Quando osservo il comportamento dei rappresentanti delle massime istituzioni nazionali di fronte ai parenti delle vittime di tragici eventi (prescindo in questo caso volutamente da eventuali responsabilità pubbliche a monte di tali tragedie), da una parte mi compiaccio che lo Stato abbia il coraggio di avvicinare queste persone per trasmettere loro la vicinanza e la solidarietà dei concittadini, ma dall’altra, devo ammetterlo, mentre ascolto parole e frasi opportune ed impegnative quali “non vi dimenticheremo” etc.etc., mi viene spontaneo temere che tutto possa essere compromesso dai soliti ritardi, dalle solite lungaggini e dalle solite omissioni in cui lo Stato si trasforma da amico solidale a burocrate pignolo (badate bene: non mi riferisco alle ricostruzioni post-terremoto e simili, ma a cose molto più piccole ma molto eloquenti e scandalose).
Ricordo con grande commozione la coraggiosa e credibile presenza dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini alle esequie delle vittime dell’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna: il suo smarrimento nel girare fra le bare, il suo scuotimento di capo a significare l’incredulità del popolo italiano per un fatto che ne minava la vita democratica (avrà sicuramente pensato: sono stato in galera, ho rischiato la vita assieme a tanti partigiani ed antifascisti, ho combattuto fino in fondo per riconquistare la libertà e la democrazia all’Italia ed ora, da capo dello Stato, vengo a fare il funerale a cittadini innocenti massacrati da rigurgiti anti-democratici), quella sua mano appoggiata al braccio del sindaco di Bologna che fece il discorso di omaggio (geniale gesto di vicinanza dello Stato democratico alle Istituzioni ed alla gente in un momento di grave inquietudine al limite della disperazione).
Cosa direbbe oggi Sandro Pertini apprendendo che, a distanza di 37 anni, i risarcimenti alle vittime di quella strage sono ancora in ballo, le pratiche relative non sono ancora state chiuse, queste somme sono state stralciate dalla manovra estiva del governo? Mi ha fatto immenso piacere che il vescovo di Bologna Matteo Zuppi se ne sia voluto interessare e che abbia pronunciato appropriate parole al riguardo: «Speriamo che si riesca a trovare una soluzione, ci sono ritardi che sono inaccettabili e fastidiosi, in certi casi lo sono ancora di più per la sofferenza che non viene capita e che viene minimizzata».
Perché lo Stato non ha la sensibilità di affrontare e risolvere con la necessaria tempestività queste situazioni che, tra l’altro, per la finanza pubblica rappresentano una goccia nel mare della spesa, una goccia rossa come il sangue delle vittime. Non capisco. E ci si casca sempre. Forse Bologna è un caso clamoroso, ma ce ne sono altri. Ogni tanto ne spunta uno. Sì, perché i familiari delle vittime hanno oltre tutto la delicatezza di non protestare più di tanto: dopo il danno ingoiano anche la beffa. Ribadisco di non capire. Ci sarà mai, una buona volta, un politico che, investito di ruolo istituzionale, vada a verificare tutte queste vergognose situazioni accumulate nel tempo (risarcimenti, pensioni, etc. etc), le sblocchi definitivamente e metta in atto procedute tali da evitare simili vergogne di Stato?