«Temo che vedremo la piena portata di questa tragedia solo nei prossimi giorni». Questo l’amaro e preoccupato commento di Angela Merkel, cancelliera tedesca, a proposito delle devastanti alluvioni che hanno messo in ginocchio il suo paese. Il bilancio della sciagura per ora sfiora le 100 vittime, il numero dei dispersi è impressionante. E nella zona di Colonia una nuova frana ha causato un numero imprecisato di vittime e di feriti. Nella regione di Ahrweiler non si hanno notizie di 1300 persone, possibilmente a causa della sospensione delle comunicazioni dei telefoni cellulari, riporta il sito di Die Welt. Sono interrotte anche le forniture di energia elettrica per almeno 165mila persone. E il maltempo non si ferma: le previsioni per le prossime ore annunciano altre violente piogge. Ci viene offerto uno spettacolo allucinante: case distrutte e strade divelte. Nel paese, che sta vivendo uno dei peggiori disastri meteorologici dalla seconda guerra mondiale, molte persone hanno cercato rifugio sui tetti delle case. É stata la parte Ovest del Paese a essere colpita, in particolare gli Stati di Renania-Palatinato e Nord Reno-Westfalia, dove i nubifragi hanno provocato l’esondazione dei fiumi, minacciando di buttare giù le case.
Le immagini scioccanti proposte dalla televisione sono molto eloquenti e rendono inutili le descrizioni a parole, ma impongono una profondissima riflessione. Dirò subito che l’unico ombrello credibile al riguardo lo offre papa Francesco. Ci stiamo rovinando con le nostre mani: sta arrivando il conto delle gozzoviglie perpetrate nel tempo. I peccati di gioventù si pagano in vecchiaia, con l’aggravante che spesso la vecchiaia pagante non corrisponde alla gioventù peccaminosa. Dovremmo interrompere drasticamente i disastri ecologici in atto: non basta pagare la multa. Spesso è comodo e serve soltanto a continuare a coltivare i propri sporchi interessi. Ma non è sufficiente nemmeno l’armistizio con la natura. Se non si rimuovono le cause la guerra col creato può ricominciare da un momento all’altro.
Dice papa Francesco in conversazione con Austen Ivereigh, scrittore e giornalista britannico, nel recente libro “Ritorniamo a sognare”: “La storia di Noè nella Genesi non narra soltanto di come Dio offrì uno scampo alla distruzione; parla anche di quanto accadde poi. La rigenerazione della società umana avvenne perché si tornò a rispettare i limiti, a frenare la corsa alla ricchezza e al potere, a prendersi cura di quanti si trovano nella periferia. In quella rigenerazione ci furono due momenti chiave: l’istituzione del Sabato e del Giubileo, ovvero tempi per recuperare e per riparare, per condonare i debiti e per ristabilire legami. Così avvenne che la Terra ebbe il tempo di ristorarsi, che i poveri trovarono nuove speranze, che le persone riscoprirono la loro anima”.
O ci mettiamo in questa logica di rigenerazione o andiamo incontro alla catastrofe. Non bisogna essere apocalittici per vedere dove stiamo andando a finire. Noi preferiamo continuare, partendo dai nostri comodi, illudendoci di scaricare responsabilità ed effetti sui disgraziati del caso e del momento. “Se non vi convertite, perirete tutti” dice Gesù. Non sono un integralista, ma non posso che fare riferimento alla credibilità della Bibbia e del Vangelo. Soffermiamoci sulla parola “tutti”, nessuno escluso. È inutile “scancherare” contro i cinesi (ammesso e non concesso che abbiano qualche precisa responsabilità nello scoppio della pandemia da covid); è inutile prendersela con gli errori dei governanti (anche se ne fanno continuamente); è inutile prendersela con Dio che ci starebbe massacrando (sì, il nostro Dio a forma di vitello d’oro); è inutile rimettersi alla fatalità e alla continuità del tempo con i suoi ricorrenti disastri umani ed ambientali (è vero, ma giorno dopo giorno gli errori aumentano e occorre interrompere la catena).
Mio padre maccheronava un famoso proverbio e diceva: “Chi è causa del suo mal pianga me stesso”. Voleva indirettamente enfatizzare la responsabilità personale di ognuno. È sempre il papa che ci ricorda la necessità di cambiare, mettendoci in guardia dal pericolo di cambiare in peggio, e ci trasmette la convinzione che ci si salva solo assieme. Noi continuiamo invece a pappagallare con lo stupido ritornello “andrà tutto bene”, mentre tutto va a catafascio. Ci esaltiamo (si può gioire anche senza esagerare: sbaglio?) con le vittorie calcistiche a pullman scoperto: nemmeno a quello sappiamo rinunciare (Sua Santità papa Leonardo Bonucci docet). Chi si contenta gode!