Il bigottismo dietro l’angolo

La cosiddetta pillola del giorno dopo sarebbe inammissibile in quanto cronometricamente considerabile a valenza abortiva e quindi in contrasto con i diritti del feto. Se intendiamo dire che l’uso di un tale mezzo anticoncezionale non è sicuramente finalizzato ad un’impostazione responsabile della propria sessualità a fini riproduttivi, posso anche convenire: è indubbiamente funzionale ad un concetto “usa e getta” dei rapporti sessuali. Di qui a sostenere che ci troveremmo di fronte a vere e proprie pratiche abortive passa molta differenza. Ma lasciamo perdere quelle che Indro Montanelli definiva “beghe di frati”.

Purtroppo in ordine di tempo l’ultima bega di frati (con tutto il rispetto possibile e immaginabile per i frati) sta uscendo, a margine del vaccino anti-covid, da un’assurda polemica montata tra fake news, rigurgiti oscurantisti dei rapporti tra fede e scienza e falsi moralismi di maniera.

Il discorso riguarda feti abortiti non spontaneamente utilizzati nella preparazione dei vaccini, questione peraltro marginale se non addirittura destituita di fondamento: si è aperto pretestuosamente e forzosamente un dibattito fra tradizionalisti e progressisti (categorie che uso grossolanamente solo per rendere meglio l’idea), dal quale appare in filigrana la volontà di mettere continuamente e strumentalmente sotto battuta il papato di Francesco nella sua impostazione dottrinale e pastorale.

La Congregazione per la dottrina della fede si sarebbe infatti pronunciata in modo non sufficientemente chiaro e netto, lasciando troppo spazio alle più ardite posizioni possibiliste. Non basta più neanche l’anacronistico Sant’uffizio a placare le ire dei rigoristi bigotti e retrogradi.

Non entro nel merito per due motivi. Non ho la competenza scientifica e teologica per addentrarmi in simili disquisizioni, ma soprattutto giudico fuorviante un moralismo che parte dai precetti e non dall’essenza del messaggio evangelico. È la solita farisaica disputa in cui, a suo tempo, tentarono di irretire lo stesso Gesù, il quale se ne cavò fuori alla grande, partendo sempre e comunque dall’amore, per non giudicare, ma per salvare gli uomini e le donne.

Di fronte al dramma della pandemia andarsi a impelagare in vuote dispute dottrinali è operazione che grida vendetta al cospetto di Dio. Preoccupiamoci di salvare la gente in tutto il mondo e lasciamo perdere le disquisizioni moralistiche. Se posso azzardare un parallelismo, la storia è simile a quella di chi sottilizza sull’uso del preservativo in situazioni di aids dilagante: ma fatemi il piacere…Se Dio stesse a guardare queste bagatelle di stampo “bigottistico”, non esiterei a ritenermi ateo a tutti gli effetti.

Ho comunque una mia idea: dietro queste dispute di facciata si nasconde un attacco alla religione dei poveri di cui papa Francesco è portatore. Un papa che osa dichiararsi anticlericale e antidogmatico. È questo che infastidisce i benpensanti del cavolo, ai quali dei feti, degli aborti e dei vaccini non interessa un bel niente: l’importante è non rompere i coglioni con le aspirazioni dei poveri. Guai a mischiare la Croce di Cristo con quelle delle persone crocifisse sparse in tutta la terra, meglio magari fare come il cardinal Lambertini nella omonima commedia, il quale vedendo una croce sul seno fiorente di una bella dama, faceva salaci osservazioni sulla dolcezza di quel calvario.

Papa Francesco è sotto i riflettori e i suoi avversari palesi ed occulti non perdono occasione per trovarlo in castagna. Facevano così anche i farisei con Gesù. Il papa attuale, che giustamente si richiama al Vangelo tout court, ne sarà più gratificato che infastidito. Resta però una Chiesa (o almeno parte di essa), che continua imperterrita a scagliare pietre, guardando le pagliuzze bioetiche, trascurando le travi delle “inequità” sociali e sorvolando sui propri tremendi peccati.