Rai e Mediaset a ruoli invertiti

Informazione plurale e stop al trash, la svolta Mediaset. Arrivano Berlinguer e Merlino. Banditi gli eccessi nei reality. Un’informazione sempre più ampia e plurale, capace di parlare a un pubblico “il più trasversale possibile”, con l’ingaggio di Bianca Berlinguer, che avrà un doppio impegno su Rete4 fra prime time e access prime time, l’arrivo di Myrta Merlino a Pomeriggio 5, al posto di Barbara D’Urso, e l’approdo di Veronica Gentili alle Iene su Italia 1. Lo stop al trash e agli eccessi nei reality, che – a partire del Grande Fratello – dovranno porsi “limiti che hanno a che fare con la sensibilità e con il rispetto dei singoli e del pubblico nel suo insieme”. E un tocco di vintage, con la riedizione della Ruota della fortuna, affidata a Gerry Scotti, e una serata Karaoke. È la rivoluzione annunciata da Pier Silvio Berlusconi, Ad di Mediaset, pronto a ridisegnare il volto editoriale di un’azienda che con Mfe punta a creare un player paneuropeo per far fronte alla concorrenza dei big del web.  (Agenzia Ansa)

 

Saviano cacciato dalla Rai. Lo scrittore paga lo scontro con Salvini: “Sembra un nuovo editto bulgaro. Questa Italia fa paura”. Definì il leader della Lega “ministro della Mala Vita”. Il suo programma Insider, faccia a faccia con il crimine non andrà in onda a novembre. La decisione motivata con il Codice etico. L’ad Sergio: “Scelta di Viale Mazzini”. Roberto Saviano è fuori dai palinsesti autunnali della Rai. Il suo programma Insider, faccia a faccia con il crimine – quattro puntate già registrate – non andrà in onda, come previsto, a novembre. Lo ha anticipato, in un’intervista al Messaggero, l’amministratore delegato Roberto Sergio. “La scelta è aziendale non politica”, ha puntualizzato Sergio, che oggi dovrebbe ufficializzare la decisione. Incompatibilità con il Codice etico del servizio pubblico, le motivazioni ufficiali dietro la cancellazione del programma del giornalista e autore di Gomorra, che paga lo scontro social con il ministro Matteo Salvini. “Sembra un nuovo editto bulgaro. Questa Italia fa paura. Prima ti massacrano di processi, poi ti impediscono di lavorare”, dice Saviano. Per Roberto Saviano quella della Rai è dunque una scelta politica. “Hanno elaborato un codice etico che risponde ai desiderata di chi – Salvini – nel 2015 scriveva: ‘Cedo due Mattarella per mezzo Putin’, dice lo scrittore all’Ansa ricordando che alla trasmissione, “quattro puntate già registrate”, dedicate tra l’altro a Don Peppe Diana e ad alcuni cronisti “perseguitati”, si lavorava “da oltre un anno”. (Dal quotidiano “La Repubblica”)

 

Il mondo è bello perché è vario. Da qualche tempo, per quel che riesco a curiosare nei programmi televisivi, mi sono accorto che, mentre il servizio pubblico radiotelevisivo tende spudoratamente a privilegiare l’appoggio politico al potente di turno a scapito della qualità, della professionalità e della correttezza e completezza dell’informazione, le reti Mediaset stanno cercando un nuovo corso almeno un po’ più aperto, plurale e professionale. Si sta venendo a creare un dualismo invertito, che non vede più la contrapposizione fra il servizio pubblico a servizio degli utenti “canonizzati”, seppur quasi inevitabilmente condizionato dal potere politico, e la televisione privata quasi inevitabilmente schierata sul business, bensì una Tv di Stato imbalsamata in una sorta di cultura di regime e una Tv commerciale aperta al nuovo che avanza.

Intendiamoci bene non mi illudo che Mediaset possa costituire una sorta di garanzia nel potersi accostare al video senza brividi, però mi scandalizzo per una Rai asservita totalmente alla classe politica governante. Forse si è rotto lo schema tradizionale del conflitto tra pubblico e privato, le carte si stanno rimescolando e alla fine temo che per l’utente radiotelevisivo tutti i gatti siano bigi e l’uno e l’altro pari siano.

Vado a prestito da mia madre che acutamente ed ironicamente osservava, sferzando la rivoluzione avvenuta nei costumi e nei ruoli: «Il dònni i volon fär i òmmi e i òmmi i volon far il dònni: podral andär bén al mónd?». Tento la parafrasi: «La television äd Berluscón la vol stär dala pärta ädla génta, la Rai la fa j interess dj amig äd Berluscón: podrala andär bén l’Italia?».

Ho più volte ricordato come mio padre, per sintetizzarmi in poche parole l’aria che tirava durante il fascismo, per delineare con estrema semplicità, ma con altrettanta incisività, il quadro che regnava a livello informativo, mi dicesse: se si accendeva la radio “Benito Mussolini ha detto che…”, se si andava al cinema con i filmati luce “il capo del governo ha inaugurato…”, se si leggeva il giornale “il Duce ha dichiarato che…”. Tutto più o meno così ed è così, in forme e modi più moderni ma forse ancor più imponenti e subdoli, anche oggi in Italia.

A livello Rai non esiste più nemmeno un minimo di pluralismo, tutte le reti sono addomesticate dal governo che ne detta i contenuti e ne spreme gli appoggi. Una Rai sempre più inguardabile e mi mette tanta tristezza dover sperare in Mediaset. Siamo arrivati a questo punto: a fare il tifo per Marina Berlusconi contro Giorgia Meloni, per la famiglia berlusconiana contro il clan del centro-destra, a scegliere i puzzoni che puzzano meno. E magari non è ancora finita, ne vedremo delle belle. Il problema sta nel fatto che tutto ciò alimenta la sfiducia, lo scetticismo il qualunquismo. Putôst che niént (la Rai) è mej putôst (Mediaset).