La mia “cassandrata” vaccinale

Riporto di seguito un articolo di Maria Teresa Martini pubblicato sul sito de La Stampa il 25 aprile 2021, intitolato “Operatori sanitari in piazza a Torino contro l’obbligo al vaccino: Un ricatto che va contro il diritto internazionale. I presenti al flash mob in piazza accusano: «Non è un vaccino, ma una sperimentazione»”.

Alcune centinaia di operatori della sanità e del comparto socio-assistenziale hanno manifestato nel pomeriggio con un flashmob in piazza Castello, contro l’obbligo di vaccinazione. L’iniziativa è stata organizzata da gruppi associativi e da CUB Sanità per sollecitare alla Regione: «La sospensione dell’applicazione dell’art. 4 del DL 44 /2021, in attesa della eventuale trasformazione in legge dal Parlamento, e la garanzia che, in nessun caso, nessun operatore sociale e sanitario sarà privato del proprio reddito, anche, se necessario, con interventi appositi».

Per la CUB la scelta del 25 aprile non è casuale. «Dalla fine della seconda guerra mondiale tutte le carte internazionali dei diritti, inclusa la carta dei principi dell’Unione Europea, sanciscono il diritto inviolabile alla integrità fisica e al consenso informato per qualsiasi trattamento sanitario. Obbligo e consenso sono chiaramente una contraddizione. Nessun consenso può essere basato sul ricatto di perdere la possibilità di lavorare e mantenere se stessi e la propria famiglia. Una simile norma contravviene a nostro avviso l’art.36 della Costituzione». Alessandro Zanetti, coordinatore della CUB Sanità: «In molte aziende, pubbliche e private, si verificano illegalità e scorrettezze come la violazione della privacy, pressioni indebite, la pubblicazione delle liste dei vaccinati e non vaccinati».

Ma tra le motivazioni prioritarie che hanno portato in piazza – con mascherine e distanziamento rispettato – infermieri, oss, educatori di comunità, c’è anche la convinzione che «la vaccinazione antiCovid non dia la certezza di essere sicura per chi la fa né quella di non contagiare gli altri. Questo in base al rapporto 4/2021 dell’Istituto Superiore di Sanità». Un’operatrice socio sanitaria che lavora in ospedale ha spiegato che nel suo reparto su una sessantina di lavoratori un quarto circa, con varie appartenenze sindacali, si riconosce nelle posizioni espresse oggi dai manifestanti, arrivati anche da Ivrea, Biella e altre località della Regione.

La CUB ha annunciato che darà assistenza sindacale e legale a chi subisse pressioni illegali: «Impugneremo le sospensioni dal lavoro – ha detto Zanetti – portando i casi davanti alla Corte Costituzionale».

Cvd, come volevasi dimostrare. Non resisto alla tentazione di autocitarmi e quindi aggiungo di seguito quanto contenuto nel mio commento postato lo scorso 29 marzo 2021 (una piccola narcisistica digressione).

“Lungi da me santificare gli operatori sanitari che non intendono vaccinarsi contro il covid, ma, prima di colpevolizzarli, vorrei capire, come mai persone culturalmente attrezzate in materia, esposte notevolmente al rischio di contaminazione, pur sapendo che tanti loro colleghi ci hanno lasciato finora le penne, si intestardiscono a non volersi sottoporre a vaccinazione.

Siamo in prossimità della Pasqua e mi viene spontaneo fare riferimento a quanto disse Nicodemo agli sbrigativi colleghi colpevolisti del Sinedrio: «La nostra legge non ci permette di condannare un uomo senza prima ascoltare da lui cosa ha fatto».

Quindi prima di approvare un decreto contro gli operatori sanitari, che non si vaccinano, con la previsione di penalità consistenti nel trasferimento, nelle ferie forzate o addirittura nel licenziamento, vorrei tanto capire le motivazioni di questo atteggiamento recalcitrante al limite della legalità. Da tempo mi chiedo il perché di questo comportamento apparentemente irrazionale e irresponsabile e non riesco a trovare giustificazioni plausibile se non il generico timore delle controindicazioni del vaccino, che per la verità molti nutrono e superano, mentre parecchi non riescono a superare.

Su questo discorso si scontrano due principi: il senso civico richiesto al cittadino ed il suo diritto alla libertà di cura. Il senso civico vale per tutti, ancor più per soggetti che svolgono particolari funzioni a servizio della collettività, come è per gli operatori sanitari. Il diritto a rifiutare il vaccino è intoccabile, ma bisognerebbe coniugarlo con il diritto alla salute degli altri. Il problema è estremamente delicato e non vorrei essere nei panni della ministra della giustizia Marta Cartabia a cui è stato delegato il compito di stendere al riguardo un provvedimento. La sua competenza deriva dall’incarico ministeriale che ricopre, ma anche dalla preparazione ed esperienza giuridica acquisita anche e soprattutto a livello costituzionale. Sì, perché qui è in ballo la Costituzione nei suoi principi fondamentali.

Il decreto che dovrà sanzionare gli operatori sanitari andrà studiato molto bene ad evitare code interminabili di controversie legali facilmente immaginabili. Piove sul bagnato dei problemi che non mancano: aggiungiamoci pure anche questo. Non ho idea come potrà funzionare una soluzione giuridica che salvi capre e cavoli. Forse però sarebbe meglio affidarsi ad un tentativo serio e stringente di convincimento delle persone interessate, dopo aver capito e valutato le loro rimostranze e prima di aprire un contenzioso molto brutto da ogni punto di vista”.

Non aggiungo altro. La protesta degli operatori sanitari, stando alla cronaca di cui sopra, va ben oltre quello che si poteva facilmente immaginare, arrivando sostanzialmente a definire la vaccinazione anticovid come una sperimentazione di massa. Qualcuno si sta divertendo nel giochino di almanaccare le gaffe di Mario Draghi (in piccolissima parte ci sono cascato anch’io, pur dando a Draghi quel che è di Draghi e ammettendo che solo chi non fa non falla). Se però vogliamo proprio insistere nel divertimento innocuo, aggiungiamoci questa “pestata orrenda” di Marta Cartabia (roba da dilettante allo sbaraglio), che probabilmente, quando è stato approvato in consiglio dei ministri l’articolo 4 del DL 44/2021, si è distratta un attimo.  Staremo a vedere… Ma chi sono io per giudicare Marta Cartabia?