In una trasmissione radiofonica di tanto tempo fa (ero un curioso bambino alle prese con i primi vagiti mediatici), il conduttore usava una simpatica espressione maccheronica: “una dimandina diccifilottina”. Col poco cervello che mi è rimasto, nonostante la sbornia mediatica a cui sono stato sottoposto nel tempo, mi sono fatto in questi giorni alcune “dimandine diccifilottine”.
- Davanti alla triste querelle della produzione e distribuzione dei vaccini anti Covid, mi sono ricordato di Neil Armstrong. Nel compiere il primo passo sulla superficie lunare, 21 luglio 1969, disse le ormai famose parole: «Questo è un piccolo passo per [un] uomo, un gigantesco balzo per l’umanità». Siamo proprio sicuri che sia stato un grande salto per l’umanità. Forse solo un salto nel buio del progresso, che, a distanza di oltre cinquant’anni, non riesce a garantirci una semplice punturina sul braccio per difenderci dal disastro. Probabilmente arriveremo prima su Marte. Qualcosa evidentemente non ha funzionato. O lo sbarco sulla luna era il finale a sorpresa di un enorme gioco a perdere tra le potenze (?) del mondo oppure siamo rimasti sulla luna, dove non ci sono problemi, e abbiamo trascurato la terra, dove i problemi non mancano. Ammesso e non concesso che il vaccino sia efficace e possa liberarci dalla schiavitù del Covid, dovremmo essere almeno capaci di garantirlo nel più breve tempo possibile a tutti. Siamo molto lontani: chi lo ha scoperto non è sicuro del fatto suo; chi lo sta producendo pensa ai fatti suoi; chi lo dovrebbe distribuire sta facendo un gran casino nei fatti altrui; chi lo dovrebbe utilizzare comincia ad avere seri dubbi. Mi hanno risposto: è il progresso, stupido! D’altra parte pochi giorni or sono a un importante virologo è stato chiesto come mai il numero dei morti per Covid aumenti nonostante gli sforzi messi in campo. Lui ha risposto con un sorrisetto ironico fuori luogo e con un cinismo a dir poco esagerato: “È il virus, stupido!”.
- L’emergenza totale che stiamo vivendo viene affrontata sul piano politico con una paradossale e compassata ritualità. Tutti capiscono che a situazioni estremamente difficili e complesse bisognerebbe rispondere con largo e responsabile piglio fattivo e costruttivo. Come mai, di fronte ad un si salvi chi può, la politica non riesce a mobilitarsi e anziché tuffarsi in mare per salvare il salvabile, sta a disquisire sulle scialuppe di salvataggio da utilizzare? Il premier è o non è adeguato alla bisogna? Il governo giallo-rosso è o non è in grado di varare e gestire un piano sanitario di vaccinazione prima e di rilancio socio-economico poi? Perché la maggioranza parlamentare si “sbraga” e l’opposizione urla e non muove un dito per offrire qualche spunto collaborativo? Si va alla disperata ricerca di un gruppo di responsabili che salvi la situazione di crisi governativa: ma non dovrebbero essere tutti responsabili? Possibile che non esista la possibilità di trovare una soluzione tale da guidare seriamente il Paese in questa tremenda fase? Perché si parla tanto e da tanto tempo di unità nazionale e di un governo che la cavalchi, ma poi il discorso si blocca su assurde pregiudiziali? Perché si ipotizza l’utilizzo dei tecnici e dei capaci per poi nasconderli negli spogliatoi o lasciarli in panchina? È la politica, stupido! Già, è la politica. Ma quale politica? D’altra parte i leader (ma quali leader?) del cosiddetto centro-destra sono andati solennemente dal capo dello Stato con in mano l’uovo di Colombo delle elezioni politiche: in mezzo alla tempesta si suggerisce al comandante della nave di usare gli ombrelli in attesa che la tempesta si plachi. È l’idiozia fatta sistema!