Trenta pagine per “inchiodare il premier ai contenuti”: evidenziando tutte le imprecisioni, le incongruenze, gli errori talvolta grossolani presenti nel Piano nazionale di ripresa partorito da Palazzo Chigi. Le ultime cinque per avanzare proposte, suggerimenti e correzioni “all’insegna del merito, senza polemiche pretestuose né ideologiche”. È quasi pronto il documento di Italia viva, che entro domani verrà inviato a Conte e probabilmente illustrato, nel tardo pomeriggio, da Matteo Renzi in Senato.
Così Giovanna Vitale su La repubblica introduce il compito in classe svolto da Renzi a beneficio della serenità di Conte in materia di progettualità in funzione anche e non solo del Recovery fund. L’ho chiamato “compito in classe”, perché la metodologia adottata mi ha riportato sui banchi di scuola: quando un compagno di classe era in difficoltà, gli si passava il compito, vale a dire si dava a lui l’imbeccata per stendere correttamente il suo elaborato da presentare all’insegnante di turno. Lo si faceva però discretamente, senza dare nell’occhio, senza squalificare tutti ed essere tutti regolarmente definiti insufficienti. Lo imponevano un minimo di solidarietà e l’aiuto reciproco col quale si cresceva tutti: oggi a me, domani a te.
Matteo Renzi con la sua Italia viva sta invece sbandierando questo documento prima di consegnarlo al premier: noi sì che siamo bravi, lui ha sbagliato tutto. Speriamo non si tratti della prova di chi non sa un cazzo, ma lo scrive bene. A prescindere dai contenuti del piano, non condivido il metodo. Quando si fa parte di un organismo, bisogna starci a ridere e piangere. Non va bene fare i primi della classe, magari senza esserlo. Bisogna collaborare.
Le manchevolezze del governo sono sotto gli occhi di tutti, non occorre la lente di ingrandimento renziana per vederle. Molti dei provvedimenti varati per contrastare la diffusione del coronavirus sono stati scritti sotto dettatura del comitato tecnico scientifico, ultima la cervellotica trovata delle zone gialle, arancione e rosse: non hanno funzionato e lo dimostrano le cifre catastrofiche della regione Veneto, zona gialla per molto tempo; lo dimostrano gli andamenti generali, soprattutto i decessi, che continuano a mantenersi altissimi.
Ho l’impressione che le cose vadano come in quella famosa barzelletta del confronto fra l’avvocato e il suo cliente: passando in rassegna i vari punti, per alcuni l’avvocato prevedeva di vincere per sua bravura, per altri, i più difficili, prevedeva la sconfitta del suo assistito. Gli scienziati sono molto bravi a chiacchierare, a pontificare, a parlarsi addosso: brancolano nel buio fin dall’inizio e più il tempo passa e più brancolano nel buio (anche il vaccino fa parte di questo procedere a tentoni). Molto bravi a scaricare le colpe sui governanti. Sarebbe interessante che il premier e il ministro della salute aprissero gli armadi e cominciassero a dire chi ha fornito certi suggerimenti rivelatisi sbagliati e che si ritorcono contro il governo.
Il discorso vale anche per il rapporto fra le istituzioni centrali e regionali, fra i ministri e fra le forze politiche di maggioranza e opposizione. Sono decisamente stanco di questa stupida corsa fra sedicenti primedonne. Devo ammettere che, a dispetto del suo cognome, il ministro della salute Roberto Speranza si sta rivelando il più prudente e realistico. Non a caso era ed è fautore di una linea rigorosa e impopolare, ma l’unica che potrebbe avere qualche serio risultato. Fa parte di Leu, la forza politica molto critica verso tutti, ma si è saputo assumere le proprie responsabilità, accantonando atteggiamenti faziosi e settari.
Mi interesso di politica da oltre cinquant’anni, mi sono impegnato per diverso tempo in essa, seppure a livelli assai modesti, credo di sapere distinguere la giusta dialettica democratica dalla strumentale conflittualità partitica. Non c’è serietà di intenti, di metodi e di contenuti. Adesso è la volta della vaccinazione: temo si tratti di molto rumore per nulla. Non sono contrario alle vaccinazioni, sono contrario a usarle come arma di distrazione di massa. Sul piano per il Recovery fund ho molti seri dubbi che improvvisamente si possa varare una sorta di vademecum miracolistico buono per tutti: diffido di chi ostenta la bacchetta magica, anche perché vedo una squallida gara tra maghi assai poco guidati dalle stelle. Auguriamoci che Matteo Renzi abbia nel suo firmamento la sesta. Sarà quella buona?