Donald Trump attacca anche l’Europa sulla guerra in Ucraina: “Ha fallito, non è riuscita ad ottenere la pace”. In un post su Truth il presidente americano ha ribadito anche che il Vecchio Continente ha speso meno degli Stati Uniti per una guerra che li tocca da vicino.
Donald Trump attacca Volodymyr Zelensky definendolo un “dittatore senza elezioni” e un “comico mediocre” che è riuscito ad ottenere centinaia di miliardi dagli Stati Uniti per “una guerra che non avrebbe mai vinto. Zelensky ammette che metà dei soldi che gli abbiamo inviato sono ‘mancanti’. Si rifiuta di indire elezioni, è molto basso nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui è stato bravo è stato suonare Biden come un violino”.
L’iperbole è una figura retorica che consiste nell’esagerare la descrizione della realtà tramite espressioni che l’amplifichino, per eccesso o per difetto. Questo è il linguaggio di Trump! Tale linguaggio, per essere credibile e non suscitare ilarità, deve essere accompagnato da una credibile testimonianza di vita. Non è certamente il caso di Trump! Quanto a comicità direi che sia la sua specialità, basta guardarlo: sembra un burattino. Quanto a democraticità cosa può dire un personaggio che ha mandato i suoi fans all’assalto di Capitol Hill coprendoli dai reati loro ascrivibili con un colpo di spugna. Quanto alle sviolinate, è tutta questione di gusti: Zelensky le faceva all’Europa e a Biden, mentre Trump preferisce farle a Putin. Se poi andiamo sul difficile, vale a dire sulle elezioni, Zelensky le teme, se non altro per il clima di guerra in cui si svolgerebbero, Trump le ha affrontate con inganni miliardari e trappole mediatiche in cui gli americani sono caduti alla grande.
Che dire degli attacchi all’Europa? Tutti hanno fallito. Se ci mettiamo su questo piano non ne usciamo vivi. Tutti siamo vittime di una impostazione bellicista da cui non potrà mai sortire la pace. Crede Trump di costruire la pace dandola su a Putin? Crede Trump di delineare un quadro mondiale pacifico minacciando e ricattando tutti? Pensa che la Cina sarà costretta a stare al suo gioco? Ma ci faccia il piacere…
Mio padre sarebbe oltremodo d’accordo ed aggiungerebbe: “Sì. al pär vón äd coj che all’ostaria con un pcon äd gèss in sima la tävla i mètton a pòst tutt; po’ s’ät ve a veddor a ca’ sòvva i n’en gnan bón äd fär un o con un bicér…”.
E i governanti europei cosa dicono? I francesi reagiscono duramente forse perché hanno nel cassetto la bomba atomica e un conseguente passato storico di relativa autonomia rispetto agli Usa; i tedeschi dicono tutto e niente forse perché hanno qualche scheletro filorusso nell’armadio; la Ue si limita a rivendicare un ruolo essenziale forse perché non potrebbe fare diversamente. Tutto molto scontato!
A Palazzo Chigi per il momento tutto tace, nonostante la premier Meloni si sia sempre ufficialmente spesa per il sostegno a Kiev. Viene da chiedersi dove siano finiti i baci e gli abbracci con Zelensky, per non parlare delle carinerie scambiate con Biden. Umanamente parlando si chiama opportunismo della peggior specie, politicamente parlando chiamiamola “ragion di bacio o kisspolitik”.
In conclusione, per sopravvivere bisogna buttarla in ridicolo: ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere… E allora proviamo a giocarci e riderci sopra con un emblematico episodio, raccontato da mio padre, inerente all’accanimento al gioco dei patiti della scopa, che ben si potrebbe adattare al gioco delle trattative in corso sull’Ucraina. I riferimenti ai personaggi e ai loro comportamenti attuali sono molto facili da immaginare.
All’osteria si stava giocando una partita a carte e tra i giocatori sedeva una persona abbastanza distinta, non uno dei soliti frequentatori del locale. Mio padre assisteva dall’esterno e vedeva che questa persona giocava decisamente male. Ad un certo punto in concomitanza con una giocata fuori dagli schemi (forse costò la perdita del settebello o roba del genere) il suo socio reagì in modo sguaiato e pieno d’ira arrivò a dire: “Sal co’ l’à da fär lu inveci ad calär il cärti?”. Corse un attimo di gelo e di spasmodica attesa. Poi aggiunse: “Al s’ fa su la manga e ‘l va a spomär di cesso”. Brusio di sorpresa, il giocatore sul banco degli imputati ebbe una reazione piena di dignità e rispose: “Sono venuto qua per giocare in tutta serenità, se la mettiamo su questo piano, io rinuncio e vi saluto cordialmente”. E abbandonò la partita ed il locale e mio padre disse che non si fece più vedere da quelle parti.
Non c’è niente da aggiungere se non che la vera offesa, a ben pensarci, non era consistita tanto nell’invito a “spomare” i cessi, ma nella precauzione del farsi su la manica.
Qual è la parte della similitudine che non funziona? La dignità del giocatore balordo. Nel caso del tavolo allestito per il “gioco” russo-ucraino, quel giocatore assurdo non si allontanerà, ma addirittura pretenderà di cambiare le regole. Trump dovrebbe sì andare a “spomare” i cessi, anche senza farsi su la manica, ma è purtroppo dotato di spurgo muskiano e quindi…