Il filo d’acciaio di Mattarella

Non ho memoria di una crisi di governo più assurda e incomprensibile di quella apertasi ufficialmente nella mattinata del 26 gennaio 2021 con le dimissioni di Giuseppe Conte rassegnate nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ho la netta sensazione che si stia creando una totale dicotomia fra politica e situazione reale del Paese: l’unico filo ancora presente, che lega le istituzioni ai cittadini, è quello del Capo dello Stato, in cui tutti dichiarano di credere, salvo fare i cavoli propri in modo disgustoso.

Mi auguro che Mattarella riesca a «tagliare il nodo gordiano», vale a dire a risolvere un problema apparentemente insormontabile con un intervento drastico. Una bella sforbiciata alla stucchevole ritualità, un bel ridimensionamento alle velleità personali e partitiche, una bella e forte iniziativa nel rispetto delle istituzioni, ma al di fuori degli schemi in cui siamo imprigionati.

Non sarà una strada facile, però Mattarella deve compiere uno sforzo nel rispetto dei cittadini e dei loro drammi. Non si tratta di violare la Costituzione, ma di applicarla fino e fondo, in tutto e per tutto. Il presidente nomina il capo del governo e su sua indicazione i ministri che poi dopo aver giurato nelle sue mani si presentano alle Camere per ottenere la fiducia. È chiaro che occorre considerare gli equilibri politici e la geografia parlamentare, ma non occorre esserne schiavi.

Personalmente non avrei incontrato i rappresentanti dei partiti per segnare una autonomia di iniziativa presidenziale nell’interesse del Paese. Spero si tratti soltanto di una breve e sbrigativa manfrina da ingoiare a fatica. Le proposte dei partiti, che presumibilmente verranno sciorinate negli incontri ufficiali al Quirinale, sono fuori dalla realtà, rispondono ad una logica che in questa fase storica non può essere accettata. Non si può disquisire su fantomatici nuovi gruppi parlamentari mentre ogni giorno muoiono centinaia di italiani. Non è possibile ipotizzare vecchie e nuove alleanze con il misurino del farmacista mentre il piano vaccini sta andando letteralmente a rotoli. Non si può litigare per poi fuggire nel proprio orto, mentre l’ortolano europeo ci guarda di sottecchi scuotendo malinconicamente il capo. Non si può pensare di dare la parola ai cittadini ammutoliti e spaventati da morte, malattia e disoccupazione.

Il Presidente Mattarella non deve scavalcare i partiti, ma prenderli per mano dopo averli opportunamente bacchettati e strigliati a dovere. Non deve trasformare la repubblica da parlamentare a presidenziale, ma da repubblica dei folli a repubblica degli assennati. Penso, anzi ne sono certo, che i cittadini lo capiranno e lo apprezzeranno ancora di più. Non è il momento di farsi degli scrupoli costituzionali, ma di adottare efficaci sostanziali procedure. Ognuno si prenderà le proprie responsabilità, messe impietosamente a nudo dal Capo dello Stato.

Aspetto con grande ansia e preoccupazione l’evolvere della situazione. Mi auguro almeno di risvegliarmi dall’assenza della vera politica per ritrovare la realtà di un presidente della Repubblica che ci rappresenta, ci tiene uniti, ci difende, ci aiuta, ci orienta per il meglio e ci aiuta a ritrovare il senso della vera politica. Buon lavoro a Lei e che Dio possa assisterLa!