a 100-200 mila al giorno: ma invece si sono stabilizzati attorno ai 30 mila e soprattutto, grazie ai vaccini, non c’è stata una ricaduta allarmante su ricoveri e decessi.
È anche per questo che il governo ha deciso di rinunciare all’introduzione del green pass per discoteche e grandi eventi, che era stata ventilata per la fine di questo mese (ma anche perché la misura difficilmente sarebbe passata in Parlamento: questo è un Paese dove non esistono le carte d’identità, considerate un attentato alla libertà personale, e dove non ti chiedono i documenti neppure quando vai a votare, perché lo ritengono un sopruso inaccettabile. Figuriamoci il green pass…). Inoltre verrà abolita la legislazione d’emergenza, incluso il potere di imporre nuovi lockdown o altre limitazioni. La realtà, al momento, è che il Covid appare come un brutto incubo dal quale ci si è finalmente risvegliati”.
Qualche mese fa sembrava che in Gran Bretagna si stesse scatenando l’inferno della variante Delta con inevitabili diffusioni diaboliche in tutta Europa. Oggi a Londra è scoppiato il Paradiso anti-covid, vale a dire la sostanziale archiviazione del problema o la sua messa sotto il tappeto. C’è, come su suole dire, qualcosa che tocca: o si esagerava nel recente passato o si esagera oggi, non si può passare da una estremità all’altra nel giro di pochi giorni. Non so cosa pensino gli inglesi, io ne sarei stordito.
Evidentemente l’Europa non funziona nemmeno in chiave anti-covid, ognuno va per la sua strada: in Gran Bretagna il green pass è roba da matti, in Italia lo si sta brandendo in lungo e in largo come una clava. Chi avrà ragione? Sono portato a dubitare molto della presunta serietà inglese, ma in Inghilterra non saranno poi tutti stupidi e criminali… E gli scienziati d’oltre manica cosa penseranno, saranno liberal nelle loro diagnosi e non rigorosi e contraddittori come quelli italiani? Ho l’impressione che gli inglesi facciano meno chiacchiere e più fatti rispetto a noi italiani, anche se, come sosteneva autorevolmente Sandro Pertini non siamo né primi né secondi a nessuno.
Probabilmente stiamo assolutizzando discorsi relativi e schematizzando problemi troppo complicati. Dobbiamo rinsavire per non morire più di anti-covid chiacchierato che di covid conclamato. All’inizio della triste avventura abbiamo giustamente fustigato la faciloneria di tanti Stati e di tanti governanti stranieri, ora dobbiamo guardarci bene in casa e ridimensionare i nostri sacri ardori, le nostre insopportabili certezze e i nostri salottieri cicalecci.
Fatto sta ed è che viene spontanea una domanda: in questo casino geo-pandemico come la mettiamo? Mi sovviene quella barzelletta in cui dopo un indicente stradale piuttosto devastante per i mezzi coinvolti, l’automobilista si rivolge al ciclista investito chiedendogli: “E adesso come la mettiamo?”. Il ciclista rassegnato risponde, guardando la sua bicicletta quasi distrutta: “Mi am la mèt in spàla, lu cal faga cmé al na vôja…”.