Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito “una grande idea” che il Vaticano possa ospitare eventuali negoziati di pace tra Russia e Ucraina, sottolineando come vi sia “molta rabbia” tra le parti e come il simbolismo del luogo possa contribuire a un clima più favorevole.
“Penso che sarebbe fantastico farlo in Vaticano. Forse avrebbe un significato ulteriore”, ha dichiarato durante un evento alla Casa Bianca. Trump ha parlato lunedì separatamente con i suoi omologhi di Russia e Ucraina, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, e dopo questi colloqui ha annunciato che i due Paesi apriranno immediatamente dei negoziati per un cessate il fuoco e per porre fine alla guerra.
Papa Leone XIV aveva già manifestato la sua disponibilità a farsi coinvolgere nel dialogo, e Zelensky ha ipotizzato che il futuro incontro possa tenersi in Vaticano, in Svizzera o in Turchia. Trump si è detto favorevole all’ipotesi della Santa Sede: “C’è un’enorme amarezza, una grande rabbia, e penso che forse potrebbe aiutare ad alleviare parte di questa rabbia. Quindi farlo in Vaticano sarebbe una grande idea”, ha affermato. (da RaiNews.it)
La critica più frequente – peraltro subdola ed inconsistente – rivolta a papa Francesco era quella di avere trasformato la Chiesa in una ONG, di averla cioè appiattita sul piano sociale, trascurando quello spirituale.
In realtà ai detrattori di Bergoglio non interessava la spiritualità, ma erano infastiditi dall’attenzione ai poveri: è una storia vecchia come il cucco, chi sta dalla parte dei poveri in realtà non piace anche se magri si fa finta di ammirarlo.
Evidentemente anche Gesù aveva in mente le ong e si appiattiva sul sociale, dal momento che non faceva altro che parlare dei poveri, degli ultimi, dei sofferenti, etc. etc.
Non vorrei che, sulle ali dell’entusiasmo diplomatico conseguente alla sua elezione, papa Leone si facesse prendere la mano per trasformare la Chiesa in una sorta di ONU riveduto e scorretto.
In materia di pace e di intervento della Chiesa a favore della pace si sta facendo un po’ di confusione. Innanzitutto si confonde la Chiesa col Vaticano: sono due realtà ben diverse. Il Vaticano non è nemmeno lo specchio esaustivo della Chiesa-istituzione, figuriamoci della Chiesa-comunità, ma semmai quello della Curia romana implicata anche troppo nelle cose di questo mondo.
In secondo conseguente luogo la Pace che dona il Risorto non è quella che dà il mondo, vale a dire quella di Trump, Putin e c. La Chiesa quindi deve stare attenta a non diventare protagonista nelle questioni mondane: non è la “pasta”, ma il “lievito”. Gesù non ha nemmeno lontanamente pensato di fare da mediatore fra Romani ed Ebrei, se ne è ben guardato a costo di deludere tutti e di farsi mettere in croce. A Pilato, che gli chiedeva conto delle sue “strane” idee, non ha proposto di dialogare, ma lo ha elegantemente mandato a cagare.
La storia dei papi è piena di interventi a favore della pace: Giovanni XXIII riuscì, col carisma che possedeva, a scongiurare la crisi di Cuba con tutto quel che ne poteva conseguire: fortunatamente aveva come interlocutori personaggi di altra statura rispetto agli attuali. Non li ospitò ufficialmente in Vaticano, così come Giovanni Paolo II fece un autentico capolavoro diplomatico con Jaruzelski, senza intromettersi politicamente nelle vicende polacche, facendo valere la propria incontenibile autorevolezza umana e spirituale. Paolo VI si recò in visita all’Onu e lanciò il suo storico “jamais plus la guerre”, ma non offrì nessun tavolo vaticano per affrontare le emergenze belliche, anche perché dovrebbe essere proprio l’Onu la principale sede dove dirimere i conflitti fra le nazioni.
Essere il primo Pontefice americano fa sì che Washington e Bruxelles possano contare su di lui come canale di collegamento con Mosca, anche se il “passaporto Usa” può alimentare diffidenze dei russi ortodossi, orientati a vedere in lui un tipico rappresentante dell’Occidente complessivo. L’esperienza missionaria in Sudamerica amplia lo spettro del suo intervento.
