La politica tra blasismo e fedezismo

Non sono in grado di capire se la disfatta elettorale della sinistra spagnola abbia una portata europea (probabilmente sì), vale a dire se lasci intendere o meno un andamento generale elettorale verso destra o se dipenda da questioni di carattere contingente e/o locale (considerata la natura amministrativa della recente tornata elettorale iberica). Credo purtroppo che si tratti di un indirizzo che si sta allargando e radicando in molti Paesi, Italia compresa. Quali i motivi?

Durante animate ed approfondite discussioni, tra me e l’indimenticabile amico Walter Torelli, ex-partigiano e uomo di rara coerenza etica e politica, agli inizi degli anni novanta si constatava come alla politica stesse sfuggendo l’anima, se ne stessero andando i valori e rischiasse di rimanerci solo la “bottega” ed al cittadino non restasse che scegliere il “negozio” in cui acquistare il prodotto adatto alla propria “pancia”. Fummo facili profeti? Temo di sì.

Il susseguirsi di emergenze gravissime ha inoltre evidenziato l’inadeguatezza della politica a fare fronte ad un mondo che sta rapidamente cambiando, a governare i conseguenti processi, a dare un senso agli impellenti sacrifici individuali e sociali.

Tanto vale allora ripiegare sull’egoismo individuale, sociale e nazionale e su questo piano la destra è indubbiamente meglio attrezzata e più credibile. Mentre la sinistra balbetta di fronte alle nuove problematiche non riuscendo a coniugarle con la necessità di profonde revisioni programmatiche, la destra, direttamente o indirettamente, urla slogan, che promettono adattamenti fatti di tecnicismo pseudo-liberale e di nostalgico ritorno agli schemi del tempo andato.

La destra dovrebbe essere conservatrice di natura, mentre la sinistra dovrebbe essere progressista per vocazione. Molto più facile e meno rischioso conservare quello che esiste in nome del puro mantenimento delle libertà anziché lavorare per il cambiamento verso l’uguaglianza e la giustizia sociale in base a determinati valori impegnativi e stimolanti. La sinistra, dopo la crisi delle ideologie, non è riuscita a sostituire la fede nel marxismo con valori altrettanto forti da mettere alla base delle sue politiche. Persino negli Usa la sinistra ha recentemente deluso le aspettative valoriali dopo la tempesta populista ed egoista di Donald Trump. Joe Biden non è riuscito infatti ad incarnare la riscossa valoriale e solidale a cui si guardava con interesse e speranza. In Europa la sinistra non riesce ad essere veramente riformista nel senso di proporre riforme radicalmente legate a determinati valori coinvolgenti a livello popolare e si limita a distinguersi dalla destra combattendola sul suo terreno, quello del pragmatismo e così destinandosi alla sconfitta.

Un tempo si sosteneva che quando le cose vanno male occorre un governo di sinistra che riesca ad imporre sacrifici e prospettive rigorose, mentre quando fanno il latte anche le galline può governare la destra per spartire il bottino. Il discorso sembra essersi capovolto: gli elettori si orientano al meno peggio, individuandolo nel realismo economicista e nel rassegnato qualunquismo incarnati dalla destra sempre più estrema.

Il voto di sinistra è storicamente stato piuttosto ideologizzato e, ammesso e non concesso che le ideologie siano tramontate, l’elettore medio fa molta fatica a dare fiducia a chi non riesce a sostituire niente alle ideologie. Il voto di destra invece è sempre stato piuttosto pragmatico e, ammesso e non concesso che il pragmatismo sia costretto a trionfare, l’elettorato orientato storicamente a destra non scappa dal mercato politico e ripiega sulla bottega più comoda e più promettente.

In Italia allo sparpagliamento elettorale si vuole dare addirittura, a scanso di sorprese, un assetto istituzionale con l’ignobile connubio tra presidenzialismo e autonomismo (quasi) secessionista: il peggio che si possa mettere insieme. Ma tant’è: la politica meglio mandarla in vacanza, meglio farla sotto l’ombrellone. Non ho idea dove ci porterà questa tendenza all’apolitica, che è forse ancor peggio dell’antipolitica. A scegliere, come dice Franco Cardini, tra Ilary Blasi e Fedez? Tra due finte e false trasgressioni? Staremo a vedere.