Un rogo tira l’altro

Emergenza incendi: in Piemonte si moltiplicano i roghi anche per effetto della siccità e del forte vento. Per questi fenomeni c’è il dubbio che la causa scatenante sia la mano più o meno criminale dell’uomo. Si è aperto un circolo vizioso determinato in modo remoto o prossimo dal comportamento umano: l’inquinamento causa i cambiamenti climatici, il clima determina effetti devastanti sull’ambiente, l’intervento dell’uomo aggiunge benzina al fuoco, gli andamenti meteorologici accentuano le devastazioni.

Ci sentiamo prigionieri e reagiamo demenzialmente bruciando la cella in cui ci siamo chiusi. Qualcuno sostiene che non vi sia un collegamento tra inquinamento e cambiamento climatico: mi sembra una storia simile, anche se inversa, rispetto a quella dei vaccini. La nostra vita è tutta puntata sulla scienza, da essa ci aspettiamo i miracoli, poi, quando non arrivano i miracoli, ma gli allarmi e i rimedi faticosi, la snobbiamo con un’alzata di spalle.

La Bibbia la dice lunga: all’uomo non bastò rifiutare il paradiso terrestre, ma si mise ad ammazzare il proprio fratello. Per dirla in senso religioso: se rifiutiamo Dio va tutto a catafascio. Per dirla in senso laico: se dimentichiamo di essere uomini, diventiamo peggio delle bestie.

Non ci accontentiamo di bruciare i boschi, troviamo divertente bruciare le persone: un tempo si mandavano al rogo le streghe, oggi i clochard, i personaggi scomodi e fastidiosi, quelli che compromettono il decoro delle nostre piazze. Facciamo tante polemiche sull’incenerimento dei rifiuti per poi incenerire quelli che cinicamente consideriamo “rifiuti umani”.

Rogo chiama rogo. Stupidità chiama stupidità. Delinquenza chiama delinquenza. Una spirale odiosa e perversa della quale non si vede la fine. Quando ad un’automobile si rompono i freni, non si sa dove possa andare a sbattere: può finire contro un muro, può cadere in un precipizio, può scontrarsi con un altro mezzo, può investire un gruppo di persone.

A ben pensarci c’è un filo che lega l’episodio degli ultras irridenti ad Anna Frank con quello del fuoco appiccato al clochard, nei giardini di una piazza di Torino intitolati a Madre Teresa di Calcutta. Forse non solo si vuole sfogare l’odio contro i diversi, ma si vogliono dissacrare i simboli che ci richiamano al dovere di rispettare i nostri simili. Ho sentito che qualcuno considera questi comportamenti come vere e proprie bestemmie moderne, come ribellione ai valori condivisibili, come provocatorio ritorno agli orribili fantasmi della storia.   Oltretutto quando alla cattiveria aggiungiamo una punta (?) di stupidità arriviamo all’apice del male da cui diventa ancor più difficile difendersi.

Le analisi sociologiche lasciano il tempo che trovano perché elaborano sistematicamente l’ovvio, gli scavi psicologici fanno bene a chi vende l’elisir di lunga morte, i social sono il dito dietro cui nascondiamo le nostre vergogne, i commenti mediatici durano lo spazio d’un mattino. Ed è subito sera, anzi notte fonda.