Non so se Matteo Renzi avesse l’intenzione penelopiana di disfare la tela che lui stesso aveva, seppure confusamente, imbastito: mi riferisco alla combinazione giallo-rossa di cui fu equivoco ispiratore. Forse il vero obiettivo di Renzi è quello di creare zizzania in casa governativa per togliere scena e consenso soprattutto ai grillini, ritenuti terreno da dissodare alla conquista di una riedizione dell’antipolitica riveduta e corretta in salsa centrista. Magari finisce col rinverdire l’orgoglio pentastellato convertendolo alla politica politicante.
L’exploit pentastellato alle elezioni politiche del marzo 2018 aveva comportato l’elezione di 222 deputati e 112 senatori per un totale di 334 parlamentari. Da allora si è avuta una emorragia assai più che fisiologica, dovuta a dimissioni ed espulsioni, di 42 parlamentari a cui si potrebbero aggiungere qualcun altro dei tredici che hanno votato no alla riforma del Mes. Siamo al 13% di fuorusciti dal movimento: mi risulta che siano confluiti in altri gruppi parlamentari. Se non erro nessuno ha rinunciato alla carica, nonostante che il vincolo di mandato sia un cavallo di battaglia del M5S.
A parziale giustificazione di queste defezioni più o meno volontarie c’è indubbiamente la giovane età del movimento e soprattutto il meccanismo selettivo piuttosto approssimativo e improvvisato. Il calo però sta a dimostrare una certa qual incertezza di linea politica, che non solo si è tradotta in alleanze di governo altalenanti, ma anche in confusioni programmatiche su temi rilevanti come l’immigrazione e i rapporti con l’Europa. Le fuoruscite infatti non sono che la punta dell’iceberg rispetto alle divisioni interne ed ai personalismi a cui non è riuscito a porre rimedio il carismatico ma sempre più recalcitrante capo Beppe Grillo.
L’elettorato italiano ha dato la maggioranza relativa al movimento dell’antipolitica finendo col riconoscergli tutti i difetti e i pochissimi pregi della politica stessa. Stando ai sondaggi di opinione il consenso ai cinque stelle si sarebbe pressoché dimezzato e anche le elezioni regionali e locali hanno segnato la perdita di milioni di consensi. Questo pseudo-partito è un equivoco fin dalla sua nascita. Ha raccolto e incanalato politicamente ed istituzionalmente gran parte della protesta, ma non l’ha saputa gestire e tradurre in programmi concreti di rinnovamento, fermandosi ad una coltivazione populistica del consistente orto conquistato. L’equivoco continua e non bastano la pigra pazienza dell’alleato piddino, il fastidioso e pretestuoso pressing renziano, la bassa mediazione del premier Conte, costola quasi impazzita del movimento, la mancanza di alternative credibili ed agibili a livello di maggioranza parlamentare e di governo, la frastornata opinione pubblica pre e post Covid, a rendere accettabile il presuntuoso e inconcludente praticantato politico dei grillini.
Sul piano oggettivo ci sarebbero i presupposti per elezioni politiche anticipate: il partito pilastro della legislatura rischia di portare tutti al crollo. Siccome però la politica non si esaurisce con le elezioni, la situazione le sconsiglia di brutto e costringe a tenere in piedi un castello di sabbia, sempre meglio di un salto nel buio pesto.
Purtroppo su tutto prevale la penosa qualità degli esponenti politici pentastellati, autentici dilettanti allo sbaraglio, insopportabili mestieranti che si ergono a moralizzatori con la loro sostanziale immoralità fatta di incapacità. Non so infatti se faccia più danno chi ruba nelle casse erariali o chi non sa fare il proprio mestiere di parlamentare, di ministro, di amministratore pubblico in genere.
Marco Travaglio ha stigmatizzato in modo pesantissimo il comportamento di Matteo Renzi (l’innominabile) e della sua Italia viva in merito al Mes ed al Recovery fund: “Da che mondo è mondo, quando l’Anonima Sequestri prende qualcuno in ostaggio, chiama i famigliari per chiedere il riscatto. Invece l’Innominabile e gli altri italomorenti sequestrano Conte, ma non dicono cosa vogliono in cambio del suo rilascio”. Travaglio la definisce “una nuova fattispecie di banditismo politico: il sequestro di governo a scopo di estorsione imprecisata”.
Se Italia viva è politicamente assimilabile all’Anonima Sequestri, il M5S lo possiamo tranquillamente paragonare all’esercito degli incapaci (arruola anche personaggi provenienti da altre formazioni politiche, ma i grillini ne hanno la maggioranza qualificata), che Berlusconi voleva ingaggiare per la pulizia dei cessi di Mediaset senza contare che proprio lui aveva trasformato l’Italia in un cesso globale bisognoso di un esercito di pulitori.
Ci vuole solo l’abilità diabolica di Grillo a tenere in piedi una simile armata Brancaleone: l’ha voluta e adesso non riesce a disfarsene, anche se dà crescenti segni di intolleranza e insoddisfazione. In conclusione siamo nelle mani di Beppe Grillo e dobbiamo sperare nel suo carisma (?). Preferisco sperare nell’equilibrio del presidente della Repubblica, che non invidio e che con garbo e signorilità cerca di tenere in riga questi bamboccini e bamboccioni caduti dalle stelle.