Movide e clochard

Non è un discorso nuovo e non è un episodio isolato. I clochard, dappertutto ma soprattutto nelle vie del centro, danno fastidio. Puzzano, sporcano, importunano i passanti, compromettono il decoro delle città. E non è la prima volta e probabilmente non sarà l’ultima in cui solerti vigili urbani li rimuovono. A Torino si è trovata la scusa della loro falsa povertà. C’è sempre una scusa per voltarsi dall’altra parte, per far finta che i problemi non esistano, per creare un alibi alla nostra indifferenza.

In questo periodo poi abbiamo altro a cui pensare per abbassarci a considerare queste persone, costrette per necessità o indirizzate per scelta alla vita randagia. Ebbene, Voglio proprio restare in tema di pandemia, prima di toccare questioni di carattere ideologico o  infilarmi in diatribe di ordine sociale.

Sono più nocivi, dannosi, ingombranti e pericolosi i puzzolenti clochard o i profumati giovani delle movide? Non sarebbe meglio distogliere i vigili urbani dalla “lotta” ai poveracci per utilizzarli nella sorveglianza contro gli assembramenti giovanili da maniacale e stupida movida? E non mi si venga a dire che i giovani hanno bisogno di socializzare e quindi è meglio lasciarli sfogare in queste innocue manifestazioni? Non la si butti in sociologia spicciola e datata, tirando fuori l’argomento della mancanza di punti di riferimento per i giovani a livello famigliare e sociale. Non facciamo del giovanilismo compensativo rispetto ai veri problemi che riguardano le nuove generazioni a livello scolastico e lavorativo. Se proprio qualcuno deve essere sloggiato dalle vie del centro, propendo per l’eliminazione delle movide piuttosto che per la rimozione dei “barboni”.

Mi rammento dell’intenzione manifestata parecchi anni or sono dall’allora ministro degli Interni, il socialista Giuliano Amato: voleva fare la guerra agli accattoni…con tanto di decreto ad hoc. L’acuto ed implacabile giornalista Marco Travaglio gli ricordò come forse fossero più gravi i suoi trascorsi craxiani, a servizio dell’accattonaggio tangentaro del socialismo italiano. Amato incassò e lasciò perdere.

In certe città il regolamento di polizia urbana, nella foga di ripulire la città e di abbellirne il volto, finisce col fare di ogni rifiuto un fascio, mettendo all’indice mozziconi di sigaretta, sacchetti di spazzatura, affissioni e volantini abusivi, deiezioni, latrati e guaiti canini, accattoni, parcheggiatori abusivi e potenziali clienti di prostitute su strada. Già in partenza non accetto che vengano messi rifiuti, animali e persone sullo stesso piano regolamentare e sanzionatorio. Suona velleitario, irrazionale e cinico il divieto per gli accattoni di sdraiarsi, sedersi, mangiare, bere o dormire in forma palesemente indecente, occupando con sacchetti, cartoni o altro il suolo pubblico. Attenzione, non stiamo parlando di rifiuti e nemmeno di animali: chi chiede l’elemosina è una persona che, fino a prova contraria merita rispetto e manifesta il bisogno di sopravvivere: ci saranno sicuramente tanti tipi di accattoni, dai disperati ai fannulloni, dai clochard ai rom, dagli immigrati ai disoccupati, ma dobbiamo vincere ogni senso di repulsione e sforzarci di vedere in essi una persona. Qualcuno non li vorrebbe vedere, qualcuno li vorrebbe espellere, qualcun altro li vorrebbe mettere in galera: li consideriamo come la vergognosa sporcizia da mettere sotto il tappeto, senza accorgerci che vergognosi siamo noi.

Mi sovviene un tratto follemente borghese e benpensante nel comportamento di una zia paterna: era gente povera ma voleva tener su le carte. Quando bussavano alla porta correva a nascondere la polenta: se era un ospite sconosciuto, il piatto rimaneva sigillato in dispensa, se si trattava di una persona nota e amica, la polenta poteva tornare tranquillamente in tavola con sollievo di tutti. Le apparenze erano salve! Non c’è da ridere, ci sarebbe da piangere. Con gli accattoni il discorso è analogo: la nostra società non li vuol mettere in mostra, li vorrebbe nascondere. La differenza sta nel fatto che mentre la polenta non grida e non gridava vendetta, i poveracci sì. Quindi danno fastidio, anche agli amministratori pubblici. Anche a certi preti. Ho visto monaci scacciare in malo modo accattoni appollaiati all’ingresso di una chiesa, ho visto preti altolocati gettare una monetina come si getta un osso a un cane, ho visto tanta indifferenza verso “i poveri cristi” da parte di chi in essi dovrebbe vedere Cristo. Ma lasciamo perdere…

Avevo premesso di non fare polemiche ideologiche e ci sono caduto. Resta comunque valido il discorso del raffronto tra movide giovanili e movide clochardiane. Non arrivo ai lanciafiamme ipotizzati dal governatore campano De Luca contro le stupide feste di laurea, ma non mi piacciono le maniere spicce verso gli accattoni e preferisco puntare sui giovani borghesi sfaccendati. Sono vecchio, lo so e non ho bisogno che qualcuno me lo ricordi!