Le buone ricette di una volta

Lo studio choc: il Covid può far perdere l’olfatto per sempre. Una equipe medica italiana scopre la relazione tra la Sars Cov-2 e uno dei sintomi più comuni della malattia. «E’ a rischio l’epitelio olfattivo». Il report è il secondo al mondo: è stato pubblicato su tre riviste scientifiche internazionali. Che la perdita dell’olfatto sia uno dei sintomi più comuni riscontrato da chi contrae il Covid è ormai noto, ma che ora il rischio sia quello di smarrire in modo permanente la capacità di distinguere odori e profumi è una notizia tanto nuova quanto sconvolgente. Ci sarebbe al riguardo una ricerca, con tanto di numeri e dati.

Giusto per sdrammatizzare la impietosa notizia, potremmo azzardare l’ipotesi che la tragedia possa trasformarsi in commedia sul palcoscenico della politica, laddove “l’odore” dei partiti non si sente più e infatti si rischia di confonderli l’uno con l’altro: una sorta di qualunquismo indotto e calato dall’alto. Faccio di seguito alcuni esempi.

Nicola Zingaretti fa una sviolinata a Barbara D’Urso: cosa non si fa per una bella donna. Visto che delle donne il Pd se ne era dimenticato all’atto della segnalazione dei ministri per il governo Draghi, in fretta e furia il segretario del partito ha fatto ammenda omaggiando un simbolo del femminismo mediatico. Come quelli che entrando in chiesa non guardano all’altare maggiore con tutto quel che segue, ma cincischiano con la prima bella statua che viene loro a tiro.

Matteo Salvini incensa l’Europa: cosa non si fa per un piattino di ministeri e un piattone di sottosegretari. Visto che dei problemi veri della gente leghista se ne era dimenticato per rincorrere i sovranisti sparsi nel mondo, in fretta e furia il leader leghista ha fatto finta di convertirsi all’europeismo, mentre in realtà si è accorto di un importante treno che stava passando e che poteva anche lasciarlo a piedi.

Beppe Grillo passa con una certa disinvoltura dalle piazze del vaffa ai corridoi dei palazzi istituzionali, dalle grida delle invettive contro i poteri forti ai sussurri ammiccanti dei pittoreschi summit: cosa non si fa per quadrare il cerchio di un movimento, che, a furia di muoversi, ha perso letteralmente la bussola.

Silvio Berlusconi è diventato più mattarelliano di Mattarella: cosa non si fa per difendere le proprie aziende e per rimettersi in gioco. Forse, come è suo solito, il cavaliere sta esagerando ed ha scambiato la cortesia di Draghi (grazie di essere venuto…) con la sua surrettizia domanda di assunzione a Mediaset (un sottosegretario all’editoria per nutrirne la quota di mercato) e con un colpo di spugna sulle malefatte erotico-affaristiche del berlusconismo (un sottosegretario alla giustizia per dimenticare).

Matteo Renzi è diventato più filo-occidentale di Biden: cosa non si fa per mettersi in mostra, arrivando a confondere la opportunistica riverenza ad un principe saudita con l’omaggio paradossale al probabile complice dell’uccisione di un giornalista americano. Della serie “l’esagerazione è il mio mestiere” e “l’importante è che si parli di me”.

Alla fine della fiera, se uno entra nella cucina politica italiana odierna, viene aggredito da un vomitevole mix di odori in cui non ci si raccapezza più. Passa di brutto l’appetito e si corre il rischio dell’anoressia. Tutto sommato meglio non avere l’olfatto. Non ho capito se la perdita definitiva riguarderebbe anche il gusto. Speriamo di no, perché vorrei provare comunque a ricuperare il sapore della politica tramite le ricette della nonna “prima repubblica”.