Il gattone Donald e la cuginetta Ursula

Un mio simpatico cuginetto, era stato dolcemente bloccato sull’uscio del soggiorno da mio padre, il quale più a gesti che a parole gli aveva fatto credere che oltre la porta ci fosse un “gattone cattivo e feroce”. Quando dopo qualche tempo ritornò, si fermò di fronte a quella porta ancora chiusa e si mise a grattarla con le unghie accompagnando quel gesto con un “…tone…tone…”, che stava per gattone (si ricordava perfettamente del pericolo che gli era stato prospettato).

“Quello che è successo ieri a Washington è tanto spaventoso quanto oltraggioso. Tuttavia, il fatto che nella stessa notte Joe Biden sia stato confermato come prossimo presidente americano mostra quanto sia resiliente la democrazia americana. Joe Biden ha ora un compito arduo davanti a sé. Deve portare pace e unità; deve superare profonde divisioni e deve affrontare le grandi questioni del futuro: superare la pandemia, come affrontare la crisi economica globale a seguito di questa pandemia, come proteggere il nostro pianeta dai cambiamenti climatici, come far progredire la digitalizzazione e soprattutto tutto, come rafforzare la democrazia. L’Europa è pronta a lavorare a stretto contatto con il nuovo presidente americano su tutte queste questioni. Dopo questi quattro anni molto aridi che abbiamo vissuto, aspettiamo ora quattro anni fruttuosi di dialogo, cooperazione e buona collaborazione”. Così la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Sono capaci tutti di scandalizzarsi a cose fatte, di brindare al nuovo quando il vecchio sta fortunatamente togliendo il disturbo, di cavalcare la situazione a babbo morto. “Abbiamo vissuto quattro anni molto aridi” afferma con un respiro di sollievo Ursula von der Leyen. Certo, ma lei e tutta la classe dirigente europea dov’erano mentre Trump ne faceva di tutti i colori? Hanno taciuto per il quieto vivere o hanno parlato talmente sotto traccia da non essere sentiti? Si è trattato di realpolitik, di diplomazia o di colpevole omertà? Siamo proprio sicuri che non si potesse fare qualcosa di più per evitare di lasciare il mondo in mano ad un pazzo scatenato? È davvero così debole l’Europa da sopportare i continui sgarbi di un presidente Usa prestato alla Russia? Non abbiamo piuttosto certificato la pigrizia e la inconsistenza di una leadership europea di basso profilo ideale e politico?

Si potrebbe continuare, ma mi interrompo per carità di patria italiana ed europea. C’è voluta la pandemia per risvegliare le coscienze americane e le opinioni nostrane. Basterà lo scampato pericolo per smuovere il pantano internazionale? Non resta che guardare avanti con un filo di speranza in più. Non illudiamoci però che voltare pagina sia così facile: le macerie accumulate in quest’ultimo periodo devono essere sgombrate, i guasti devono essere riparati.

Mentre gli Usa trovano una nuova leadership, che lascia sperare pur con tutte le cautele del caso, mentre gli americani sembrano destarsi bruscamente da un brutto sogno, mentre gli sfigati fanno fatica a rassegnarsi per tornare a ragionare di politica, l’Europa resta sostanzialmente senza guida (Angela Merkel se ne sta andando e la rimpiangeremo…), gli sfigati europei non demordono e, da un certo punto di vista, sono ancora più pericolosi di quelli statunitensi, perché sono politicamente strutturati e fortemente (mal) rappresentati.

Il mondo sembra essere privo di riferimenti positivi e costruttivi: la paura del covid 19 non sarà sufficiente a promuovere virtuose novità. Bisognerà puntare sull’unto di gomito della politica quotidiana. Ci sarebbe necessità di guida, ma le guide non ci sono, accontentiamoci di quel che passa il convento! Il priore pazzo se ne sta andando, sotto a chi tocca! Visto che il gatto sembra schiacciato in mezzo all’uscio, i topi possono cominciare a ballare (non troppo però). Ce ne potrebbero essere altri nelle stanze accanto. Non scherziamo coi “gattoni”, prendiamo lezione da quel mio ingenuo ma acuto (sic!) cuginetto. Buon lavoro Ursula!