Sembra che il governo faccia sul serio. Il ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, d’intesa con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, proporrà alla prossima riunione del Consiglio dei ministri Marinella Soldi e Carlo Fuortes quali componenti del Consiglio di amministrazione della Rai. Lo riferisce palazzo Chigi. Carlo Fuortes verrà proposto, in sede di Assemblea della società, per il ruolo di Amministratore delegato della Rai.
Al riguardo Ilario Lombardo ha scritto su La stampa: “Il metodo di Mario Draghi nelle ultime 48 ore è stato il seguente: decide lui e basta. I partiti? Si adeguano. È avvenuto così sulla Rai, come ampiamente previsto e con un’alzata di sopracciglia limitata alla Lega quando Palazzo Chigi ha reso noto il nome del nuovo amministratore delegato di Viale Mazzini. Ed è stato lo stesso – in questo caso con immediati traumi politici – quando il premier ha piegato i 5 Stelle sulla giustizia, costringendoli a votare un testo subito sconfessato dall’ex ministro Alfonso Bonafede e dall’ex premier Giuseppe Conte, leader ancora in forse del Movimento.
Le nomine dei vertici Rai fotografano perfettamente i modi politicamente spicci con i quali l’ex banchiere liquida i partiti della sua stessa maggioranza. Un po’ accontenta e un po’ scontenta tutti. La Lega, che magari fino all’altro ieri esultava per scelte in linea con i programmi e lo spirito del centrodestra, ora accusa il premier (senza avere il coraggio di nominarlo) di parzialità e di favoritismi a sinistra.
Un rumore di fondo, per Draghi, che approfitta della sua larghissima maggioranza per imporre decisioni, senza condividerle con i partiti. Nel mucchio selvaggio della sua coalizione nessuno si è ancora alzato e ha minacciato di rompere l’alleanza. Dunque, finché glielo lasceranno fare, deboli e divisi come sono, lui continuerà a farlo”.
Se non avessi pensato e scritto cose analoghe in evidente anticipo si potrebbe dire che sono un “copione” e che vado a prestito qua e là per i miei commenti ai fatti del giorno. Fortunatamente mio padre mi ha insegnato a ragionare e giudicare con la mia testa. Lo faceva prendendo spunto dagli eventi musicali. Molto spesso mi invitava a non farmi impressionare dai giudizi gridati, ad ascoltare e giudicare con le mie orecchie, a non cadere nella trappola del conformismo o dell’anticonformismo, ad avere un giusto senso di umiltà nel giudicare chi fa musica e chi canta, partendo dal convincimento che non si tratta degli ultimi arrivati. Dalla musica alla politica il passo è breve.
Torno a Draghi e alla Rai. Da tempo auspico che il premier metta mano a questo incredibile e intoccabile carrozzone: forse solo la sua indipendenza dai partiti e dagli equilibrismi corporativi può consentire di cambiare marcia. Toccare nel vivo della carne Rai non è certo facile, ma necessario. Non so se il nuovo amministratore delegato avrà il coraggio di affondare i colpi: il suo curriculum lascia ben sperare, anche se i curriculum son un po’ come le lapidi dei cimiteri. Non mi preoccupano affatto le reazioni preoccupate dei partiti abituati a trattare la Rai come una riserva di caccia. Ancor meno mi stupiscono quelle di chi lavora o finge di lavorare in Rai. Non sono per nulla impaurito dalla eventuale perdita di audience conseguente a nuove scelte di indirizzo e di gestione all’insegna del rigore economico e della qualità culturale.
Se Draghi intende pestare i piedi alla Rai, ben venga. Tanti anni fa cominciò la sacrosanta polemica contro la TV spazzatura propinata anche dalla Tv pubblica. Fu in occasione di una visita a Gallo Grinzane, in provincia di Cuneo, il 19 novembre del 2001, che scoppiò una delle più violente polemiche sulla televisione spazzatura di cui ancora oggi si avverte l’eco. In quell’occasione la signora Franca Ciampi, moglie dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, rispose così, mentre visitava il locale castello dove ha sede il premio letterario, al presidente della manifestazione Giuliano Soria, che la esortava a promuovere la lettura fra i giovani: ”Con me sfonda una porta aperta: noi abbiamo tre nipoti e a loro dico sempre non guardate quella deficiente , non me ne voglia Zaccaria, di televisione, ma leggete, leggete, leggete”, fu la risposta, riferita all’allora presidente della Rai.
Franca Ciampi non aveva titolo istituzionale per imbastire una simile polemica, ma fece comunque bene ad esternare il suo pensiero, che peraltro lasciava intendere come anche il marito fosse d’accordo su questo giudizio tranchant. Mario Draghi starà attento a non usare questi toni, ha una moglie molto più riservata, ma sono sicuro che condividerà. L’input che darà al nuovo amministratore delegato non sarà certo quello di lasciare le cose come stanno. Nella mia pur scarsa esperienza professionale ho potuto vedere all’opera gli amministratori delegati che intervengono in situazioni aziendali difficili: non vanno per il sottile, adottano metodi piuttosto sbrigativi, a costo di lasciarci le penne. Spero succeda anche per la Rai. Non mi illudo, ma spero e ringrazio fin d’ora Draghi se vorrà provarci veramente. È il suo momento: ora o mai più.