Il MES (per il momento) è finito, andate in pace

Un voto rapido, dopo mesi di attesa e rinvii, in cui sembrava che la maggioranza di governo volesse trovare un modo per ratificare il trattato di modifica del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. La maggioranza, con 184 voti blocca la ratifica per almeno sei mesi, con il voto nettamente contrario di Fratelli d’Italia e Lega e l’astensione di Forza Italia e Noi Moderati. A favore solo Pd e Italia Viva e Azione, visto che Alleanza verdi e sinistra si è astenuta, mentre il Movimento Cinque stelle vota contro. In mattinata tutto è accaduto abbastanza rapidamente.

Nelle scorse settimane la premier Giorgia Meloni aveva spiegato che la ratifica del Mes non veniva più esclusa a priori, ma tenuta in standby come arma di pressione per ottenere migliori accordi su altri tavoli europei, ovvero per «trattare tutte le nuove regole» in modo armonico, in particolare parallelamente al Patto di Stabilità. Ora, dopo l’approvazione ieri sera all’Ecofin del nuovo quadro di regole per la governance economica europea, l’esecutivo Meloni mette un punto. E non rinvia più.

Il più soddisfatto della ritrovata compattezza tra Fratelli d’Italia e Lega sul Mes e la sua bocciatura è probabilmente Matteo Salvini che infatti dichiara a stretto giro: «Sul Mes la Lega non ha mai cambiato idea in vent’anni, è uno strumento inutile se non dannoso che porterebbe un lavoratore italiano a dover mettere dei soldi per salvare una banca tedesca. Non penso sia utile e siccome il Parlamento è sovrano, il Parlamento vota in base all’interesse nazionale italiano: i tedeschi fanno gli interessi tedeschi, noi quelli degli italiani. La posizione della Lega è sempre stata e continua a essere chiara». (da open.online)

A prescindere dal merito tecnico di questo strumento mi sembra che l’Italia ne esca politicamente molto male. Innanzitutto sembrava che fino ad ora la questione fosse stata tenuta in sospeso per farne una sorta di contropartita con i partner europei a livello di trattativa sul patto di stabilità e forse anche sui migranti. Fatto sta che, il giorno dopo il raggiungimento degli accordi sui vincoli di bilancio e sul trattamento degli immigrati, la maggioranza di governo su input del governo stesso, mette da parte il Mes e non ratifica il relativo trattato.

I casi sono due: o si tratta della solita inaffidabilità del nostro Paese, che promette e non mantiene; oppure gli accordi ottenuti in sede Ue non sono affatto soddisfacenti e quindi liberi tutti di fare le proprie scelte sul Mes. Alla base di queste misere vicissitudini c’è una concezione a dir poco minimalista dell’Ue, che viene subordinata non solo agli interessi meramente nazionali, ma ai calcoli politici di partito e di governo. Con questa impostazione l’Europa farà poca strada e continuerà a non conterà nulla sullo scacchiere internazionale. Quale credibilità esterna può avere infatti un insieme di Stati, che non riesce al proprio interno a trovare un minimo di coesistenza solidale?

Anche l’opposizione italiana dovrebbe darsi una regolata: il pur sacrosanto anti-melonismo non è il collante sufficiente a creare un’alternativa di governo ad una destra pericolosa e sostanzialmente anti-costituzionale. Bisogna trovare una strategia comune sui grandi temi a partire proprio da quelli internazionali. Che il PD e il M5S abbiano votato in contrasto fra di loro sul Mes non è un segnale positivo. Non basta far finta di andare d’accordo, bisogna cercare di trovare seri accordi politici e programmatici. Diversamente, a destra si continuerà a catturare voti fatti di opportunismo e di menefreghismo, mentre l’elettorato potenzialmente di sinistra preferirà astenersi dal voto. E l’Italia andrà a ramengo.