Un Papa che conosce sia il campesino del Perù sia il businessman di Chicago può creare ponti tra visioni in conflitto, così come le sue iniziative di dialogo intessute in un linguaggio ampio di giustizia sociale possono risuonare positivamente nel Sud globale, ampliando il consenso anche a proposte ambiziose.
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Dopo il colloquio tra Trump e Putin, nel quale è sembrata ancora prevalere l’ambiguità del leader del Cremlino, pronto a firmare memorandum preliminari a una tregua ma solo alle proprie condizioni, c’è più che mai bisogno di un mediatore che abbia il coraggio della chiarezza e della mitezza, avendo a cuore il valore della pace per sé, senza alcun secondo fine. L’accenno fatto dal presidente Usa sui social media sembrerebbe aprire ottimisticamente a trattative imminenti, forse ospitate proprio in Vaticano. (dal quotidiano “Avvenire” – Andrea Lavazza)
In questo delicatissimo momento storico il Papa rischia di essere visto come il mediatore per eccellenza tra le potenze del mondo, il Vaticano rischia di diventare la foglia di fico con cui coprire la fine della laicità della politica, nonché il tramonto del diritto e delle istituzioni internazionali: sarebbe una nefasta influenza pseudo-evangelica. Ed inoltre non accontentiamoci del dito dietro cui nascondere le comode inerzie dei cattolici che applaudono il Papa.
Mi sembra opportuno citare integralmente una preghiera, redatta dal Cardinale Zuppi, che ogni buon cristiano dovrebbe recitare ogni giorno: “Signore, che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, che vieni sulla terra per portare luce nelle tenebre, dona al mondo la pace. Donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace. Donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Amen”.
Attenzione alle sbruffonate politiche di Trump, alle furbizie di Putin, alle ipocrisie di Netanyahu e persino alle disperate condizioni di Zelensky (come noto chi sta per affogare ti trascina nel gorgo…). Invece di andare dietro alle insulse chiacchiere dei delinquenti al potere, non sarebbe meglio scomunicarli nella sostanza e nei fatti, proclamando ad esempio che la carneficina dei palestinesi come quella degli ucraini non può andare su alcun tavolo di trattativa, direttamente o indirettamente patrocinato dalla Chiesa?
I vescovi statunitensi volevano negare la comunione a Biden. Non ho sentito nulla del genere nei confronti di Trump: attenzione papa Leone, perché alcuni suoi elettori probabilmente cadono in queste contraddizioni clamorose. Forse lo Spirito Santo eviterà che presentino il conto al nuovo papa. Nella storia della Chiesa è successo spesso che il Papa, una volta eletto, vada per la sua strada e non si faccia dettare il comportamento da chi lo ha eletto con secondi poco ecclesiali fini. Papa Francesco chiedeva sempre preghiere: gli servivano per resistere alle pressioni di chi lo voleva distogliere dalla sua pastorale evangelica!?
Sull’Ucraina oltre tutto si giocano anche i rapporti con una parte della Chiesa ortodossa (quella dei chierichetti di Putin), che magari vedrebbe di buon occhio una intromissione vaticana atta a compensare quella del patriarcato russo: le chiese cristiane affaccendate e intrecciate con gli equilibri di potere. Ci potrebbe esser di mezzo anche l’ecumenismo riguardante i rapporti tra cattolici e ortodossi.
Se c’è stata una preoccupazione particolare nella vita di Gesù è stata quella di non lasciarsi coinvolgere in questioni politiche, se non stando dalla parte dei poveri e degli ultimi. Credo che papa Francesco, per il quale il vademecum era solo ed esclusivamente il Vangelo, sia riuscito ad essere il miglior interprete possibile della beatitudine riguardante “i pacifici che saranno chiamati figli di Dio”. Nessuno è perfetto, nemmeno papa Francesco, ma ricordiamoci che, come diceva mio padre, «al ‘n era miga un gabiànn…» (non ho approfondito e stabilito da dove venisse questo modo di dire: probabilmente il richiamo al “gabbiano” era dovuto al fatto che questo strano uccello si diverte a rovistare nella spazzatura, nel “rudo” e quindi non dimostra di essere un mostro di intelligenza e furbizia).
Fantastico un tavolo di pace in Vaticano? Fantastico per Trump, ma non per me! Fin dal primo momento ho temuto che dietro l’elezione di papa Prevost ci fosse troppa politica. Vorrei tanto essermi sbagliato anche se lo “spatagliare” di governanti intorno a Leone XIV mi infastidisce e mi preoccupa.