Il disperato pianto dei bimbi pentastellati

La solita questione dell’uovo e della gallina: è nata prima la crisi dei partiti che, per questa volta, sembra aver portato bene, cioè ha favorito il governo Draghi, oppure è nato prima il governo Draghi che ha messo a nudo la crisi dei partiti. È una domanda oziosa: una cosa è certa, vale a dire che i partiti sono, chi più chi meno, nella cacca. Non lo dico con piacere, anzi lo constato con grande preoccupazione e nostalgia, anche perché i tecnici non si potranno sostituire ai politici per sempre: sarà bene che i politici siano tecnicamente più preparati, ma dovrebbero avere un respiro ed una missione diversa.

L’esempio più clamoroso di questo cortocircuito sta nella crisi esistenziale del M5S: sono rimasti senza leader, senza strategia, senza tattica, senza voti, senza bussola. Nudi come Grillo li prese. L’antipolitica li ha letteralmente divorati e rovinati. Ne hanno politicamente combinate di tutti i colori, ma non è bastato a dare un senso alla loro azione. Hanno sposato cause giuste, ma le hanno mescolate nel torbido della loro impreparazione e inesperienza. Costretti ad abbandonare a malincuore la protesta, si sono disperatamente aggrappati al primo personaggio in grado di farli maturare sul piano della cultura di governo: dalla scuola materna all’università, da Grillo a Conte il passo è stato troppo lungo e, quando Conte è andato in buca, è rispuntato Grillo, ma forse era tardi perché oltre tutto c’era Casaleggio a complicare le cose.

Non è detto che l’inventore di una macchina sappia poi farla funzionare bene e utilizzarla al meglio. Beppe Grillo ha letteralmente inventato il M5S, lo ha continuato a guardare da vicino, poi si è un po’ allontanato e, quando è tornato a casa, il cordone ombelicale era stato reciso e non sono bastate due o tre comparsate, due o tre furbate a ripristinare il collegamento.

Mio padre fu costretto ad una lunga trasferta in Sardegna, poco dopo la mia nascita, per affrescare una chiesa in quel di Oristano, che gli consentì una esperienza, oltre che professionale, anche umana, molto interessante. Al suo ritorno però trovo una sorpresa: non lo riconoscevo più, lo rifiutavo e ci volle del bello e del buono a riprendere il rapporto padre-figlio. Grillo è tornato, ma se tornando non ha salvato il suo partito-creatura, “a niuno in terra salvarlo è dato” (Traviata, quarto atto).

Draghi lo ha capito, si è sforzato di sopportare le “magate” grilline, le ha addirittura recepite per quanto possibile, ha concesso un minimo di continuità e dignità alla presenza governativa pentastellata, ha pazientemente atteso che svolgessero i loro riti mediatici: non è stato sufficiente. I mal di pancia da tempo esistenti si stanno trasformando in una colica intestinale devastante: non so se si chiamerà scissione, certamente profonda crisi identitaria.

In un solo colpo sono venute meno la leadership, la strategia e la tattica. In questi casi ci si attacca alla storia, ma il grillismo non ne ha; ai valori, ma i pentastellati hanno solo dei contro-valori; al proprio glorioso passato, ma il M5S punta al futuro guardando le stelle. A questo punto non rimane altro che litigare, fare e disfare, votare e rivotare, buttarla in caciara. Non mi aspettavo che Grillo perdesse così in fretta il controllo della situazione. Mi ero accorto subito che tutto questo partito era Grillo e solo Grillo, ma pensavo che i bambini accettassero di stare attaccati al papà per un tempo più lungo, invece…

Effettivamente non hanno tutti i torti: Draghi li ha asfaltati. Cosa volete che faccia Luigi Di Maio, quale ministro degli Esteri? Il reggicoda di Draghi! E Federico D’Incà (Ministro per i rapporti col Parlamento), Fabiana Dadone (alle politiche giovanili), Stefano Patuanelli (Agricoltura)? I comprimari in un governo di primedonne! Quattro noci che fanno poco rumore nel sacco.

Sono arrivati al dunque. Quando non ce n’è, non se ne può spendere. Berlusconi voleva assumerli per fare le pulizie a Mediaset. Draghi è stato molto più elegante: li ha messi in fila, disposto a trascinarseli dietro. Non potevano sperare di più. Non ci si improvvisa: i grillini non hanno alcuna preparazione politica, non hanno esperienza professionale. Non basta gridare contro i poteri forti della politica e della tecnica. Tutto sommato, senza alcun gusto sadico, sono curioso di vedere come andrà a finire in Parlamento e nelle urne.