I partiti dell’utero

La vogliamo smettere di fare della bioetica un’arma ideologica o ancor peggio partitica o addirittura religiosa? Vogliamo lasciare queste scelte così delicate ed importanti alla coscienza delle persone, elettori o eletti che siano? Vogliamo smetterla di brandire l’utero come arma di scontro politico tra e dentro i partiti?

Facciamo per favore un passo indietro, sgombriamo il campo da strumentali polemiche e proviamo a discernere in base alle nostre coscienze ed ai valori di cui sono portatrici: il discorso vale a livello individuale, ma anche in campo istituzionale. Non si tratta di questioni di governo o di partito, ma sia il Parlamento a discutere e deliberare in materia al di là dei rigidi schematismi religiosi, ideologici e partitici. Vinca in tutti i sensi la laicità intesa in senso allargato e quale separazione dalle pregiudiziali di ogni tipo.

La storia insegna come dalle rigide contrapposizioni etiche siano sempre usciti veri e propri pateracchi di fatto e di diritto. I diritti sono infatti una cosa diversa dagli arbìtri, le libertà non si conquistano a colpi di trasgressioni, i capisaldi della società non si difendono rifugiandosi nel passato. Il discorso è molto più complesso. Utero in affitto, utero solidale, utero allargato, utero ristretto e via discorrendo: il tutto a colpi di emendamento legislativo e di polemica partitica.

La destra sta diventando la paladina dei rapporti umani tradizionali (Dio, Patria e Famiglia), la sinistra tende a sposare ante litteram la causa degli Lgbt, dei diritti civili (come se esistessero dei diritti incivili). La Chiesa strizza l’occhio a destra pensando di difendere i valori cristiani, circoscritti e compressi impropriamente nella sfera della sessualità. La società viaggia alla rinfusa confondendo il progresso con la goliardica rivendicazione della felicità, la difesa dei valori tradizionali con l’oscurantismo.

«Scusi, lei è favorevole o contrario?» così chiese un intervistatore al mio professore di italiano, in occasione dell’introduzione del divorzio nella legislazione italiana, con l’assurda coda del referendum voluto a tutti i costi dalla gerarchia cattolica al cui volere la Democrazia Cristiana si piegò per ovvi motivi elettoralistici. «Tu sei un cretino!» rispose laicamente stizzito il professore. Credo non ci voglia molto a capire come l’intervistato rifiutasse il modo manicheo con cui veniva affrontato il problema. Di tempo ne è passato parecchio ed il populismo ha fatto molta strada al punto da ridurre tutta la politica, e non solo, ad un perpetuo referendum pro o contro qualcosa, ma soprattutto pro o contro qualcuno: un continuo strisciante plebiscito strumentalmente azionato, usato per ridurre a zero il dibattito sui problemi e fuorviare i cittadini con la ratifica delle finte ed illusorie soluzioni. Se non si discute, se si viene costantemente posti di fronte ad una facilona scelta di campo, lo sbocco è condizionato dai media e vince chi ha la voce più forte, vale a dire il peggiore.

Tutte le enormi problematiche della nostra società vengono ridotte al ritornello: “Scusi, lei è favorevole o contrario?”. Immigrazione: favorevole o contrario a chiudere le frontiere. Problemi del lavoro: favorevole o contrario al salario minimo. Scuola: favorevole o contrario al tempo pieno. Università: favorevole o contrario al numero chiuso. Prostituzione: favorevole o contrario alle case chiuse. Delinquenza: favorevole o contrario alla pena di morte. Violenza sessuale: favorevole o contrario alla castrazione chimica. Giustizia: favorevole o contrario alla separazione delle carriere. Tossicodipendenza: favorevole o contrario alla liberalizzazione delle droghe. Controllo delle nascite: favorevole o contrario alla pillola del giorno dopo. Matrimonio: favorevole o contrario a quello tra le coppie di fatto. Adozioni: favorevole o contrario a prevederle anche per le coppie omosessuali. Per arrivare all’utero: favorevole o contrario ad affittarlo.

Potremmo continuare all’infinito. Non voglio infierire, ma senza dubbio la destra al governo, puntando sulle questioni identitarie, ha esasperato questo andazzo, mentre il dogmatismo perseverante nella Chiesa Cattolica sta dando un notevole impulso a questa estremizzazione ideologica, che nulla ha da spartire con il rispetto dei valori e con lo spirito della Costituzione Italiana. Noto, da parecchio tempo, come non si riesca più a discutere nel merito dei problemi: tutto viene ridotto a mera diatriba faziosa e velleitaria entro cui si rovinano persino rapporti familiari, parentali, amicali, si distrugge il dialogo rincorrendo fantomatiche certezze.

Possiamo provare a ragionare, ad interrogare la nostra coscienza, a mettere in primo piano il bene individuale coniugandolo col bene comune, a interrompere la catena delle polemiche strumentali? Sarebbe ora!