Durante la conferenza stampa per i lavori del Consiglio europeo, il premier Draghi è stato più volte ‘interrotto’ dal canto di un pavone che si trova nei giardini del Palacio de Cristal di Porto. Il presidente del Consiglio, sorridente sin dal primo verso dell’uccello, ha anche scherzato con i giornalisti presenti nella tensostruttura allestita per le conferenze dicendo: “questo ci accompagna da stamane”.
Il pavone è un bellissimo animale originario dell’India e in Oriente, proprio per la ruota che fa con la coda, è considerato un simbolo del Cosmo o del Sole, mentre in Occidente è il distruttore di serpenti. Secondo la leggenda, i colori cangianti delle penne della coda si spiegavano con la capacità di tramutare il veleno in sostanza solare, mentre gli occhi erano considerati simbolo dell’onniscienza di Dio. Se nella religione cristiana simboleggiava l’immortalità, a partire dal Medioevo il pavone ha iniziato a simboleggia la vanità e il lusso.
C’è un pavone politico, si chiama Salvini Matteo, che accompagna Draghi in continuazione, facendone il controcanto: ogni volta che il presidente parla in pubblico lui trova il modo di esibirsi in contrapposizione; sui diversi argomenti non manca mai di distinguersi in modo più o meno clamoroso ed eclatante; si parla addosso, o meglio, parla addosso al suo potenziale elettorato, discretamente spiazzato e, si dice, in fuga verso altri lidi.
Se Draghi intende essere cauto, lui ostenta spregiudicatezza; se Draghi spinge sull’acceleratore, lui tira il freno a mano; se Draghi pensa di tenere chiuso, lui vuole aprire a tutti i costi; se Draghi dichiara di volere spendere, lui dice di volere spandere; se Draghi strizza l’occhio agli Usa, lui punta a dialogare con la Russia; se Draghi esprime la volontà di attuare alcune riforme, lui chiede di mantenere le cose come stanno; se Draghi tiene ferma la situazione, lui minaccia di buttare tutto all’aria. Siamo arrivati al punto che il draghipensiero serve immediatamente a svelare e misurare il salvinipensiero. Siamo di fronte al leghismo di rimessa, alla Lega in costante ripartenza.
Mi chiedo fino a quando potrà durare questa assurda manfrina, fino a quando la ruota del pavone potrà incantare la gente senza trasformarsi in quella assai più modesta e penosa del tacchino. È noto che sia i pavoni che i tacchini hanno in dotazione nella loro morfologia fisica, la bellissima “ruota di piume”, elemento di fondamentale utilizzo nel corteggiamento di coppia. Ma qual è la differenza tra i due? Mentre il pavone, orgoglioso della sua bellezza, mostra tutto il suo splendore in un primo impatto, ammaliando la femmina della sua specie con “il lato più bello” che viene esibito in modo tronfio e a testa alta, in una danza aggraziata e seducente… il povero tacchino, consapevole del suo aspetto poco attraente, deve faticare molto di più per far vedere il suo lato “bello”, facendo una serie di movimenti di gran lunga meno agili e aggraziati, impiegando tutta la sua tenacia e la sua pazienza per far emergere ciò che di bello c’è in lui.
Prima o poi succederà come nella barzelletta: una persona entra in un negozio molto ben approvvigionato e chiede una grossa quantità äd spirit äd contradisión. Il gestore tranquillizza il cliente e lo affida immediatamente alle cure della moglie specializzata in materia, chiamata immediatamente al bancone. Nell’attuale governo del Paese, come in quel negozio, non manca questo artificioso prodotto e sicuramente Draghi ha la presenza di spirito e lo humor necessario a sgonfiare il pallone o il pavone come dir si voglia.
Un tempo si parlava di stare con un piede nel governo e con l’altro all’opposizione, di occupare il potere e nello stesso tempo organizzare le proteste in piazza. Questa volta direi ancor peggio: si tratta di fare un vero e proprio doppio gioco, ma in modo clamorosamente scoperto, senza che la gente se ne accorga più di tanto. Prima o poi il gioco verrà allo scoperto, il pavone diventerà tacchino se non addirittura gabbiano, vale a dire uno strano uccello che si diverte a rovistare nella spazzatura, nel “rudo” e quindi non dimostra di essere un mostro di furbizia.
Visto che sono in vena barzellettiera chiudo con quella di quel tale che entra in farmacia per acquistare una scatola di preservativi. Volendo coprire il proprio imbarazzo, l’insolito cliente declama reiteratamente ad alta voce l’ordinazione, e prima di uscire dal negozio, in ossequio al proprio orgoglio machista e a dimostrazione delle proprie capacità amatorie, chiarisce a tutti: “Se quälcdón al n’avis miga ancòrra capì, mi sta sira a vag a …”. Il farmacista, seccato da questa penosa manfrina, ha la presenza di spirito di capovolgere il gioco, sbottando in una battuta che sotterra il cliente: “Guardi…le sue spacconate non hanno bisogno di preservativo. Non serve la museruola per un cane che abbaia e non morde”.