È successo a mia madre ed è successo anche a me. Mia madre andò a ritirare il referto delle analisi del sangue eseguite in un laboratorio ospedaliero e da queste risultò un quadro assai preoccupante, da far tremare le vene ai polsi. Il medico curante restò molto perplesso e, rivolto a mia madre, azzardò un clamoroso pronostico: “Queste non sono le tue analisi, da quanto ti conosco io, c’è qualcosa che tocca…Rifacciamole in un altro laboratorio che conosco e di cui mi fido”. Rifatte le analisi, svelato il mistero: della patologica e grave segnalazione precedente non c’era più nulla, tutto rientrava nella normalità. Tutto è bene quel che finisce bene. Ricordo però che mio padre azzardò un’ipotesi piuttosto plausibile: uno scambio di persona con il ben più grave conseguente disastro a carico dell’altra persona. L’episodio finì lì con un grosso respiro di sollievo e una certa soddisfazione del medico che non aveva creduto all’evidenza dei dati emergenti dalle analisi al punto che non ritenne nemmeno il caso di rifare ulteriormente le analisi. Disse infatti: “Queste sono finalmente le tue”.
È successo a me. Le analisi eseguite in due laboratori a distanza di un giorno diedero risultati diametralmente opposti relativamente ad un dato che lasciava intendere una preoccupante anomalia sanguigna. Il mio medico, scrupoloso come non mai, fece presente la cosa e il laboratorio che aveva fornito il dato sballato, rifece prelievo e analisi e tutto si chiarì o meglio tutto rimase nel dubbio su cosa fosse successo.
È pur vero che i risultati delle analisi di laboratorio vanno letti nel loro contesto e applicati al soggetto interessato sotto lo sguardo vigile del medico capace di interpretarli. È altrettanto vero che, come ebbe a dirmi un autorevole medico, la medicina non è una scienza esatta, da lui acutamente assimilabile più alla letteratura che alla matematica. Tuttavia si resta sbigottiti e preoccupati di fronte a certi casi che mettono più di una pulce nell’orecchio.
Tutto quanto sopra per arrivare ad una notizia piuttosto allarmante. Un problema tecnico ad uno strumento del laboratorio analisi dell’ospedale Parini di Aosta ha dato, domenica scorsa, esito positivo a numerosi tamponi che invece non lo erano. I falsi contagiati, almeno una ventina, già ricoverati, sono stati trasferiti nei reparti Covid la sera stessa. Il fatto – secondo quanto appreso dall’Ansa – è avvenuto domenica scorsa. Solo la mattina del 28 dicembre si è scoperta la loro negatività e ora i soggetti coinvolti si trovano isolati in altri reparti. Il malfunzionamento dello strumento di analisi ha anche generato un boom di contagiati, 61 nuovi casi su 68 persone testate mettendo in allerta gli operatori Usl.
Gli errori sono sempre possibile (chi non ne fa?), sia a livello umano che a livello delle macchine, però non è piacevole che accada. Anche perché in questi casi sorge il dubbio che di errori se ne possano essere verificati parecchi con il conseguente danno psicologico e fisico a carico dei soggetti interessati, ma pure con il conseguente dubbio in merito alla veridicità e attendibilità dei dati su cui stiamo costruendo la strategia di contenimento e combattimento della pandemia da Covid 19 e varianti.
Se devo essere sincero, fino ad ora i miei dubbi erano relativi alle modalità di raccolta ed elaborazione dei dati globali giornalieri su cui vengono imbastiti gli andamenti epidemiologici. Figuriamoci se i dubbi si spostano addirittura a monte, vale a dire sull’attendibilità dei dati stessi. Si dirà che gli errori vengono assorbiti a livello dei grandi numeri. D’accordo, ma andatelo a dire a quelle persone che per errore hanno vissuto l’incubo dell’isolamento. D’altra parte in uno stato di perenne emergenza come quello vissuto dalla sanità da diversi mesi, c’è da aspettarsi questo ed altro. Un motivo in più per sputare meno sentenze, per chiacchierare meno, per ostentare meno certezze e per scaricare meno colpe sugli altri.
In cauda venenum: speriamo che gli errori non siano stati fatti nella costruzione del vaccino e che non vengano fatti nella somministrazione dello stesso. Forse è meglio non pensarci e fare qualche atto di fede e, come detto, sperare bene e contare sulla carità (impegno serio e disinteressato) degli uomini, ma soprattutto su quella di Dio (la più sicura!).