Non ho mai pensato a Mario Draghi come a una sorta di superman dotato di forza, velocità, agilità, resistenza e riflessi sovrumani: qualcuno lo sta strumentalmente immaginando come tale per poi sminuirne immediatamente l’impatto governativo con la realtà.
Sento circolare con una certa crescente insistenza la scoperta dell’acqua calda, vale a dire che Draghi sarebbe un esperto di economia, ma su tutto il resto avrebbe lacune incolmabili. A parte il fatto che avere un premier preparato, esperto ed autorevole in materia economica non è cosa da poco in un momento in cui stiamo disperatamente cercando il modo di uscire da una colossale crisi tramite il miglior utilizzo dei fondi europei e rivoltando il nostro sistema come un calzino, a parte il fatto che l’economia, pur non dovendo dettare pedissequamente le proprie regole alla politica ne influenza comunque le scelte e le strategie, a parte il fatto che tutto è politica e nel tutto ci sta tranquillamente l’aver ricoperto incarichi di altissimo livello nel mondo finanziario, a parte che, come diceva mia sorella, quando una persona è intelligente lo è sempre indipendentemente dal ruolo che è stato chiamato a ricoprire, a parte tutto ciò e proprio perciò, credo che Mario Draghi sia in grado di svolgere al meglio il compito che gli affida la Costituzione: “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”.
Ho richiamato il dettato costituzionale perché tutta la gestazione e la nascita del governo Draghi, facendo di necessità virtù, rientrano perfettamente e, oserei dire finalmente, nella logica e nello stile previsti dalla Costituzione. Il Presidente della Repubblica ha affidato autonomamente l’incarico, la nomina dei ministri è avvenuta nel concerto tra Quirinale e Palazzo Chigi, i partiti, seppure a fatica, sono tornati al loro ruolo politico-parlamentare. Nei momenti difficili è giusto tornare allo spirito costituente: non saremo mai sufficientemente grati a chi ha pensato e scritto le regole fondamentali della nostra Repubblica.
Tornando al lavoro che aspetta Draghi, esistono come in tutti i compiti due questioni: una di merito e una di metodo. Al capo del governo non è richiesto di essere un tuttologo, capace di conoscere ed affrontare di petto tutte le problematiche; di grazia che Draghi sappia fare ciò in materia economica ed internazionale. Per il resto ricadiamo nel metodo ed anche su questo piano è attrezzatissimo per preparazione, esperienza, personalità, rigore e concretezza.
Faccio un banalissimo esempio. L’atro giorno è uscita la notizia che negli Usa è in dirittura d’arrivo il vaccino Johnson & Johnson contro il Covid-19. La Food and Drug Administration, l’agenzia federale statunitense che si occupa di farmaci, lo ha approvato dopo aver rilevato una “forte risposta immunitaria”. La principale peculiarità di questo vaccino è che prevede la somministrazione di una sola dose. Dopo averla ascoltata, mi sono alzato in piedi e ho esclamato a gran voce: “Draghi, ti supplico, telefona a Biden per vedere se ci può dare una mano a sbloccare la nostra stentata opera vaccinale. Tu ne hai l’autorevolezza. Fallo, senza fare baccano, come sei solito. Provaci. Biden dopo la tua nomina ha detto di desiderare di incontrarti al più presto. Stringi i tempi…”.
Non siamo a striscia la notizia, ma siamo disperati e ci attacchiamo a chi sa governare, non come un ormai lontano predecessore (il famoso “ghe pensi mi”, “faso tuto mi” di berlusconiana memoria), non come l’immediato predecessore (la prassi contiana di “una conferenza stampa al giorno leva il covid di torno”). Governare vuol dire anche e soprattutto saper scegliere gli interlocutori giusti (UE e Usa), saper individuare le persone adatte a ricoprire i ruoli amministrativi (da ultimo il generale Francesco Paolo Figliuolo e Fabrizio Curcio), saper utilizzare al meglio le risorse umane e materiali a disposizione (esercito e protezione civile).
In conclusione per il buon giorno economico siamo già al primo pomeriggio, per il resto siamo solo al mattino: non pretendiamo di essere già a sera.