I pistola della politica

Spara quattro colpi di arma da fuoco all’indirizzo del socio in affari, con cui gestisce un’agenzia di onoranze funebri, e poco dopo si costituisce. Un consigliere comunale di Licata, eletto nel 2018 con la Lega, è adesso indagato per tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco. È stato lui stesso a far ritrovare la pistola ai carabinieri durante la perquisizione. La sparatoria, alla cui base ci sarebbero dissidi economici tra i due, è avvenuta nella serata di ieri nei pressi di via Grangela. Dei quattro colpi esplosi soltanto uno è andato a segno, colpendo di striscio ad un braccio l’imprenditore 71enne. Quest’ultimo è stato soccorso e trasferito all’ospedale San Giacomo d’Altopasso di Licata con una prognosi di venti giorni. Appena una settimana fa, all’indirizzo della stessa agenzia di onoranze funebri, erano stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco.

Allora è proprio un gran brutto vizio! Mi riferisco agli amministratori comunali leghisti dal grilletto facile: non solo non mi piace che detengano armi, ma ancor meno che le usino per i fatti loro. Sì, perché, quando una persona riveste cariche pubbliche, deve capire che non può permettersi il lusso di comportarsi in un certo modo. Sparare non è uno scherzo per nessuno, ancor meno per chi ha pubbliche responsabilità alle quali dovrebbe assolvere con onore.

La giustizia farà il suo corso, come già detto e ripetuto niente capri espiatori, ma non mi basta. Politicamente parlando, ucci ucci sento odor di fascistucci. C’è nell’atteggiamento complessivo della Lega qualcosa di prepotente, che si esprime in diversi modi e in diversi tempi, una sorta di bullismo, che non fa sorridere; se volete, fa pena, ma desta anche qualche (?) preoccupazione.

Lo vogliamo capire o no che la politica è una cosa seria e non il gioco alla guerra. Da bambini si faceva, a me non piaceva nemmeno allora, figuriamoci oggi. Forse sarebbe meglio il gioco di ad andare a nascondersi. Tutto è in linea con la mentalità di Matteo Salvini: tende ultimamente a presentarsi come un “maddaleno pentito”, salvo poi sfogarsi non appena svoltato l’angolo.

Probabilmente è subentrata anche la rincorsa ad essere più di destra della destra per fare (s)leale concorrenza a Giorgia Meloni, che sembra fare incetta di consensi. Forse si tratta più di forma che di sostanza, ma quando spuntano le pistole anche la forma diventa sostanza. Lo ammetto, ho nostalgia per il banale e inoffensivo celodurismo bossiano al quale si sta sostituendo lo “stuprismo” salviniano.  Ammetto di usare parole forti, ma sono stanco di assistere a queste menate fascistoidi da prepotentelli di bassa Lega. Invece purtroppo piacciono: questione di gusti.

Per dirla un po’ volgarmente, più che di pistoleri si tratta di “pistola”. Infatti pirla è un termine in uso in molti dialetti di area lombarda ed emiliana. Un sinonimo di pirla, ma di uso meno comune, è pistola o pestola. Mi sono spiegato?