La strategia (forse è meglio essere prudenti e definirla tattica) del governo è dettata dal buon senso a trecentosessanta gradi. Si basa su alcuni dati, discutibili ma concreti: all’aperto il virus gira a vuoto e l’andamento stagionale con le alte temperature favorisce indubbiamente la vita all’aperto; la vaccinazione, pur in mezzo a spinte e controspinte, sta marciando con passo “militaresco” e dovrebbe aumentare le difese contro il virus; il graduale disgelo della vita dovrebbe favorire la ripresa economica supportata da nuovi e cospicui investimenti e dalla realizzazione delle opere pubbliche da cantierare; il sempre più grande macigno del debito pubblico non dovrebbe rappresentare un incubo, ma un ostacolo superabile in tempi ragionevoli, in un nuovo contesto di sviluppismo europeo, con tassi di interesse quasi inesistenti, con investimenti ben mirati e gestiti e con il rimbalzo del pil capace di rimpinguare le tasche private e pubbliche.
Rendendomi perfettamente conto della “traballante certezza” di simili calcoli e ragionamenti, colloco la linea governativa varata da Mario Draghi in una strana combinazione tra la sconsolante storiella della “ricottina”, l’arte estrema dell’O di Giotto, l’edizione riveduta e corretta “dell’uovo di Colombo”. Draghi è riuscito a coniugare il pessimismo, basato sul persistente cimitero pandemico, con la “sperànsa di mäl vestì, ch a faga un bón invèron”, con la scommessa “sull’arte di arrangiarsi” degli italiani, sul “mal comune mezzo gaudio” a livello europeo, sul “chi la dura la vince” della campagna vaccinale, su “l’importante non è vincere ma partecipare” alla ripresa dell’economia, sulla convinzione che “i debiti sono la schiavitù degli uomini liberi”.
Ricordo un piccolo episodio della mia vita professionale. Si stava affrontando un problema difficile, complesso e delicato; al termine dell’approfondito esame, un collega sciorinò la sua proposta di soluzione. Il solito guastafeste osservo che di soluzioni alternative ce ne potevano essere almeno altre cento. Al che il primo, ironicamente stizzito, rispose: “Di queste cento vedi di trovarne una tu e proponila…”. Tutto finì lì e andò avanti la prima plausibile anche se imperfetta soluzione.
Tutti si scateneranno nelle critiche al criticabilissimo piano di Draghi, ma forse nessuno saprà trovarne uno concretamente migliore. Cosa gli era stato chiesto? Di cavarci fuori da una situazione drammatica senza vie d’uscita. Ci sta provando seriamente, tenendo insieme col suo carisma un paradossale non-governo, mettendo alla prova con la sua autorevolezza i ministri cavando dalle botti il vino che possono dare, sopportando pazientemente e compassionevolmente i politici molesti, parlando poco e facendo tutto il possibile, mettendo in campo tutta la sua esperienza per districare le più aggrovigliate matasse economico-finanziarie, tentando di suscitare fiducia negli sfiduciati cittadini.
Non so se nell’agire di Draghi ci sia discontinuità rispetto a chi lo ha recentemente preceduto: mi sembra una discussione stucchevole. Ce la farà? Ci sta mettendo la faccia ed ha perfettamente ragione chi sostiene che a Draghi non interessino per niente le smanie pseudo-politiche di Salvini: pensa a figurare bene lui di fronte agli italiani e al mondo intero che lo sta guardando con apprensione. In fin dei conti poteva restarsene in villa a godere tutto il prestigio accumulato, invece si è messo coraggiosamente in gioco, rischiando grosso. Meglio così, per lui e soprattutto per noi. Grazie comunque!