L’urlatore dalle riaperture facili

Dal momento che il governo Draghi ha mandato in cantina o in soffitta la politica con la “p” minuscola e dal momento che della politica con la “P” maiuscola si sono perse le tracce, la politica non riesce a fare audience e quindi ha bisogno di attaccarsi dove può e non dove sarebbe giusto e corretto. L’unico argomento che si presta alle urla ed alla peggiore delle strumentalizzazioni è quello delle riaperture.

«Scusi, Lei è favorevole o contrario?» così chiese un intervistatore al mio professore di italiano, in occasione dell’introduzione del divorzio nella legislazione italiana, con l’assurda coda del referendum voluto a tutti i costi dalla gerarchia cattolica al cui volere la Democrazia Cristiana si piegò per ovvi motivi elettoralistici. «Tu sei un cretino!» rispose laicamente stizzito il professore. Credo non ci voglia molto a capire come l’intervistato rifiutasse il modo manicheo con cui veniva affrontato il problema.

Di tempo ne è passato parecchio ed il populismo ha fatto molta strada al punto da ridurre tutta la politica, e non solo, ad un perpetuo referendum pro o contro qualcosa, ma soprattutto pro o contro qualcuno: un continuo strisciante plebiscito strumentalmente azionato, usato per ridurre a zero il dibattito sui problemi e fuorviare i cittadini con la ratifica delle finte ed illusorie soluzioni. Se non si discute, se si viene costantemente posti di fronte ad una facilona scelta di campo, lo sbocco è condizionato dai media e vince chi ha la voce più forte, vale a dire il peggiore.

Tutte le enormi problematiche della nostra società vengono ridotte al ritornello: “Scusi, Lei è favorevole o contrario?”. Noto, da parecchio tempo, come non si riesca più a discutere nel merito dei problemi: tutto viene ridotto a mera diatriba faziosa e velleitaria entro cui si rovinano persino rapporti familiari, parentali, amicali, si distrugge il dialogo rincorrendo fantomatiche certezze. La pandemia avrebbe dovuto indurre a più miti consigli, invece eccoci al dunque: “Lei è favorevole o contrario alle riaperture?”. E chi non vorrebbe far riprendere tutte le attività? Il problema è un falso problema. Serve solo a cavalcare la protesta senza valutarne le pregevoli motivazioni assieme alle difettose semplificazioni.

Vado al sodo: è inutile e infantile che Matteo Salvini strilli e pesti i piedi per far finta di avere a cuore i problemi dei commercianti reclusi, abbiamo capito tutti che sta cercando di alzare la voce per distinguersi a tutti i costi nel coro in cui è stato costretto ad entrare e cantare. Lui, pur di farsi notare, ci sta anche a stonare clamorosamente. Insiste con le riaperture. Gli è stato risposto che verranno attuate nel rispetto della massima sicurezza possibile. No, apriamo subito e senza condizioni!

Mio padre, con una certa commozione, mi raccontava come mi rapportassi a lui. Davanti alla vetrina di un negozio, davanti a un bel giocattolo, ad un dolce invitante, chiedevo: «Papà me lo compri?». Mio padre genialmente non cadeva nella capricciosa trappola del sì-no o del no-sì. Spostava la questione, mettendo in gioco la propria credibilità e mi rispondeva dolcemente: «Ne parliamo domani…». E io rispondevo: «Va bene, domani…». Non era un gioco al rinvio, né tanto meno una scappatoia illusionistica, né una furbizia per tenermi buono. Forse un po’ di tutto, ma il discorso di fondo era quello di collaudare la fiducia tra padre e figlio. Mi fidavo di mio padre e di quanto avrebbe fatto di fronte alle mie richieste!

Trasferiamo questo fanciullesco ricordo nella situazione di tensione venutasi a creare fra commercianti esasperati e governanti titubanti. La risposta alle rivendicazioni non deve essere un sì sbrigativo e deresponsabilizzante e nemmeno un no sussiegoso e pregiudiziale. Si tratta di ragionare con calma e senso di responsabilità. Siccome manca la fiducia si ricorre alle facili promesse, sperando che al momento del voto i ristoratori si ricordino di chi ha raccontato loro le balle che stanno in poco posto. Possibile che non si riesca a fare politica con la testa e non con la pancia? Sembra che Mario Draghi si stia spazientendo. Speriamo che la pazienza dei commercianti e quella di Draghi, messe a dura prova per motivi diversi, trovino comunque un punto d’incontro e lascino con un palmo di naso chi soffia vergognosamente sul fuoco.