Chi scherza col fuoco?

Ascoltando e leggendo la notizia di un gruppo di turisti, giornalisti e guide, colpito, per fortuna solo di striscio, da una pioggia di materiale incandescente sputato dall’Etna – notizia che per certi versi assomiglia molto a quelle riguardanti sciatori investiti da slavine e valanghe, alpinisti colti dallo sgretolamento delle montagne o da drammatiche tempeste di neve – non ho potuto frenarmi ed ho immediatamente pensato: non si può scherzare col fuoco.

Purtroppo però ci sono molti tipi di fuoco e di scherzi. Ne faccio un breve elenco, non certo esaustivo, ma solo esemplificativo: si tratta di fuochi e incendi virtuali, fenomeni molto più pericolosi e meno controllabili, che finiscono però col ripercuotersi anche su coloro che non hanno alcuna intenzione di scherzare e con l’infiammare l’intera società.

Prendo spunto e mi limito all’attualità. Il vice-presidente della Camera dei Deputati, il grillino Luigi Di Maio, candidato premier in pectore (Dio ce ne scampi e liberi…), di fronte alla bocciatura, da parte del Senato, della decadenza del suo componente Augusto Minzolini, postasi all’ordine del giorno in quanto condannato a 2 anni e 6 mesi per peculato, un reato commesso quando era dipendente Rai, ha reagito con parole incendiarie rivolte ai colleghi, rei a suo dire di scambi di favori a livello castale: «Non vi lamentate se i cittadini vengono a manifestare in modo violento».

Cari amici grillini, tempo fa vi davo atto di avere intercettato, interpretato e rappresentato forme di protesta, che avrebbero potuto esplodere in modo violento e piazzaiolo; oggi le parti, a quanto pare, si sono invertite e siete voi a giustificare ed istigare il ricorso alla protesta violenta, lanciando subdoli avvertimenti, tirando sassi sul Web e nascondendo la mano, usando continuamente frasi e parole dette apposta per creare un clima di rissa, candidandovi al ruolo istituzionale, non tanto di governo, ma di fiammifero di Stato. State scherzando col fuoco:   attenti perché la storia è piena di situazioni simili, finite in veri e propri drammi sociali e politici.

Anche i parlamentari del partito democratico devono stare in campana e non giocare col fuoco del voto di coscienza. IL PD fa un po’ troppo ricorso a questo meccanismo: da una parte la libertà di voto fa onore ad una formazione politica, ma può anche diventare una fuga dalle proprie responsabilità. Nel partito democratico e dintorni si assiste ad un tira e molla vergognoso su troppi argomenti e in troppi casi. Prendiamo il discorso voucher: sembrava che Renzi avesse sconvolto il mondo del lavoro, limitandosi solo ad allargare le maglie di una rete gettata da altri. I voucher sono strumenti per regolare i lavoretti, vale a dire quei rapporti di lavoro che non rientrano, per loro caratteristiche oggettive, nelle fattispecie contrattuali classiche. Ebbene la CGIL (altro soggetto specializzato nello scherzare col fuoco) ne ha fatto una battaglia ideologica, chiedendo un referendum; molti piddini le hanno fatto da sponda e, adesso fanno i furbi dicendo che il governo, chiudendo definitivamente la partita, avrebbe “saltato il fosso andando oltre il ragionevole” (il solito Bersani: lui non ha saltato il fosso ma il fiume…) e che i voucher in certi casi potrebbero continuare a sussistere e si rammaricano perché di punto in bianco migliaia di soggetti non sapranno che pesci pigliare (a monte, dopo avere rotto i coglioni per mese e mesi su questa faccenda, si grida a chi, a valle, avrebbe esagerato con l’eliminazione dei voucher). Siamo sempre nel caso di chi getta il sasso e nasconde la mano, di chi accende un fiammifero vicino alla benzina e poi grida al fuoco se scoppia l’incendio.

È già cominciato il balletto delle coscienze in materia di biotestamento. Insomma alla fine sono forse più i voti in difformità dalle linee di partito di quelli nel rispetto delle stesse. Non invidio i capi-gruppo PD impegnati a tenere uniti questi parlamentari sguscianti da tutte le parti. Lasciamo perdere quanti si sono resi responsabili della scissione di questo partito (loro sì che se ne intendono): hanno giocato e giocano col fuoco distruttivo di una forza politica fondamentale nello scacchiere politico italiano.

La rassegna arriva ai magistrati. Devono smetterla di scherzare col fuoco del fare politica, dentro e fuori dai partiti, come se fossero degli esercizi pubblici in cui si entra e si esce con la massima libertà, candidandosi a ricoprire funzioni parlamentari per poi tornare a lavorare nelle procure e nei tribunali; andando in aspettativa per fare politica, con la possibilità di tornare indietro in ogni momento, nascondendosi dietro il dito della Costituzione che vieterebbe solo di iscriversi ad un partito, ma non di rappresentarlo in Parlamento. In poche parole brutali, non sanno dove tenere il culo. Facessero i giudici e la piantassero di “pendolare”, finendola di scherzare col fuoco dell’invasione della politica e dello screditamento della magistratura. La recente vicenda del giudizio parlamentare in dissenso da quello della magistratura, relativo ad Augusto Minzolini, è figlio soprattutto di questo casino politico-giudiziario.

Dello scherzar col fuoco dei leghisti ho già parlato in un precedente commento e non voglio ripetermi: è assurdo e colpevole incendiare le piazze e poi scandalizzarsi quando si finisce per subire degli autogol piazzaioli e violenti.

A livello internazionale voglio solo fare l’esempio della Turchia: con questo Stato-regime in troppi hanno scherzato e ora l’incendio è divampato. Troppo spago si è offerto a questo “sporca per casa” di un Erdogan e adesso potrebbe essere tardi per fare marcia indietro.

Lasciamo perdere lo scherzar col fuoco degli americani elettori di Trump: forse abbiamo raggiunto il massimo del virtuale incendio colposo e gli effetti si avranno (ci sono già) in tutto il mondo, non so per quanto tempo (sicuramente parecchio).

Basta così. Penso di avere reso l’idea di cosa voglia dire scherzare col fuoco a livello sociale e politico. I turisti dell’Etna se la sono fortunatamente cavata con leggere ferite. Il turismo della politica crea ferite talmente vaste e diffuse che non si notano, ma si sentono e si sentiranno sempre più.