Renzi e la “sindrome di Baggio”

Non vorrei avere qualche allarmante deficit di memoria (alla mia età ci potrebbe anche stare), ma personalmente non ricordo una campagna elettorale così zeppa di cazzate sparate alla viva il parroco: una tira l’altra, come ciliegie che stanno guarnendo la torta politica in vista del voto.

Siccome tutte le parti in lizza hanno fior di consulenti mediatici alle spalle, ritengo che questa tattica della sparata venga considerata redditizia a livello di cattura del consenso. E allora i casi sono tre: o gli elettori sono talmente frastornati da lasciarsi incantare da chi la spara più grossa o siamo tutti in vena di scherzare, sia coloro che andranno a votare sia quanti si asterranno, oppure alla fine prevarrà il buon senso riesumato in fretta e furia di fronte alla valanga di sciocchezze.

Non invidio Matteo Renzi, il principale bersaglio di questi attacchi da destra, sinistra e centro: tutti, più o meno, direttamente o indirettamente, addosso al PD. Visto il livello culturale e politico degli attaccanti, considerati i pulpiti sgangherati da cui provengono le assurde prediche, forse si può riabilitare il famigerato detto “molti nemici, molto onore”.

Senza entrare nel merito delle polemiche (sarebbe tempo perso!) mi sento di dare un consiglio spassionato (in stile montanelliano) al leader PD: lasci perdere, parli poco, porti avanti un suo discorso concreto basato su pochi fatti del passato e poche proposte per il futuro. Parecchi sono i motivi che consigliano un profilo basso ed essenziale.

Innanzitutto le cazzate che girano sono tali e tante da rendere pressoché impossibile controbattere efficacemente a tutte: probabilmente chi le spara vuole trascinare tutti in una rissa totale in cui c’è solo da rimetterci in dignità e serietà. Avete presente quando a scuola si era interrogati assieme a compagni impreparati? Le domande giravano e anche chi aveva studiato e poteva esprimere risposte attendibili finiva, prima o poi, per sbagliare qualche colpo, per essere travolto dal vortice e per fare una pessima figura di fronte al professore incavolato per un così basso livello dei suoi allievi.

Fin qui la motivazione in negativo, ma ve n’è una anche in positivo. Ricordate quando il famoso e talentuoso calciatore Roberto Baggio arrivò finalmente in nazionale? Il vestire la maglia azzurra lo condizionò al punto da sentirsi obbligato di stupire pubblico e critica ad ogni giocata: quando gli arrivava il pallone voleva strafare, attirava su di sé tutti gli occhi e naturalmente si esponeva al rischio di deludere persino i suoi estimatori. Non vorrei che Matteo Renzi fosse catturato psicologicamente dal “complesso di Baggio”, intendesse dimostrare sempre e comunque di essere all’altezza della situazione e di ricoprire il ruolo del “miglior fico del bigoncio” (lo lasci fare a D’Alema, il Massimo specialista di questa disciplina).

E poi chi ha governato corre un altro rischio. Ai molti che inevitabilmente avrà scontentato deve aggiungere i molti in preda alla cosiddetta “sindrome rancorosa del beneficiato”: gli insegnanti messi a ruolo, i giovani del bonus cultura, i lavoratori del bonus stipendiale, i contribuenti che hanno pagato un po’ meno tasse, etc.

Infine c’è sempre in agguato il benaltrismo e lo svaccamento di quanto fatto da chi è stato al governo. Al riguardo ricordo quanto mi diceva un caro amico, un comunista serio e leale, all’indomani della instaurazione a Parma di una giunta comunale di centro-sinistra dopo tanti anni di amministrazione socialcomunista. Di fronte al frenetico attivismo dei nuovi amministratori qualcuno dei precedenti diceva “cosa vuoi che sia…”; al che il mio amico rispondeva piuttosto piccato ai suoi compagni di partito: «Se era così facile, perché in tanti anni non lo avete fatto?».

Concludendo, se Renzi vuole rilanciarsi, a mio modesto giudizio, non deve ripercorrere pedissequamente la precedente tuttologa esperienza, ma lasci giudicare agli elettori, tenga un atteggiamento semplice e lineare, vada al sodo, faccia poche chiacchiere e non si senta in obbligo di fare i goal di tacco, ma si accontenti di bei passaggi all’interno di un affidabile gioco di squadra.