La moglie dell’ufficiale accusato di spionaggio a favore dei russi si dice certa che il marito non abbia consegnato ai russi niente di compromettente, spiegando con le difficoltà economiche la sua decisione di vendere documenti militari. La moglie del capitano di fregata arrestato dai Ros in flagranza di reato respinge l’accusa di “traditore della patria”.
“Mio marito non voleva fottere il Paese, scusate la parola forte. E non l’ha fatto neanche questa volta, ve l’assicuro, ai russi ha dato il minimo che poteva dare. Niente di così compromettente. Perché non è uno stupido, un irresponsabile. Solo che era disperato. Disperato per il futuro nostro e dei figli. E così ha fatto questa cosa”, ha dichiarato la donna al Corriere della Sera.
“Era veramente in crisi da tempo, aveva paura di non riuscire più a fronteggiare le tante spese che abbiamo, lo stipendio fisso di 3 mila euro al mese non bastava più per mandare avanti una famiglia con 4 figli, 4 cani, la casa di Pomezia ancora tutta da pagare, 268 mila euro di mutuo, 1.200 al mese. E poi la scuola, l’attività fisica, le palestre dei figli a cui lui non voleva assolutamente che dovessero rinunciare”.
“Ma certo – ha sottolineato la donna – lui per 30 anni c’è sempre stato, ha servito il Paese, dalla Marina alla Difesa, a bordo delle navi come davanti a una scrivania. Si è sempre speso per la patria e lo ribadisco: anche se ha fatto quello che ha fatto sono sicura che avrà pensato bene a non pregiudicare l’interesse nazionale. Non è uno stupido, lo ripeto”.
Ora il maggior timore della moglie è “la gogna mediatica”, perché “chi non lo conosce lo ha già condannato, lo ha già crocifisso”, mentre non merita di essere bollato come traditore della patria, perché “lui la patria l’ha servita”.
Non mi associo per niente alla gogna mediatica, il capitano si giustificherà davanti alle autorità competenti, niente giustizia sommaria e niente crocifissioni. Arrivo a capire, umanamente parlando, anche una grave trasgressione, però non posso accettare la difesa imbastita dalla moglie.
Innanzitutto 3 mila euro al mese non rappresentano uno stipendio da fame, poi i 4 cani, se proprio non si riesce a mantenerli, si possono anche rinunciare ad un canile, soprattutto però è il tenore di vita che va tarato sulle proprie possibilità. Ho vissuto sempre in una famiglia piuttosto povera, ho toccato con mano i sacrifici fatti dai miei genitori, ho visto in essi la difficoltà di quadrare i bilanci spalmando le difficoltà su tutti i componenti della famiglia, l’abitazione in proprietà se la sono potuta permettere in età avanzata, mia madre si è rimboccata le maniche facendo il mestiere di magliaia per tutta la vita, anche il percorso scolastico dei figli, di mia sorella soprattutto, ha sofferto le ristrettezze, a certe attività, quali palestra, danza, etc. etc., non si poteva nemmeno pensare. Poi, piano piano sono arrivati tempi migliori, ma tutto è sempre stato contenuto in un regime di assoluta sobrietà e senza passi più lunghi della gamba.
È estremamente pericoloso considerare le esigenze della vita come una variabile toccabile solo in aumento, da cui far dipendere persino la correttezza della propria vita professionale. So benissimo che la mentalità corrente va in altra direzione, ma ciò non significa che sia la direzione giusta. Questa gentile signora, di cui apprezzo l’istinto di difendere il proprio compagno, lo sta difendendo assai male a posteriori; forse era molto meglio se provava almeno a consigliarlo per tempo, condividendo con lui i sacrifici prima delle pur legittime aspirazioni. Non sono un moralista e non intendo fare prediche a nessuno, chiedo scusa se mi permetto, ma…
Spesso mi chiedo se certi uomini non abbiano fidanzate, mogli, compagne che possano farli ragionare e ridurli a più miti consigli. Un mio carissimo amico, alludendo ai rapporti di coppia, sosteneva che i cuscini parlano. Parlassero pure, ma in senso umano e non in senso affaristico o carrieristico. Temo infatti che a volte la donna, strumentalizzando il proprio indubbio ascendente, possa spingere il suo partner a commettere azioni scorrette sul piano economico e sociale, anche se mi piace di più immaginare un influsso benefico della donna sull’uomo. È un discorso generale, che prescinde dal caso particolare, che non conosco, ma dal quale sto solo ricavando qualche spunto di riflessione.
Cosa non si fa per i figli… Permettetemi di riferirvi quanto detto da uno psicologo ad un mio carissimo amico in merito alla credibilità della testimonianza dei genitori nei riguardi dei figli: “I figli giudicano i genitori da due comportamenti molto precisi: da come si rapportano con il coniuge e da come affrontano il lavoro”. I figli del suddetto capitano come rimarranno apprendendo che certi loro svaghi erano ottenuti ad un così caro prezzo?
Non ho avuto la fortuna di avere figli e quindi non posso fare riferimento alle mie esperienze di padre, ma soltanto a quelle di figlio, a certi ricordi, che qualcuno magari giudicherà sentimentalismi da strapazzo. Rammento con tanta nostalgia le feste di Santa Lucia, con la spasmodica attesa dei regali, che la Santa elargisce in proporzione alla bontà dei bambini. Il mattino della festa era veramente qualcosa di fantastico: mia madre mi prelevava dal letto avvolgendomi in un panno caldo (il riscaldamento nelle camere da letto era, a dir poco, sommario) e mi conduceva in cucina dove sul tavolo erano disposti i doni. Ricordo il tremore per il freddo ma soprattutto per l’emozione: i regali erano tanti, ma veramente tanti e belli. Crescendo di età, sentivo soprattutto all’asilo, gli amici più smaliziati che scoprivano l’arcano di Santa Lucia (è la mamma, sono i genitori, è tutto un inganno). Dentro di me, ragionando un poco, arrivavo a ritenere più che plausibile la tesi dei compagni di asilo, ma questa si scontrava con la povertà della mia famiglia: come potevano i miei genitori, così poveri, coprirmi di regali belli e costosi, doveva esserci sotto comunque qualcosa! E quel qualcosa c’era eccome ed era la solidarietà degli zii e delle zie (uno in particolare) che intervenivano in questa come in altre occasioni.
Voglio precisare: non è che mio padre e mia madre fossero dei pauperisti, si fossero spersonalizzati, avessero rinunciato alle loro peculiarità, ai loro gusti, ai loro modi di pensare: mantenevano i loro spazi di autonomia, le loro iniziative, le loro amicizie personali, i loro divertimenti. Mio padre molte sere frequentava il teatro (che a mia madre interessava poco), alla domenica andava alla partita, non mancava i suoi appuntamenti al bar (cose che abbiamo già visto e vedremo), ma il tutto era riconducibile in seno alla famiglia, a servizio della famiglia e nei limiti consentiti dalla famiglia.
Chiudo con un richiamo evangelico: come ha detto papa Francesco, i soldati a guardia del sepolcro di Gesù avevano capito benissimo che era avvenuto qualcosa di straordinario, ma anziché umilmente ammetterlo, hanno preferito intascare una bustarella dai maggiorenti del popolo ebreo e dire che il cadavere era stato trafugato dagli apostoli. Dio e mammona: e mammona è molto furbo e riesce a far passare per buono ciò che buono non è. Anche quei soldati avranno avuto una moglie e dei figli da mantenere con una paga piuttosto modesta, però il loro comportamento non mi piace…