“Cari amici, come sapete il 20 gennaio scorso il Presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che congelava per 90 giorni i finanziamenti gestiti da UsAid (l’Agenzia governativa statunitense per lo sviluppo internazionale) destinati ai programmi di aiuto umanitario. Il 27 febbraio questa sospensione è diventata definitiva e gli aiuti sono stati ridotti del 92%. Ma cosa significa per il nostro ospedale?”. Inizia così una lettera aperta firmata da Giovanna Ambrosoli, della Fondazione Ambrosoli, che sostiene un grande ospedale a Kalongo, nel nord dell’Uganda, fondato dal padre comboniano Giuseppe Ambrosoli. Per l’ospedale di Kalongo il taglio ai fondi UsAid “significa non poter più garantire materiali, medicine e cure salvavita a migliaia di persone, non poter contare su uno staff dedicato, non poter più raggiungere le comunità più vulnerabili e prive di risorse, tutte attività essenziali sostenute da oltre 15 anni dai finanziamenti UsAid per la lotta all’Hiv”.
“La loro improvvisa cancellazione ha causato la sospensione immediata dell’intero staff medico dedicato alla cura dell’Hiv e la cancellazione di tutti i servizi di prevenzione e cura sul territorio costringendo i pazienti dei villaggi più lontani a recarsi in ospedale o a interrompere il trattamento per la mancanza di mezzi e risorse per raggiungerlo e rassegnarsi a drammatiche prospettive future”. Giovanna Ambrosoli aggiunge: “Noi siamo al lavoro per cercare soluzioni immediate per non lasciare sole le 3.087 persone che sino ad oggi hanno potuto contare sulle eccellenti cure della clinica Hiv e perché il personale non perda il lavoro lasciando l’ospedale privo della presenza di questi operatori dediti e competenti. Nell’immediato abbiamo potuto garantire per 3 mesi la copertura del costo di 23 membri del personale della clinica per la cura dell’Hiv che di fatto rappresenta il 9% del personale dell’ospedale. Ma sappiamo che i nostri enormi impegni nel sostenere la continuità dei servizi ospedalieri non ci danno la certezza di poter mantenere questo ulteriore supporto perché la nostra maggiore responsabilità è garantire la continuità di tutti i servizi ospedalieri, non solo quelli dedicati all’Hiv”. “Restateci vicino – questi l’appello – per continuare a proteggere la vita dei più fragili e garantire un futuro di cure e speranza per tutti”. (SIR Agenzia d’informazione)
La Corte Suprema ha bloccato la sospensione dei fondi Usaid decisa da Trump e quindi non si sa come finirà questa folle interruzione degli aiuti umanitari. Se negli Usa rimaneva acceso un barlume di umanità, ci ha pensato Trump a spegnerlo di brutto.
Siamo alla demagogia dell’anti-demagogia! E se l’Europa anziché stanziare fondi per il riarmo costituisse un’Agenzia per lo sviluppo internazionale in sostituzione di Usaid?! Sarebbe una gran bella provocazione: il miglior modo per rendersi autonomi rispetto all’isolazionismo imperante avviato dall’amministrazione Trump.
Dal momento che gli schemi politici si stanno rivelando inadeguati a delineare un futuro di pace, tanto vale ripiegare su schemi etici. La risposta europea a suon di spese militari e di contro-dazi non porta da nessuna parte. Mettiamoci in una logica diversa, cerchiamo di rifondare l’Unione europea sull’aiuto a chi soffre. Proviamo! E se qualcuno intenderà invaderci, si accomodi pure, anziché terre rare ricche di minerali, troverà agenzie governative rare piene di debiti umanitari.