Il governo chiede “una moderazione nelle esternazioni delle nostre comunicazioni, ma niente di più. Non ci sono state istruzioni di comportamento”. Lo ha detto il coordinatore del Cts Agostino Miozzo lasciando palazzo Chigi. “C’è stata una riunione con Speranza e la Gelmini, io ho presentato la mia disponibilità al ministro Speranza”, ha spiegato Miozzo, che sull’ipotesi di un portavoce unico del Cts ha detto: “Aspettiamo che il presidente ci dica cosa fare”.
Mi sono molto irritato davanti al video, ascoltando queste dichiarazioni, al punto da inveire con parole pesanti rivolte all’indirizzo di questo illustre personaggio, che si comporta come un bambino all’asilo. La mia brava e severa maestra elementare fece osservare a mia madre che, pur essendo un bravo alunno, chiacchieravo un po’ troppo con il mio compagno di banco (allora non c’era il problema del distanziamento). Da quanto si può immaginare, Mario Draghi avrà fatto un simile ragionamento ad Agostino Miozzo: abbiamo bisogno di voi, vi stimiamo, apprezziamo il vostro lavoro, ma cercate di chiacchierare un po’ meno e semmai di parlare con una voce unica.
Possibile che questi scienziati abbiano bisogno di essere rimproverati per tenere un atteggiamento consono al loro ruolo e alla situazione che stiamo vivendo? Possibile che uomini di scienza si lascino coinvolgere dal clima mediatico al punto da passare più tempo in televisione che nei loro laboratori o nei loro reparti ospedalieri? Possibile! Ci voleva la sobrietà praticata scrupolosamente da Draghi per portare alla ragione i componenti di questo organismo dalle cui labbra pendiamo? Ebbene sì, e speriamo che il bagno di riservatezza inaugurato dal premier possa contagiare un po’ tutti, dai ministri agli scienziati.
Che la politica dovesse riprendere appieno il suo ruolo, revocando deleghe eccessive concesse sbrigativamente alla scienza sull’onda del panico da pandemia, era da tempo auspicabile, ma che Mario Draghi dovesse svolgere anche il ruolo di maestro d’asilo non era pensabile. Il presidente del Consiglio non ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, ma evidentemente e fortunatamente oltre la bacchetta con cui dirigere una assai problematica orchestra governativa, ne deve sfoderare una con cui bacchettare gli scienziati chiacchieroni (e non solo loro).
Non so se sarà più facile contenere gli sfoghi ministeriali e partitici, che peraltro sono già fastidiosamente iniziati, o le parole in libertà vomitate dagli scienziati in perpetua libera uscita. È solo una questione di stile? No, è un problema inerente il senso di responsabilità. In questi giorni ho fatto una riflessione terra-terra, del tipo di quelle che mi regalava mio padre: se tutti avessero fatto e facessero scrupolosamente il loro dovere (meno parole e più fatti), probabilmente la pandemia l’avremmo già superata per lo meno al 50%. E non sarebbe poco.