Di Maio santo (quasi) subito

Il governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco ha così testimoniato di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche: «A richiesta di informazioni su banche in difficoltà io risposi a Renzi che di banche in difficoltà parlo solo col ministro. Lui la domanda la fece e io non risposi».

Luigi Di Maio ha commentato: «Visco svela le pressioni di Renzi su Banca Etruria. Per uno scandalo di questa portata un vero partito democratico avrebbe già mandato a casa il suo segretario».

A Visco mi permetto di ricordare che il Presidente del Consiglio, pur non avendo costituzionalmente poteri diretti, è responsabile, da “primus inter pares” qual è, della politica governativa e quindi non capisco il perché di questa ostentata riottosità nei suoi confronti. Dal momento che ormai tutto si gioca a livello di maliziosi retroscena, scendo anch’io su questo fangoso terreno e non vorrei si trattasse di una frecciatina velenosa e vendicativa, visto che Renzi aveva posto qualche dubbio alla riconferma di Visco alla testa della Banca Centrale Italiana.

Infatti al grillino candidato in pectore alla presidenza del consiglio non è parso vero di costruirci sopra un attacco politico bello e buono. A lui chiedo cosa ci sia di strano e scandaloso nel fatto che un premier si interessi delle banche in difficoltà, chiedendo magari notizie al governatore della Banca d’Italia. Come si comporterà Di Maio nella malaugurata ipotesi che venga chiamato a palazzo Chigi?

Al di là di tutto resta il solito amaro retrogusto di un confronto politico falsato da strumentali polemiche e soprattutto da attacchi scorretti ed infondati. Non credo che Renzi sia un santo, anche se la chiamata alla santità vale per tutti anche per i politici, ma i canoni della santità non li determinano certo Grillo e Di Maio, che al massimo potranno scherzare coi fanti lasciando stare i santi.

In fin dei conti Giorgio La Pira, lui sì in odore di santità, non esitava ad interessarsi delle aziende in difficoltà: resta storico il suo insistente intervento a favore dell’azienda Pignone a rischio chiusura con le gravi conseguenze occupazionali che ne sarebbero potute derivare. Non si fece scrupolo di chiedere aiuto ad Enrico Mattei, presidente dell’Eni, affinché la salvasse e la rilevasse: eravamo al limite della correttezza istituzionale, l’interferenza della politica era indiscutibile; La Pira, che all’epoca, se non erro, era soltanto il sindaco di Firenze, stava intromettendosi, utilizzando allo scopo amicizie personali.

Tutti stupidi? Tutti ladri? Nossignori! Tra l’altro gli stupidi abbondano anche oggi; quanto ai ladri staremo a vedere cosa succederà quando governerà Di Maio. Mi metterò con la fantasia nelle vicinanze di palazzo Chigi per guardare il viso di chi ne uscirà dopo aver parlato col presidente. Probabilmente Grillo si sarà già eclissato e gli italiani si andranno a nascondere.